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Il vicepresidente della Camera Rampelli: parole sulla Sea Watch di Giorgia Meloni strumentalizzate



«Chi ha strumentalizzato le nostre posizioni lo ha fatto con disonestà intellettuale. Giorgia Meloni è bersaglio di attacchi senza che gli stessi, ai quali noi invece porgemmo solidarietà, ne prendano le difese. Ma questo significa che temono il nostro balzo in avanti. Hanno strumentalizzato il termine affondamento della Sea Watch, ma era evidente che era metaforico. E poi figuriamoci se Giorgia, da sempre un’ecologista, come a destra pochi ci sono, vorrebbe far affondare una nave in mezzo al mare». Parla Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, cofondatore di Fratelli d’Italia, che ripropone il blocco navale, ricordando che lo “intentò Prodi con l’Albania” e un piano di aiuti internazionali per l’Africa.


C’è stata una giusta indignazione contro gli insulti irripetibili alla capitana della Sea Watch Carola Racket, ma non si vede una altrettanta giusta condanna nei confronti di altri insulti, anche questi irripetibili, nei confronti di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, l’unica donna leader di partito da noi. Due pesi e due misure da parte della sinistra?

È un periodo in cui Giorgia Meloni è fatta bersaglio di attacchi. E questo paradossalmente è positivo perché significa che evidentemente qualcuno sta temendo questo balzo in avanti di Fratelli d’Italia e cerca di contenerlo attraverso contumelie e insulti. Ma certamente ci avrebbe fatto piacere che qualcuno, come a noi è capitato di fare per casi analoghi, prendesse invece le difese di Giorgia, invece di soffiare sul fuoco. Perché è di tutta evidenza che la richiesta di affondamento della nave è posta sul piano metaforico.


Ecco, andiamo all’oggetto in questione. Meloni viene aggredita anche con insulti sessisti proprio per avere chiesto questo. Può spiegare meglio la vostra richiesta?

La dichiarazione di Giorgia non prevede l’affondamento della nave, prevede innanzitutto l’arresto, che poi si è verificato, del comandante della nave stessa e del suo equipaggio, quindi di coloro che sono i responsabili di aver violato le leggi italiane. In questo caso, con l’aggravante dello speronamento di una nave militare che intimava l’alt. Se qualcuno non si ferma a un posto di blocco per strada delle forze dell’ordine viene rincorso, viene identificato o portato nelle patrie galere.


Quindi, non si tratta di affondamento nel senso letterale. E ovviamente stiamo sempre parlando di una nave vuota, come del resto ovvio che voi avete sempre fatto.

Giorgia Meloni ha infatti citato come seconda richiesta lo smistamento degli immigrati clandestini nelle altre Nazioni europee. Quindi, in buona sostanza, è ovvio che a quel punto sarebbe rimasta in piedi la questione del relitto libero sia dall’equipaggio sia dagli ospiti. La metafora che lei ha utilizzato non sta a significare l’affondamento in mezzo al mare. Intanto, perché da sempre Giorgia è una paladina ecologista e a destra non ce ne sono moltissimi. La sua sensibilità ambientale si è fatta notare e fa specie che i suoi denigratori la abbiano immediatamente accantonata. Quindi, per affondamento si intende il sequestro, la requisizione, la vendita, comunque il potersi liberare di questa nave appartenente a una organizzazione non governativa che già in altri casi aveva utilizzato le proprie imbarcazioni per violare le indicazioni italiane pur nelle acque territoriali italiane, quindi nei confini di competenza della nostra Nazione.


Qualcuno maliziosamente ha visto in queste parole d’ordine, suonate sempre più dure, della presidente Meloni, un tentativo vostro di scavalcare a destra la Lega di Matteo Salvini e prendere più voti. È così?

Noi non abbiamo bisogno di scavalcare a destra nessuno perché abbiamo studiato il problema, mi pare che oltre tutto si stia scoperchiando tutto il businness, il traffico di affari che ruota intorno al circuito dell’accoglienza e quindi qualcuno dovrebbe chiederci scusa. Perché le denunce che avevamo fatto nel 2014 sono esattamente fondate. Quindi, non abbiamo bisogno di scavalcare nessuno, abbiamo sempre avuto la stessa impostazione. Che da un lato parte dal contrasto ai trafficanti di uomini fatto dall’Italia ma anche dall’Europa e dalla comunità internazionale, dal contrasto agli scafisti, i secondi nella filiera del traffico di uomini che ne traggono l’autoguadagno, insieme alla criminalità organizzata, proponendo per quello che ci riguarda fin dall’origine la procedura del blocco navale. Che fu già intentata da Romano Prodi.


Era un governo di centrosinistra.

Sì, fu intentata da un esecutivo di centrosinistra quando con l’Albania senza un governo ci fu un improvviso e incontrollato flusso immigratorio verso l’Italia, verso le coste dell’Adriatico, in particolare pugliesi. Per cui preso dalla disperazione Prodi decise di opporre contrasto con navi della Marina militare a queste imbarcazioni che arrivavano con centinaia, talvolta migliaia, di uomini, illegalmente nelle coste italiane.



E finì in tragedia con un’ecatombe di albanesi. Cosa che non viene quasi mai ricordata.

Sì, finì in tragedia. A evitare ora altri equivoci sulle nostre intenzioni dico subito che il nostro obiettivo non è abbattere o speronare, determinando morti e feriti tra chi cerca di fuggire dalla fame in Africa. Ma un pattugliamento teso a scoraggiare queste imbarcazioni a prendere il largo, a riaccompagnarle nei porti dai quali sono salpate, questa è una missione che la comunità internazionale, o almeno l’Europa, comunque l’Italia con la sua sovranità dovrebbero e potrebbero mettere in atto. E facendolo, avrebbero potuto salvare decine di migliaia di vite umane. Perché questa è la verità che nessuno dice. È troppo facile salire a bordo della Sea Watch e farsi riprendere dalle telecamere, tra immigrati provati ma comunque vivi. Bisogna vedere in fondo al mar Mediterraneo quante decine di migliaia di cadaveri ci sono in questa gigantesca fossa comune, la più grande fossa comune della storia contemporanea, annegati perché la comunità internazionale si è voltata dall’altra parte. Ha finto che attraverso l’Italia e la Grecia in Europa e in Occidente si potesse trasferire l’intero continente africano. Cosa che ovviamente è impossibile. Quindi, per contenere e regolamentare questi flussi per forza di cosa occorre bloccare quelle imbarcazioni gestiti dagli scafisti che prendono il largo dalle coste libiche.


Non ci state quindi a questa lettura che vede in voi i cattivi e negli altri i buoni?

Chi ha strumentalizzato le nostre posizioni lo ha fatto in maniera intellettualmente disonesta. Noi siamo coloro i quali dicono a quelli del Pd ma anche alle Ong che dovrebbero prendere lezioni da chi fa davvero il volontario e non va a raccogliere i penultimi in Africa, e cioè le persone che comunque nella loro disperazione hanno forza economica e fisica per mettersi in viaggio. Ci sono gli ultimi che dovrebbero essere soccorsi da chi ha veramente una sensibilità solidaristica. E che però non sono desiderabili in Italia. Perché i primi vanno bene per il lavoro, per raccogliere i pomodori, per i caporali del foggiano, è manodopera che serve a calmierare i prezzi, pagata spesso in nero, con contratti stracciati. Questa sì che è una visione colonialistica. Noi vogliamo un vero piano internazionale che aiuti l’Africa.


di Paola Sacchi

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