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Il volto delle pressioni leghiste nella Rai del cambiamento a senso unico nella telefonata a Fazio



E poi dicono che il mondo è strano. Soprattutto il mondo della Rai ai tempi del governo Gialloverde. Perché se il caso della telefonata a Fazio per invitarlo a non invitare Luigi Di Maio fosse successo in altri tempi, che so con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi sarebbe scoppiata la rivoluzione, come ai bei tempi dell’editto Bulgaro per intederci. Invece silenzio. Silenzio quanto mai sospetto però. Perché quanto raccontato dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che nessuno ha ripreso, nessuno ha commentato, dietro l’ospitata di domenica sera di Luigi Di Maio da Fabio Fazio c’è un retroscena curioso, che parte da una telefonata ricevuta dal conduttore per cercare di dissuaderlo dall’invitare il leader del Movimento 5 Stelle. A non essere tanto normale è invece una telefonata partita dai piani alti di Viale Mazzini qualche giorno prima, tra venerdì e sabato, proprio a Fazio e anche al direttore del Tg1 Carboni, dopo che è stata resa nota la scaletta del programma. Un colloquio in cui un alto dirigente Rai, come riportava ieri anche il sito Dagospia, avrebbe tentato di convincere il conduttore a declinare l’invito al ministro del Lavoro. Una conversazione dove si è fatto notare se fosse proprio il caso, a un mese e mezzo dalle Europee, di avere ospite Di Maio e se, nel caso, si fosse pensato a un riequilibrio nella settimana successiva con un ospite leghista. E, dato che Salvini da Fazio non ci va, se non fosse il caso comunque di evitare l’ospitata di Di Maio. Non una telefonata di censura, nemmeno un ordine perentorio, ma una sorta di moral suasion anche assai educata. Comunque grave per il Servizio Pubblico.


Fazio potrà non piacere, ed legittima la battaglia iniziata da chi vuole ridurre il suo stipendo, ma un invasione di campo così è davvero un fatto inaudito. Semmai il vertice della Rai dovrebbe pretendere che Fazio rispetti la par condicio invitando Salvini. Semmai. Secondo il Fatto il dirigente che si è mosso è Fabrizio Ferragni, capo delle relazioni istituzionali, vicino al presidente Foa: “Nella nuova Rai gialloverde, infatti,di lui si dice che sia molto apprezzato dalla Lega e dal presidente Marcello Foa. Quando Foa ha un impegno istituzionale, spesso ad accompagnarlo c’è Ferragni. Ed è farina del sacco di Foa la decisione di spacchettare la comunicazione, con la conferma di Ferragni. Con chi non aveva buoni rapporti, invece, è Mario Orfeo, di cui era vicedirettore al Tg1. E quando quest’ultimo passa alla direzione generale, gli preferisce, come suo successore, Andrea Montanari”. Racconta il Fatto. Ecco chi diceva la poltica fuori dalla Rai dovrebbe fare i conti con la realtà e con le strane telefonate. Il silenzio forse è figli del Fatto che da Fazio fa comodo a tutti andarci.


di Alberto Milani

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