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Individuata a 4,5 miliardi di anni luce la sorgente dei neutrini cosmici, i fantasmi dell'universo


Blazar

È una distanza umanamente non concepibile quella che ci separa dal Blazar, ovvero la galassia con al centro il buco nero supermassiccio, fonte dei neutrini cosmici, e quindi non di provenienza dal collasso di una stella ovvero di una supernova, scoperti in uno degli esperimenti atti al loro rilevamento qui sulla nostra Terra. Per cercare di far comprendere la portata della scoperta e da quanto lontano provengano queste infinitesime particelle partiamo da un punto: il loro rilevamento, fatto nel 2018 e ora portato alla ribalta delle cronache scientifiche, parte da un passato lontanissimo quando ancora il nostro pianeta non era formato ma era solo una nube di detriti cosmici incandescenti in rapida rotazione. Il viaggio di queste particelle è iniziato allora per giungere oggi, quatto miliardi e mezzo di anni dopo, da noi.


Icecube

Sono questi i nuovi messaggeri dell'astronomia, insieme alla luce e alle onde gravitazionali, catturati in Antartide dall'esperimento IceCube, che ha allertato il telescopio Fermi della Nasa e altri quindici esperimenti i quali, puntando il loro occhio elettronico sulle coordinate siderali fornite, sono stati in grado di individuare il blazar. Alla scoperta, annunciata dagli Usa, l'Italia partecipa con la sua Agenzia Spaziale (Asi), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e molte università, unitamente all'importantissimo ruolo avuto dall'Osservatorio Europeo Australe (Eso).

È un altro importante passo in avanti nella new astronomy, quella multimessaggero basata su segnali di tipo diverso, ovvero la luce in tutta la sua gamma e le onde gravitazionali, inaugurata nel 2017, con l’osservazione dei fenomeni generati dalla collisione di due stelle di neutroni. Quei segnali erano stati catturati dai rivelatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo e da 70 telescopi.

È stata, quindi, una scoperta corale e pubblicata in una serie di articoli sulle riviste Science e Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e Astrophysical Journal Letters e fornisce solidi indizi per riuscire a spiegare uno dei misteri dell'universo, ossia l'origine dei raggi cosmici ad altissima energia.

I neutrini sono stati considerati, fino ad ora, particelle fantasma perché interagiscono molto debolmente con la materia, attraversandola senza lasciare traccia. La fonte appena scoperta è un rarissimo corpo celeste, un blazar indicato con la sigla TXS 0506+056 in direzione della costellazione di Orione. Il segnale, chiamato IC-170922A, era stato catturato dai rivelatori nelle profondità dei ghiacci dell'Antartide. Finora le uniche due fonti note erano il Sole e una supernova molto vicina. Quella appena scoperta è quindi la prima fonte di neutrini di origine non stellare. Non appena ricevuto l'allerta dall'esperimento IceCube, lo strumento Lat del telescopio Fermi ha diramato un ATel, ossia un Telegramma Astronomico che ha permesso a tutti gli altri 14 esperimenti di puntare la sorgente emissiva.


Nido Andrea

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