Il direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma Luca Barbareschi esprime forte preoccupazione e indignazione per le manifestazioni antisemite - così come le battute e gli editoriali impropri anche di giornalisti famosi - che senza pudore trovano purtroppo spazio in Italia e in Europa e che rappresentano un autentico pericolo per le nostre democrazie.
«Rispetto a quanto è accaduto a Parigi, dove addirittura i gillet gialli hanno sbeffeggiato Alain Finkielkraut, noto filosofo e accademico, figlio di genitori sopravvissuti ad Auschwitz, deve esserci una condanna netta da parte delle forze politiche, degli intellettuali e di tutte le persone pensanti - afferma l’attore e produttore Luca Barbareschi - Bisogna prendere le distanze in modo aperto, palese, senza se e senza ma, rispetto a qualsiasi forma di manifestazione antisemita. L’odio verso gli ebrei è il disprezzo per il pensiero articolato; la semplificazione del pensiero conduce alle dittature perché cancella gli anticorpi a difesa dell’agibilità democratica di ciascun Paese».
«Il cancro del mondo occidentale - continua Barbareschi - è dato dal tentativo di sopprimere lo spirito critico e la libertà dell’individuo, massificandone il pensiero, comprimendo gli spazi dedicati allo studio, alla cultura, alla bellezza dell’arte e minando la libertà di informazione, nel tentativo di trasformare uomini e donne da soggetti pensanti a meri strumenti di mero profitto. La difesa della cultura ebraica assume quindi anche il significa alto di una battaglia di civiltà contro chi vuole cancellare la democrazia. E trovo vergognoso che una città come Parigi - che ha ospitato chiunque - non si indigni rispetto a quanto accaduto ad un intellettuale come Alain Finkielkraut, così come ritengo colpevoli gli ammiccamenti a questo tipo di subcultura che disprezza l’ebraismo. Così come trovo vergognoso l’assopirsi delle intelligenze, quasi un adeguarsi dello spirito critico e di contestazione rispetto a qualunque azione o imposizione che mini la libertà di pensiero, a partire dal caso di Salman Rushdie e della fatwa dell’ayatollah Khomeini, autentica manifestazione di nuovo nazismo intellettuale. Da maggioranza e opposizione di ciascun Paese che si definisce democratico, quindi, devono levarsi voci di condanna e di presa di distanza».
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