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Il giornalismo esasperato (di Michele Lo Foco)


Le televisioni generaliste sono diventate il pascolo dei giornalisti/opinionisti occupati e disoccupati, talvolta anche di qualcuno che giornalista non è ma fa finta di esserlo. E’ impressionante il numero di trasmissioni che parlano degli stessi argomenti ma visti dalle prospettive del partito politico di riferimento, e condotti da impiegati dei partiti che si sforzano di essere super partes ma ovviamente, lo sanno tutti, non lo sono. Questo martellamento che sa di influenza occulta e di indottrinamento ottiene risultati in dipendenza della personalità del direttore d’orchestra, che dando voce a questo o a quello, o inibendo la voce a qualcuno, soprattutto negli orari di punta, si è creato un suo pubblico di affezionati stimatori. Le donne giornaliste sono le protagoniste assolute di questo mercato delle opinioni, e lo fanno partendo dal dato più evidente, un assoluto narcisismo ed una smania incontrollabile di piacere. La telecamera diventa la loro vita, si autocompiacciono di essere belle ed interessanti, sentono la presenza di occhi che le scrutano sopra e sotto, e nell’esasperazione dell’abbandono dagli sguardi sentono di esistere.

Testimonianza ultima, la prepotente presenza di Monica Maggioni nel telegiornale delle elezioni, con un povero Giorgino ridotto a paggetto e Lei levigata, pettinatissima ed implacabile direttrice che non tollera intromissioni. Anche la Maggioni vuole essere la più bella! Cerca di migliorarsi anche la Berlinguer, negata per questo lavoro che però la vita l’ha portata a svolgere, e che sviluppa con una ovvietà sonnacchiosa e ripetitiva, cui non basta la fastidiosa presenza di uno scrittore comico e rozzo. Per non parlare poi del genere “sono bellissima ma non mi concedo perché sono anche bravissima” rappresentata dalla Gentili o dalla De Gregorio, che non riescono a nascondere la natura di femmine al quadrato.

La sinistra è rappresentata da queste icone del mascheramento, mentre la destra ha qualche valchiria dominante, ma niente di serio, perché si parla di cultura. Discorso a parte è quello delle rolling news, increscioso ripetersi dei telegiornali nei quali i poveri routiniers continuano a salutarsi tra di loro per finta: anche in questo caso spicca una figura, Tonia Cartolano, che si è trasformata da morona sempliciotta vestita da un sarto rumeno in una vamp con tacco 12. Sulle altre è meglio stendere un velo.

Così le notizie diventano spettacolo, gossip, competizione, ricerca di soddisfazione personale, varietà travestito da informazione.

Campione assoluto di presenzialismo maschile giornalistico è certamente Mieli che deve avere un autista formidabile per essere contemporaneamente in due o tre trasmissioni, ambasciatore storico di verità che non danno fastidio a nessuno. Porro recita la parte dell’approfonditore metodico, copiando Giletti, ma resta palesemente in superficie come si capisce ultimamente dall’intervista a Maccanico, amministratore della baracca Cinecittà destinataria strumentale di fondi europei.

Floris svetta sugli altri: non vuole impressionare, cerca di far capire, fa servizio pubblico. Servizio assolutamente privato è invece quello di Fazio, contro il quale ho presentato un esposto alla magistratura perché qualcuno indaghi sulla incredibile quantità di soldi gli vengono concessi dalla Rai per fare quello che vuole, ed in particolare politica spettacolo di sinistra.

Vespa non è da meno, parlando di soldi, ma lo fa con stile ed è un po' più serio.

Certo, e con questa mettiamo la parola fine alla protesta, pensare che un primario ospedaliero guadagna cinquanta mila euro l’anno e alcuni di questi “osservatori” politici duecentomila euro al mese, non fa bene al cuore.


Di Michele Lo Foco.

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