Sono passati ben undici anni dall'ultima volta che qualcuno ha osato indossare la fascia tricolore a San Luca, in Calabria. Evidentemente, troppi oneri e ben poco onore ad essere il primo cittadino di questo piccolo paesino della Locride, arroccato sull'Aspromonte, neanche quattromila anime, conosciuto in tutto il mondo per il peggiore degli spauracchi: la ''Ndrangheta". Regno incontrastato delle cosche, la cui tremenda brutalità è conosciuta in ogni latitudine, come nel caso della strage di Duisburg, in Germania, nel 2007. È certamente una realtà socio-poltica estremamente difficile a cui rapportarsi. Sciolto per mafia nel 2013 ed un altra volta nel 2015 per mancato raggiungimento del quorum, negli ultimi tre anni nessuna lista si è presentata alla elezioni comunali. Ma oggi finalmente San Luca torna ad avere un sindaco. E per fortuna che non è lui! Il massmediologo tuttologo Klaus Davi, ospite fisso negli ultimi due mesi a “Fatti e Misfatti” dall'amico Paolo Liguori, autoproclamatosi esperto antimafia in puro stile Saviano. Klaus si addentrava temerariamente in complesse elecubrazione relative al suo personalissmo progetto di rinascita di questa terra martoriara, di come egli (e nessun altro, sia chiaro), studioso di chiara fama in non è ben chiaro cosa avrebbe potuto rappresentare la rinascita democratica di San Luca attraverso libere elezioni da lui capeggiate. Il suo “rivoluzionario” programma politico avrebbe restituito senso civico e rinnovato le coscienze, restituendo il senso dei diritti e doveri propri della cittadinanza attiva, perché “l'educazione alla cultura legalità è tutto”. Insomma, riecheggiava nell'aria il presidente Kennedy con il suo “Ich bin ein Berliner “, o più precisamente in questo caso “io sono un sanluchese”. Tutto giustissimo, tutto molto condivisibile. Ma forse non per chi è nato e cresciuto in quella terra, per chi si sente orgogliosamente sanluchese e ci tiene a dimostrarsi perona degna ed onesta, per chi vorebbe liberarsi dalla condanna del pregiudizio ed avere un nuovo inizio con un primo cittadino che lo sia di nome e soprattutto di fatto. La credibilità nella comunicazione poltica è il prima fattore di successo, e deve averne avuta decisamente poca Klaus Davi, in quanto nonostante l'estenuante (soprattuto per chi se lo trovava perennemente in video) campagna televisiva ha raggiunto un risultato forse non all'altezza delle sue più che legittime aspettative: 15 voti purtroppo non gli sono bastati ed ha dovuto, a malincuore, cedere la fascia tricolore a Bruno Bartolo, infermiere in pensione che con la lista “San Luca ai sanluchesi", ed oltre il 90% dei voti, è riuscito a trasmettere un pò più efficacemente il messaggio di rinnovamento politico.
Non si finisce mai di imparare, ma questa volta sono stati i sanluchesi a dare una lezione all'insigne prof. Klaus Davi. Con un corso accelerato di dialetto calabrese potrà comunque riprovarci tra 5 anni, magari verrà percepito maggiormente come “uno di noi”. In bocca al lupo Klaus!
di Luigi Amoroso
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