C’era da aspettarselo. Giusto il tempo di digerire le polemiche sull’approvazione del piano editoriale e industriale della Rai, messo a punto dal tandem Foa-Salini ( presidente e amministratore delegato dell’azienda) e votato a maggioranza dal Cda, per vedere in moto la giostra del totonomi. Perché il piano salva Salini, l’ad grazie all’incontro con Salvini e al supporto dei grillini per ora resta al settimo piano di Viale Mazzini, è uno stupendo moltiplicatore di poltrone. Come se la Rai avesse bisogno di un’altra pletora di direttori. Il particolare, però, è facilmente spiegabile. Quando è stato completato il primo giro di nomine, i leader di Lega e 5 Stelle si sono accorti di aver ancora un bel po’ di persone da sistemare. Come dicevano i vecchi democristiani c’erano “più culi che poltrone”. Dunque urgeva un piano B per eliminare il problema. Quanto approvato dal consiglio di amministrazione risponde esattamente a quella logica.
Fra i nomi forti di queste ore c’è quello di Marcello Ciannamea, a cui dovrebbe andare la gestione dei Talk show. L’attuale direttore del palinsesto è un nome gradito anche alla Lega, e secondo l’esponente grillino Spadafora non sarebbe un uomo di potere, uno che si impone, che possa trattare con la giungla di interessi che provano quotidianamente a mettere le mani su viale Mazzini. Insomma, l’uomo perfetto per il posto giusto. L’altro gossip aziendale di maggior successo riguarda Alessandro Casarin. Il piano varato dal Cda prevede di mantenere autonomi i brand di punta dell’ informazione del servizio pubblico Rai (Tg1, Tg2 e Tg3) e di potenziare il polo All news con la creazione di una testata che integri Rainews, Rainews.it, Tgr e Televideo. A dirigere questa “corazzata”, comprendente la testata regionale che è un esercito potente numericamente e politicamente, sarebbe il lumbard Alessandro Casarin, visto che la Lega, più dei 5 stelle, vuole mantenere il grip sulla Tgr, il player più attivo tra Viale Mazzini e Saxa Rubra. L’altro fronte caldo è quello dei compensi, dovendo trovare le risorse per finanziare un piano molto costoso e oneroso. E così il vertice aziendale è tornato a chiedere a Fabio Fazio e di tagliarsi i compensi. Dai piani alti di viale Mazzini sarebbe stato chiesto all’uomo più in vista del prime time della tv di stato di diminuirsi lo stipendio del 20%. Il conduttore di Che tempo che fa si sarebbe detto disponibile, non volendo mollare Rai Uno. D’altronde Fazio è ben oltre il milione di euro all’anno come compenso. Nel corso di una recente intervista il conduttore è entrato più nel merito del suo stipendio: “Due milioni e 240mila euro l’anno, per quattro anni. Il totale fa 8 milioni 960.000; ma, non si sa perché, tutti i giornali hanno scritto 11 milioni e 200”, ha rivelato il conduttore. Con i risparmi, ma non solo questi, la Rai intende finanziare il canale in inglese affidato alle cure di Monica Maggioni, determinata a far tutto da sola, tagliando fuori quanti vorrebbero metterci le mani sopra. Nei telegiornali, soprattutto al Tg1, più di un giornalista si professa grillino solo per veder aggiunto un posto a tavola. Ma mai come questa volta i voltagabbana a gettone resteranno a digiuno. E non solo d’inglese.
di Alberto Milani
Comments