Il nostro Paese è condannato a fare da sfondo a un film di Totò. Non è certo un bel primato nazionale. Un’occasione per riflettere. L'80 per cento degli euro contraffatti nel mondo arriva da Napoli. La conferma del fenomeno, in crescita, arriva da Bankitalia. Da registrare, infatti, un incremento addirittura del 10 per cento, di banconote false tolte dalla circolazione, rispetto allo scorso anno. Nel 2015 e 2016 il fenomeno era, fortunatamente, in calo, ma nel 2017 si riporta questa impennata. In tutto ne sono state ritirate 161.572, per lo più tagli da 20 (il 44,53 per cento) e da 50 (il 42,74 per cento), sebbene vengano "clonati" anche pezzi da 5, da 10, da 100, da 200 e da 500.
Il cosiddetto «Napoli Group» è quello che preoccupa di più. Una sorta di grande azienda di falsificazione, nota alle forze dell’ordine di tutto il mondo. Solo nel febbraio 2018, rende noto l’Agi, «a Torre del Greco, impilati in anonimi fusti di plastica per alimenti sono stati trovati 41 milioni falsi in tagli da 100 e 50, in qualche caso completi di cliché».
A commentare i fatti è il colonnello Francesco Ferace, comandante del reparto dei carabinieri specifico nel contrasto al fenomeno, l’Afm, Anti Falsificazione Monetaria: «Nel nostro Paese, segnatamente nelle province di Napoli e Caserta agisce storicamente un gruppo di falsari “professionisti” responsabili dell'80 per cento della falsificazione a livello mondiale. Non significa che tutte o quasi tutte le banconote false prodotte nel mondo vengano prodotte materialmente in quell'area: ma tipo di contraffazione, architettura, procedimenti seguiti sono di 'scuola' napoletana e casertana". Prosegue il colonnello: «È gente abilissima, temibile e pericolosa. Ma noi abbiamo un vantaggio: per quanto il livello di falsificazione sia alto, e quasi sempre è altissimo, non potrà mai raggiungere la perfezione».
Ma il traffico illecito di falsificazione, non riguarda solo la carta stampata, ma anche le monete. Un affare internazionale, che riguarda criminali cinesi, siciliani e ghanesi. Sul tema ancora Ferace: «Le favorite dai professionisti della contraffazione sono quelle da 1 e 2 euro, ma due settimane fa abbiamo neutralizzato a Pavia una zecca che produceva pezzi da 50 centesimi. Per la prima volta in Europa abbiamo documentato il coinvolgimento nel circuito della falsificazione di monete di gruppi criminali cinesi: anche da altre indagini è emerso il ruolo di “cartelli” comprendenti anche napoletani, siciliani e ghanesi che producevano queste monete a Shangai per esportarle in tutta Europa. È stato intercettato un carico di circa 600 mila euro in monete da 2 euro falsificate benissimo».
E.R.
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