Il mondo di Duilio Cambellotti (1876-1960) è in mostra nei Musei di Villa Torlonia a Roma fino all'11 Novembre 2018. L'esposizione offre l'opportunità di scoprire attraverso oltre 200 opere il multiforme artista romano nella sua attività di, illustratore, pittore, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, fotografo e scultore originalissimo.
Incantato il luogo scelto per la mostra “MITO SOGNO REALTA' “ di Duilio Cambellotti (1876-1960), poliedrico artista romano, che rappresenta un'arte portatrice di valori etico estetici e sociali fra XIX e XX secolo.
L'esposizione suggestiva si svolge a Villa Torlonia a Roma fra il Casino dei Principi, il Casino Nobile e la Casina delle Civette di cui progettò le vetrate Liberty.
Duilio Cambellotti è interprete di un'epoca che credeva nella finalità sociale dell'arte e dell'artista. L'una doveva permeare la vita pubblica e privata di ogni uomo; l'altro doveva essere anche un artigiano abile in ogni campo espressivo per incarnare la sintesi delle arti. Cambellotti si muove, infatti, con naturalezza fra pittura, scultura, decorazione, disegno, architettura, arredamento, teatro, grafica, portando in ogni opera il suo intero bagaglio di esperienze. Dá prova di capacità di sintesi, efficacia nella comunicazione e raffinata incisività anche nel progettare marchi, francobolli, inviti, cartoline, diplomi abbonamenti, buoni del tesoro.
Tende ad un'opera d'arte totale' che includa i più minuti aspetti dell'esistenza (dal gioiello alla grande scultura, dalla decorazione d'interni all'arredo urbano; dal teatro all'architettura, dalle opere pubbliche alle case private, dalla grafica pubblicitaria ai sillabari per le scuole contadine e libri per ragazzi); ricorre a tecniche e linguaggi disparati (illustrazione, manifesti, oggetti di uso, xilografia, scenografie) per arrivare ad ogni tipo di pubblico modesto o benestante; progetta villini borghesi e case rurali perché l'arte ha il compito di migliorare l'esistenza di ogni uomo.
Cambellotti assiste alla trasformazione della città, esamina il concetto di abitazione ed luoghi da vivere: sa che l'architettura riflette ed influenza la dimensione etica e la vita psichica; che gli arredi delle moderne case devono essere adatti alle dimensioni contenute degli spazi senza trascurare sobrietà ed eleganza e che anche l'abitazione privata è connessa alla sfera collettiva e pubblica.
Le opere esposte raccontano di un artista che fra Ottocento e Novecento testimonia mutamenti sociali e politici, si interroga circa le conseguenze del progresso sull'uomo e circa il ruolo dell'arte nell'esistenza.
Dalla tensione verso la modernità nell'Ottocento all'attenzione sul mondo contadino nel nuovo secolo, Cambellotti reinventa la sua caratteristica figurazione di stampo classico, ma che rimane sempre riconoscibile nello stile.
La sua creatività si esprime inizialmente nelle sinuose e avvolgenti forme dell'Art Noveau destinate alla società borghese della nuova Capitale di fine XIX secolo. Al seducente stile Liberty, che interpreta la gioia di vivere e l'entusiasmo per la modernità, fa da contrappunto l'austerità della figure arcaiche, potenti, legate alla terra (buoi, cavalli,
braccianti, butteri) che dal Novecento in poi popolano l'orizzonte artistico di Cambellotti.
I problemi della vita agricola -dal lavoro all'analfabetismo- coinvolgono l'artista, insieme a Balla ed altri di intellettuali romani, nell'impegno concreto per la riqualificazione dell'Agro e delle Paludi Pontine e nella fondazione nel 1095 delle prime scuole per contadini. Per queste Cambellotti illustra abecedari, pagelle, diplomi ed anche giocattoli in legno ispirati alla vita dei campi (“La mandria” 14 elementi in legno dipinto, 1915-18). Un'emozione struggente si prova di fronte a tanta arte declinata con amore in questi dignitosi oggetti che testimoniano la sensibilità umana di Cambellotti, il rispetto della fatica contadina e la fede nel valore spirituale e sociale di una bellezza che lui desidera destinare ad ogni uomo.
Tale adesione novecentesca agli ideali del socialismo umanitario lo conduce ad una espressione meno accattivante e più sintetica, con forme potenti in scultura e vigorosi chiaroscuri in pittura. Allora gli elementi naturalistici si fanno tanto essenziali da integrarsi nell'oggetto, come ne “La conca dei Bufali” (1910) ed altri fra dipinti, sculture e suppellettili in mostra.
L'esposizione documenta l'ideale di un'arte totale che coinvolge l'uomo nella dimensione urbana (i disegni dei pali per i lampioni realizzati in ghisa, gli orologi pubblici) e nella sfera privata (con oggetti di interior designer come vetrate artistiche, mobili, stoffe, ceramiche) fino al progetto di case e scuole rurali con i loro arredi.
Le grandi opere che, con la scultura e la pittura monumentali, interpretano la politica sociale del fascismo (la bonifica delle Paludi, le città nuove, i palazzi pubblici) sono descritte dai bozzetti di alcuni cicli pittorici e scultorei per Littoria/Latina e varie città italiane (si veda la progettazione integrata di pitture parietali, stucchi e arredi mobili per il Palazzo dell’Acquedotto di Bari, 1931-1932).
Proseguendo fino al secondo dopoguerra, si delinea un artista, sempre fedele ad un’idea di arte completa e comunicativa, portatrice di valori etici ed estetici, la cui funzione pedagogica e sociale é posta al servizio della collettività.
Mai leziosa, eccessiva o lussuosa, la sua opera non persegue una formale denuncia sociale nè la retorica celebrazione della dignità contadina, ma é dedizione fattiva al suo scopo: rendere all'uomo la bellezza, finanche nella umile dimensione della vita rurale.
Questo impegno etico ed estetico é il lascito prezioso che Cambellotti ci affida e su cui è doveroso riflettere: il diritto dell’uomo alla bellezza e la funzione sociale dell'arte.
di Carla Piro
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