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Il ministro degli Esteri Moavero Milanesi sembra sempre all'oscuro di tutto



Qualcuno svegli il ministro degli Esteri. Se c'è un capo della diplomazia, il riservatissimo e felpato Enzo Moavero Milanesi, è ora che si faccia notare e non soltanto per le sue missioni a Bruxelles. Già al governo con i tecnici del professor Monti, Moavero, nato a Roma, classe 1954, è uomo noto per le sue doti da equilibrista, per i suoi silenzi corredati da ampi sorrisi, e per essere gradito al Quirinale. Perché un prof di tale calibro, discendente dalla famiglia di Bocconi (fondatore dell'omonima università di Milano) sia entrato nel governo pentastellato se lo sono chiesti in parecchi, tanto più che i Cinquestelle avrebbero volentieri messo un loro uomo al vertice della Farnesina. Ma pare sia stato proprio Mattarella a volere blindare uno dei dicasteri più delicati suggerendo il nome del paziente Moavero, già titolare degli Affari Europei con Monti e quindi ben introdotto al Palais de l'Europe.


In verità, Moavero, come ha scritto Paolo Becchi in un suo libro, nel 2013 aveva ventilato una sorta di "referendum" sull'Europa dicendo che «sulla nuova Europa bisogna consultare i cittadini», apertura non certo sgradita né ai grillini né ai leghisti i quali vogliono cambiare le regole dell'Ue. Però, insomma, adesso il super tecnico sembra contare un po' come il due di picche, nel senso che Luigi Di Maio ha appena parlato di un possibile incidente diplomatico con l'Olanda per il caso della Ong Sea Watch che ha imbarcato i migranti e staziona al largo della Sicilia. Sempre lo stesso vicepremier, qualche settimana fa, si è dichiarato favorevole ai gilet gialli contro il governo francese, rischiando una lite con Macron; Salvini non perde occasione per attaccare Francia e Spagna e dulcis in fundo, la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta, ha appena annunciato di valutare il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan senza però consultare il collega degli Esteri. Trenta, pentastellata, ha spiegato che la sua mossa è stata concordata con Palazzo Chigi, ma Moavero, in visita in questi giorni a Gerusalemme, afferma di non saperne nulla e, forse, in quanto a capo della nostra diplomazia, avrebbe dovuto essere informato prima. Tutta materia per l'opposizione che infatti ha sbertucciato l'esecutivo: «Trenta e Moavero si sentano, si mandino un whattsApp», ha incalzato la capogruppo di Fi, Mariastella Gelmini. «La ministra Trenta annuncia il ritiro dall'Afghanistan e Moavero non sa niente. Ma in che Paese siamo? Ridicolo!», ha aggiunto Pierferdinando Casini. E Moavero è in imbarazzo anche per la situazione in Venezuela. Sulla politica estera avanti in ordine sparso.


di Osvaldo Trevi

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