Il dado è tratto: Fabrizio Salini, amministratore delegato, e Marcello Foa, nuovo presidente del CdA della Rai. Al termine di un tira e molla infinto tra gli esponenti della maggioranza, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, cui spetta il compito di proporre le figure, ha indicato i due che ora ricopriranno i ruoli più alti del mondo della tv pubblica. «Con Salini e Foa garantiamo il rilancio della principale industria culturale del Paese», scrive in proposito, dopo l’avvenuto accordo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Commenta anche Matteo Salvini: «Sono molto soddisfatto, ci sarà spazio per tutte le voci, finalmente. Siamo solo all'inizio». Un happy ending, a quanto pare. E invece, le due nomine hanno provocato un forte mal di pancia negli ambienti dell’opposizione, specie in area Pd, che con Marcucci e Faraoni va giù forte.
Il clima si è fatto pesante già nella giornata di ieri, quando il capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai, Davide Faraone, invitava chiaramente, facendo appello alle minoranze, di votare contro Foa in commissione di vigilanza Rai: «Il nome di Marcello Foa, l’amico sovranista di Salvini, quello che con lui partecipò all’incontro con Steve Bannon, il guru di Trump e che spesso è stato opinionista presso le trasmissioni di Russia Today, la tv controllata dal governo Putin, non è certamente adeguato a presiedere la più grande industria culturale del Paese. Quella Rai che si occupa di informazione, società, storia, politica e sport, e che molto spesso forma le coscienze degli italiani». Faraone ha parlato anche di «una spartizione inaccettabile», capace di essere degna «del peggior Cencelli e siccome la legge prescrive che ad approvare le proposte del Governo sia, con la maggioranza dei due terzi, la Commissione di Vigilanza Rai, facciamo appello a tutte le forze d’opposizione affinché si contrappongano non solo ai nomi, ma alle modalità di scelta del sedicente governo del cambiamento».
Faraone torna a twittare anche oggi la sua contrarietà alla nomina del nuovo presidente del CdA Rai, ritenuto, oltre ogni gioco politico, ben distante dalle visioni e dalla posizioni del Pd: «Se Salvini e Di Maio pensano di occupare la #Rai, che è degli italiani e non loro, noi siamo già qui, glielo impediremo. Il primo agosto in Vigilanza Rai ci aspetta una bella battaglia. #MarcelloFoa non merita alcuna fiducia, non sarà il nostro presidente».
A dar manforte al capogruppo dem in commissione di Vigilanza, anche il collega Andrea Marcucci, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, che va a gamba tesa: «Faremo di tutto per impedire presidenza Foa. Ci opporremo in tutti i modi all'elezione di Marcello Foa a presidente della Rai. Ci appelliamo a tutte le forze di opposizione affinché impediscano che un amico di Putin, un giornalista-editore che ha fatto campagne contro i vaccini, diffuso fake news, ingiuriato il capo dello Stato, possa presiedere il servizio pubblico. Come ha detto il collega Faraone, il 1 agosto daremo battaglia».
Insomma, un’indigestione ideologica quella del Pd, che si ritrova, ora, senza garanzie di continuità e con un’altra rogna da schivare, specie dopo i problemi intestini in seno al partito, con Matteo Renzi che vuole rimettere al centro del mondo dem la sua immagine, e riorganizzare la sua area politica dopo gli scontri sulla segreteria del partito. Proprio due giorni fa, l’ex premier ha chiamato a raccolta 120 parlamentari per fare il punto prima della pausa estiva, invitando ben ottanta deputati e quaranta senatori a cena in una villa sull’Aventino.
L’aria di nervosismo e di ammutinamento continuo, in casa Pd, si fa continua e pesante.
E.R.
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