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Il vero riconosce il vero: il comune di Castel S.Elia concede la cittadinanza onoraria a Sgarbi



Aquila non captat muscas. Letteralmente "l'aquila non cattura le mosche". Chi può vantarsi di essere tra i rapaci non punta certo agli insetti. Ma non è forse la vista la più fine tra le peculiarità di un cacciatore del cielo? Seppur grezzo, nascosto dal logorio del tempo, un gioiello rimane un gioiello agli occhi di chi sa apprezzarlo. I contorni per una storia ai limiti del fiabesco c'erano tutti, del resto. Un critico d'arte di fama nazionale, nonché deputato della repubblica; un borgo splendido e immerso nel verde della Tuscia. Un gioiello grezzo, appunto, bisognoso di nuovo lustro e di qualcuno in grado di darglielo. Quella tra Vittorio Sgarbi e la cittadina di Sutri sembrava una di quelle vicende scritte negli astri, destinate a far storia. Eletto sindaco appena tre mesi fa a capo della sua lista Rinascimento, (ogni riferimento è "puramente casuale") Sgarbi ha da subito iniziato ad operare come meglio sa. Senza bisogno di presentazioni, il critico d'arte, noto per non peccare certo di spirito di iniziativa e intraprendenza, ha preso le redini del gioco e iniziato a dettare legge, a modo suo. In un'intervista per Spraynews, ci confidò di aver trovato un «borgo splendido», ma che necessitava di una sferzata di novità, di una nuova mano di smalto che lo facesse risplendere. Insomma il materiale c'è, andava solo tirato a lucido e messo in bella mostra. E questo sembrava essere proprio il suo campo. Dopo poco più di un mese da primo cittadino, infatti, Sgarbi aveva già messo in moto la macchina del Rinascimento, quella che doveva fare di Sutri il centro culturale e artistico della Tuscia, restituendogli l'antico splendore smarrito nei secoli. Subito al via il progetto per la creazione del museo della Tuscia a palazzo Doebbing, sede vescovile, che in un accordo con la Curia e la Regione Lazio ospiterà mostre artistiche e rassegne culturali di livello internazionale. Un lustro per una piccola cittadina non certo abituata a questi palcoscenici.



E se non lo è la città, figurarsi i cittadini. Nonostante il plebiscito che ha permesso l'elezione al primo turno di Vittorio Sgarbi, la vita da sindaco non è certo tutta rose e fiori. Entrare in un territorio culturalmente chiuso, abituato ai ritmi della vita di provincia, nonostante gli ottimi propositi, può essere un'arma a doppio taglio. Certe resistenze infatti sono dure a morire, certe logiche sistemiche ed intrinseche sono erbacce difficilmente sradicabili. Accade allora che, durante una seduta del Consiglio comunale, faccia irruzione, con atteggiamenti definiti dal sindaco «intimidatori e fascisti», un parente dello sconfitto alle elezioni e membro di una dinastia che evidentemente ha fatto di Sutri il proprio feudo in cui esercitare a proprio piacimento il potere, nella sua più bassa specie, quella delle spartizioni inter nos. Quella di chi, alla fine, del bene del luogo che lo ospita importa relativamente, purché ci sia da mangiare per tutti gli affini. Lontano anni luce da questa prospettiva, Vittorio Sgarbi ha accettato di buon grado l'evidenza dei fatti, dichiarandosi pronto a farsi da parte qualora il Consiglio lo sfiduciasse anzitempo. Una sconfitta per l'intera cittadinanza, pronta al riscatto, ma ancorata a terra dalla zavorra dell'avidità di qualcuno. Una conferma che alle volte a far del bene agli asini si beccano soltanto calci.


Per fortuna non tutto il mondo è Paese e qualcuno sa cogliere e riconoscere da lontano le opportunità e i gesti che davvero fanno la differenza. Nel piccolo comune di Castel Sant'Elia, piccolo centro non distante da Viterbo, le "gesta" del sindaco di Sutri non solo sono state apprezzate ed ammirate, ma pubblicamente riconosciute con il massimo encomio. Come si legge infatti in una nota emessa dal comune, «a seguito della delibera comunale n.23 dell'11/9/2018 il giorno 12 corrente mese, alle 12.00 presso la sala Consiliare del Comune di Castel S.Elia verrà concessa la cittadinanza onoraria all'on. Prof. Vittorio Sgarbi riconoscendo l'interesse e l'impegno mostrati per la promozione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico-paesaggistico-religioso-culturale del Comune di Castel S.Elia».



Un encomio, ma anche un appoggio silenzioso al suo operato, un segnale di stima e solidarietà per i fatti di Sutri, da cui il piccolo centro alle porte di Nepi vuole discostarsi del tutto. Ripartire da qui, dalla bellezza, in ogni sua forma e dalla volontà di portare nell'intero territorio della Tuscia quella sferzata di freschezza, novità, entusiasmo che solo l'arte nelle sue molteplici sfaccettature può donare. Un'apparente missione impossibile che può diventare realtà seguendo l'esempio di chi sa riconoscere il vero e farsi guidare da esso.

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