Della manovra di bilancio lui non salverebbe proprio niente, perché “non c’è niente che mi convince”. Definisce “una buffonata la marcia indietro di Conte” - anche se “è un brav’ uomo, per carità” - di fronte alla certezza del ritorno al deficit al 2,04 per cento. Ma naturalmente se questo serve a impedire la procedura d’infrazione si dice “contento”. Ma più che la manovra “da stravolgere”, è per Silvio Berlusconi da “cambiare questo governo di incapaci”. Il leader azzurro, alla presentazione a Roma, all’hotel Plaza, del libro di Bruno Vespa “Rivoluzione” (con l’autore e i giornalisti Antonio Polito, Virman Cusenza) rafforza il pressing contro l’esecutivo giallo-verde. E annuncia che molto probabilmente darà retta a Antonio Tajani e si candiderà alle Europee, perché “sposto dal 3 all’ 8 per cento” aggiuntivi ai voti di Fi, magari in tutte le circoscrizioni e in ognuna “in ticket con una donna”. Dice che non gli interessa fare alcuna gara con Salvini visto che si andrà col proporzionale: “Io ho già preso oltre 200 milioni di voti!”. Il Cav, dunque, insiste: via “questo governo di incapaci” che secondo lui avrebbe ormai vita breve e sì a una nuova maggioranza di centrodestra che trovi i numeri nell’apporto determinante di “un gruppo autonomo di responsabili” in parlamento provenienti soprattutto dalle file dei 5 Stelle. Ipotesi che Berlusconi aveva già espresso in altre occasioni come venerdì 7 dicembre alla manifestazione azzurra all’ Ergife. Ma da Vespa aggiunge un particolare non in indifferente, secondo il quale l’operazione responsabile sarebbe già in pieno svolgimento. Rivela il Cav che sono in corso abboccamenti tra i suoi “senatori e esponenti del Movimento 5 stelle”. Non fa nomi degli eventuali “responsabili” che potrebbero venire dalle file grilline, soprattutto, spiega, tra quelli già arrivati al secondo mandato che non avrebbero più possibile di essere candidati. Ma il concetto non cambia: “Conosciamo non i nomi ma i discorsi tra esponenti dei 5 Stelle e i nostri senatori”. Cosa che, secondo il Cav, dimostrerebbe la volontà in caso di crisi dell’intesa M5s e Lega, di dar vita “a una nuova maggioranza di centrodestra” pur di non andare a votare. Per Berlusconi, che non vede vita lunga per il governo Conte, quando l’alleanza o il contratto tra Salvini e Di Maio imploderà ci sono due strade: la nascita di un nuovo esecutivo di centrodestra, con l’apporto dei responsabili, appunto; oppure andare alle urne, un’ipotesi che se si dovesse concretizzare, “dovrebbe avverarsi prima dell’estate”. Ma è chiaro che lui preferisce la prima ipotesi ovvero la costituzione di una nuova maggioranza in parlamento. E a questo proposito Berlusconi precisa il discorso fatto il 7 dicembre all’Ergife sul capo dello Stato: “Io non ho mai riportato l’opinione del presidente Mattarella, mi sono semplicemente limitato a esprimere le mie opinioni e cioè che conoscendolo secondo me non passerebbe alle elezioni, ma considererebbe una nuova maggioranza per il Paese”. Per Berlusconi sarebbe negativo per Fi il ritorno al dialogo con Renzi è un suo eventuale nuovo movimento che “prenderebbe il 6 per cento”. E poi, dice il Cav: “I nostri elettori comunisti, o chi con loro si è accompagnato, non li vogliono, ne perderei la metà”. A proposito dell’ipotetico nuovo governo di centrodestra il Cav non ha dubbi: Salvini ne sarà il premier, nel rispetto dei “patti sottoscritti prima delle elezioni quando nel centrodestra dicemmo che il premier sarebbe stato il leader del partito che avrebbe preso più voti”. Quindi, di nuovo l’appello a Salvini a “tornare a casa” e a mollare “il governo di incapaci”. Ma non risparmia una tirata d’orecchie al vicepremier leghista da parte di Berlusconi il quale gli ricorda che lui , quando promette a Di Maio di rispettare il contratto per 5 anni, dovrebbe ricordarsi che “ non sta rispettando, invece, il patto contratto con milioni elettori del centrodestra, compresi quelli della Lega”. Con il ministro dell’Interno, con il quale questa settimana unitamente a Giorgia Meloni annuncia che deciderà i candidati alle regionali e a breve anche quelli alle amministrative, comunque Berlusconi dice di continuare ad avere una continua interlocuzione, anche “telefonica” e rivela: “Il referendum sulla Tav? Ma Salvini mi ha detto che lui non è d’accordo con il referendum ed è per il Sì alla Tav e basta”. Berlusconi difende l’Europa anche se va cambiata, riformata, critica “il sovranismo di Salvini ma non esclude pragmaticamente che un accordo tra Partito popolare europeo e sovranisti si potrà trovare. E questo immaginando certamente che il Ppe sarà ben più forte dei sovranisti. E’ un Berlusconi ancora una volta tonico, in forma, in vena di battute. Compresa quella finale: “Perché non ho mai nominato un delfino? Ma perché mi son capitate tutte sardine”. Risate in sala.
di Paola Sacchi
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