Non ci sarà alcun processo a carico del ministro degli Interni Matteo Salvini. L'Aula del Senato ha negato al Tribunale dei ministri l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti per l'accusa di sequestro di persona legata alla vicenda Diciotti dello scorso agosto. Seppure il voto resterà aperto fino alle 19 di oggi, i 232 no sinora pervenuti superano abbondantemente il quorum richiesto. Oltre all'asse governativa, fatta eccezione per due dissidenti 5S, Salvini ha potuto contare sull'appoggio di Forza Italia e Fratelli D'Italia. Ha tenuto così la linea tracciata dal governo dopo l'accusa nei riguardi del vicepremier leghista: nessun interesse personalistico dietro il blocco allo sbarco dei migranti a bordo dello scafo della Marina militare, anche per i grillini si è trattato di una decisione politica collettiva volta a tutelare esclusivamente gli interessi dello Stato. Non la pensano però così i senatori pentastellati Elena Fattori e Paola Nugnes, che hanno votato per il sì al processo, convinte che non vi fosse alcun interesse collettivo da tutelare. Le due senatrici, come riportano i vertici del Movimento, «saranno immediatamente deferite ai probiviri ed espulse». Presente al momento della votazione anche il premier Giuseppe Conte, che si è detto «sereno e confidente» sul buon esito di un voto per tutti già scontato.
Ha parlato per circa mezzora dai banchi dei senatori, e non da quelli dei ministri, il vicepremier leghista Matteo Salvini, apparso visibilmente commosso in alcuni punti del suo discorso. «Quando si mette in dubbio che col mio lavoro abbia abusato della mia carica per qualcosa che ho fatto, faccio e rifarò per difendere i miei figli, mi emoziono. Meno partenze, meno sbarchi e meno morti con noi: qualcuno invece dei porti voleva i cimiteri aperti», ha affermato Salvini in un passaggio, prima di ringraziare gli alleati di governo per il sostegno ricevuto, affermando che «il governo ha sviluppato misure e azioni per la lotta al contrasto dell'immigrazione clandestina e ringrazio i colleghi 5 Stelle perché le cose si fanno in due, evidentemente».
Il voto, il cui indirizzo era dato per certo in seguito alla decisione dei grillini di interpellare gli iscritti della piattaforma online Rousseau, ricalca perfettamente la relazione emessa dalla Giunta per le autorizzazioni al Senato presieduta dal forzista Maurizio Gasparri per cui ci si è basati «sull'articolo 96 della Costituzione, che regola la responsabilità dei ministri, e sulla Legge Costituzionale (n.1 dell'89)».
Il voto di oggi arriva all'indomani dello scoppio del caso Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea che ha salvato 49 migranti a largo della Libia prima di fare rotta verso Lampedusa. Di ieri la notizia secondo cui la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo contro ignoti e sequestrato, a fini probatori, la nave. L'inchiesta mira a far luce sulla condotta del capitano che avrebbe prima ignorato le richieste della Guardia costiera libica di consegnare i 49 migranti salvati dalle onde e successivamente non avrebbe obbedito all'alt imposto dalla Guardia di finanza italiana una volta raggiunte le acque territoriali di Lampedusa.
di Alessandro Leproux
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