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Indagati 65 esponenti di Casapound e Forza Nuova per i disordini di Torre Maura e Casal Bruciato



Quarantuno iscritti alla lista degli indagati, tutti esponenti di Casapound e Forza Nuova. Il Procuratore aggiunto romano Francesco Caporale e il sostituto Eugenio Albamonte hanno aperto un fascicolo, con contestazione di reati a vario titolo – dall'istigazione all'odio razziale, apologia di fascismo, adunata sediziosa, sino al furto – per i disordini risalenti allo scorso aprile nei pressi della borgata Torre Maura, dove un gruppo di militanti delle due forze dell'estrema destra aveva tentato di impedire l'accesso a una struttura di accoglienza ad alcune famiglia Rom, legittime assegnatarie del bando. Una protesta a cui aveva partecipato anche una parte della popolazione civile residente nel quartiere, sfociata in un vero comizio organizzato dai gruppi neofascisti, con tanto di banchetto allestito nei pressi dell'abitazione interessata e cordone di sicurezza che avrebbe dovuto impedire alle famiglie rom di impossessarsi dell'immobile. Una dura contestazione che aveva trovato la risposta del primo cittadino romano Virginia Raggi, che lo scorso 8 maggio si è recata nei pressi del quartiere Casal Bruciato, dove era in corso una protesta analoga a discapito di una famiglia in possesso dei requisiti di legge per accedere a un immobile popolare.


Ora si è mossa anche la macchina giudiziaria, che accerterà le posizioni degli indagati, a cui si aggiungono altri 24, anche loro esponenti di Casapound e Forza Nuova, a cui sono contestati reati legati ai disordini avvenuti proprio a Casal Bruciato. Tra essi il giovane romano, il cui reato contestato è quello di istigazione all'odio razziale, che aveva gridato, rivolgendosi a una donna di etnia rom con in braccio la figlia, «ti stupro». Nonostante il giovane affermasse di non aver mai proferito l'insulto, sarebbe stato proprio il video, che ha fatto il giro del web, ad inchiodarlo, così come alcune foto che lo ritrarrebbero in compagnia di esponenti di Casapound, vestito con il loro logo in risalto, nonostante lui affermasse di essere lì in qualità di cittadino e di non avere alcun rapporto con il partito guidato da Di Stefano.


Nella lista degli indagati figurano anche sedici tra militanti dei movimenti per la casa e antagonisti, per cui il reato profilato è quello di corteo non autorizzato, svolto anch'esso l'8 maggio a Casal Bruciato.

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