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Il volontariato protesta contro la “patrimoniale” sulla solidarietà



Ora il volontariato, che pure opera tra mille difficoltà, ha una marcia in meno. Sotto l’albero di Natale il governo ha messo un regalo alle associazioni no profit che rappresenta un duro colpo. Nel maxi emendamento alla manovra c’è una norma che cancella l’Ires agevolata, portandola dall’attuale 12% al 24%, per istituti di assistenza sociale, fondazioni, enti ospedalieri, istituti di istruzione senza scopo di lucro. Questo significa per il settore maggiori imposte per circa 120 milioni. Inizialmente il governo aveva pensato di far cassa riscuotendo l’Imu sugli immobili commerciali della Chiesa, in applicazione della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Gli introiti però sarebbero finiti ai Comuni oltre al fatto che la riscossione è un’operazione elaborata. Di qui la decisione di agire sull’Ires e poi dedicarsi con calma all’Imu.


Ed ecco la stangata, “la patrimoniale sulla solidarietà” come l’hanno definita le associazioni di volontariato mettendo in evidenza che il governo, per far cassa, si rifà sui più poveri.

Il raddoppio dell’aliquota va a colpire 6.220 tra enti, istituti e associazioni: dalla Croce Rossa ai centri di ricerca come l'Ieo e Humanitas, dal don Gnocchi alle federazioni dei disabili, dalle Misericordie alle scuole cattoliche alle piccole onlus che rischiano di dover interrompere la loro attività. Per Roberto Zuccolini portavoce della Comunità di Sant'Egidio che ha messo a tavola il giorno di natale 60mila tra bisognosi e operatori, si tratta di una norma «Ingiusta che rischia di far sentire traditi migliaia di volontari». Poi sottolinea che «Di fronte alla crescente povertà è giusto che lo stato intervenga ma stando accanto a chi già aiuta. Questo provvedimento invece va nella direzione opposta».


Alcune associazioni non potranno più operare. Luca Degani, presidente Uneba che riunisce 350 fondazioni per servizi ai minori, anziani e disabili, ha disegnato un quadro drammatico delle conseguenze dell’aumento dell’Ires. «La Restelli di Rho che gestisce assistenza domiciliare per anziani, ad esempio, avrà 60mila euro in meno da spendere, significa meno assistenza per tutti. E l'associazione Arca che tra le altre attività garantisce 3mila pasti al giorno non potrà più farlo. La Girola che con i proventi degli immobili ogni anno garantisce 150 borse di studio per orfani, vedendosi raddoppiare la tassazione da 200mila a 400mila euro, sarà costretta a tagliare: 50 ragazzi non avranno gli studi pagati e un futuro diverso».


Luciano Gualzetti della Caritas Ambrosiana che con cinquemila volontari si occupa di 50mila bisognosi mette in guardia da un’altra conseguenza della norma; ovvero alimentare «Un clima di sospetto, questa idea che c'è chi lucra sulla solidarietà: così si finisce a punire chi se ne occupa in modo trasparente, e soprattutto i meno fortunati». Per Lorenzo Cesa (UDC) «è un colpo mortale al mondo del volontariato. Il Governo punisce chi fa del bene e aiuta gli altri e premia i furbetti che evadono le tasse e provano a fregare il prossimo. E inoltre punisce i pensionati e dimentica giovani e imprese. Il tutto senza dare alle opposizioni neanche il tempo di leggere il testo». Netta la bocciatura anche del mondo delle fondazioni bancarie. Giuseppe Guzzetti presidente dell'Acri e di fondazione Cariplo: «Così rubano il futuro ai bambini, con la tassa il settore non profit diminuisce l'attività e chi ne pagherà il conto saranno i più deboli».

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