E dunque il prossimo 6 marzo sapremo finalmente che Rai fa. Per quella data è fissato il consiglio di amministrazione della tv pubblica, con molti punti all’ordine del giorno. Ma uno li batte tutti. La creazione di una superdirezione incaricata di commissariare definitivamente i direttori di rete. Nel disegno tratteggiato da Foa e Salini, rispettivamente presidente e amministratore delegato dell’azienda, questo coordinamento all’offerta mira ad armonizzare i prodotti da mandare in onda. In realtà si tratta dell’evidente constatazione dell’errore fatto con le nomine degli attuali direttori di rete. Fatta salva la figura di Carlo Freccero, anarchico ma geniale direttore di Rai Due, Rai Uno e Rai Tre rappresentano un problema serio. Il direttore del primo canale, Teresa De Santis, ingaggiando un vero e proprio corpo a corpo con il Tg1 per varare una striscia che non si farà mai, ha dimostrato di non avere una reale visione d’insieme, ma una concezione troppo personale della gestione della rete. Stefano Coletta, direttore di Rai Tre, invece è rimasto schiacciato dagli eventi, al punto da essere stato superato da sinistra dal Tg3 della Paterniti gradito persino dalla Lega che l’ha elogiata pubblicamente. Freccero paga il calo degli ascolti legato a qualche scelta sbagliata, ma soprattutto determinata dall’assenza di programmi. Chi lo ha preceduto ha desertificato la rete e ricostruire non è facile. Per questo, in modo del tutto pretestuoso, è divento un bersaglio facile. Invece di aiutarlo tutti lì a lavorare contro.
Il recente caso Santoro è eloquente. un semplice colloquio fra i due ha scatenato la bagarre. Peccato che Santoro sia un uomo di televisione e per la Rai potrebbe essere ancora una risorsa. Dunque un commissario è quanto mai necessario per rimettere dritta la barra. Modesto consiglio alla Lega, scelga meglio gli uomini da piazzare a viale Mazzini, ne troverebbe gran giovamento. Sullo sfondo di tutto questo, però, si muove uno strano fantasma. In cda Foa e Salini sono intenzionati a portare il tema del taglio ai mega compensi, Fazio e Vespa in primo piano. Giusto, sacrosanto, magari però anche gli stipendi di star e starlette varie sono assolutamente da sforbiciare. Alcune cifre sono francamente fantascientifiche per il prodotto realizzato. Infine la fiction. Anche qui le forbici dovrebbero entrare in azione. Però le miniserie tv sono l’ unica vera miniera d’oro della Rai. “Il Nome della Rosa è un progetto ambizioso che rilancia la linea di internazionalizzazione della fiction Rai, una linea aziendale fortemente voluta dai nostri vertici e che viene dal successo recente de L'amica geniale”, sottolinea il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, alla presentazione della serie evento al via il 4 marzo su Rai Uno. Tratto dal bestseller di Umberto Eco, che ha avuto un trionfo planetario, con 55 milioni di copie vendute, è "un progetto dal respiro globale, che identifica l'Italia nel mondo e valorizza il marchio Rai. Venduta già in 130 Paesi - ha aggiunto - la serie ha oggi la sua prima mondiale". Ecco se le cose stanno così perché mettere i discussione la fiction? Oppure in discussione c’è solo la Lux vide della famiglia Bernabei a cui qualcuno vorrebbe tagliare le unghie per favore gli amici degli amici?
di Alberto Milani
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