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Intervista a Rizzo: «Niente alleanze, la sinistra ha tradito i valori del socialismo»


L’onorevole Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista, spiega a Spraynews come i valori, la tradizione e la storia del socialismo siano ancora la forza che contraddistingue la sua fede politica e come invece, la sinistra in generale e il Pd in particolare, abbiano tradito questi valori. Parla inoltre della delicata situazione del Caffè Greco di Roma, che rischia la chiusura a causa dell’aumento esponenziale del canone d’affitto.



Potrebbero definirla un irriducibile uomo di sinistra, ma lei si definisce, con forza, un comunista. È un sognatore che non si è arreso o un idealista che non ha ancora trasformato l'ideale in realtà?


«Beh, diciamo che quell’ideale ha vinto nel mondo. Nel secolo scorso, nel 1917, il paese medioevale degli Zar, in 20 anni è diventato la seconda potenza industriale nel mondo. Questo per dire che è successo e che può ancora succedere».


Quindi è un sognatore che non si è arreso.


«Assolutamente».


Pensa che i regimi totalitari siano ancora la risposta alla domanda dei lavoratori?


«Bisogna dare anzitutto una definizione ad un sistema totalitario. Il Parlamento Europeo, che equipara il comunismo al nazismo, ha un’idea totalitaria della storia, ma la storia va scritta dagli storici e non dalla politica o dai parlamenti».


Un regime totalitario è, per definizione, quel sistema che accentra il potere in un unico partito o in un gruppo ristretto.


«L’Unione Sovietica non era quel tipo di Paese».


E Salvini che aveva chiesto pieni poteri, è di destra o è fascista?


«Salvini è un pericoloso uomo di destra».


Quindi non lo definirebbe un estremista.


«Salvini oggi rappresenta il “piano B” del grande capitale, il “piano A” è fatto da questo Governo: 5 Stelle e Pd. Non è un caso che abbia ricevuto, proprio l’altro ieri, l’endorsement da una parte importante del Vaticano, con l’intervista di Ruini sul Corriere della Sera. Sono due facce della stessa medaglia, c’è una faccia della medaglia di sinistra e l’altra faccia di destra, ma è sempre la stessa medaglia. Salvini non mette in discussione il sistema liberistico, neanche quello capitalistico».


Ma Salvini alimenta fortemente l’intolleranza verso gli extracomunitari e questo non è un argomento affine alla religione cattolica e quindi al Vaticano. Come possono trovarsi in accordo?


«Questo è un problema del Vaticano, io credo che la lotta del penultimo contro l’ultimo sia una cosa sbagliata, profondamente sbagliata. Si guarda il dito e non si guarda la luna, si guarda l’immigrato e non si guarda la grande multinazionale in termini di destino del mondo».


Lei come gestirebbe la situazione degli extracomunitari e il problema degli sbarchi dei clandestini?


«Come ho detto più volte e come ribadisco fino alla nausea, sono tre le azioni fondamentali utili ad evitare queste emigrazioni bibliche. Primo: non fare le guerre. Secondo: sviluppare delle politiche economiche verso quei paesi in termini non diseguali, l’Occidente non può saccheggiare le risorse di quei paesi e poi stupirsi sulle emigrazioni epocali. Terzo: consentire a quei paesi uno sviluppo indipendente, magari non uccidendo i loro leader indipendenti. Potremmo fare un lungo elenco, ma per citarne qualcuno, Agostinho Neto, parlo degli anni 70, Thomas Sankara, Saddam Hussein, Gheddafi, sono un elenco di leader che possono piacere o meno, ma che erano indipendenti dall’imperialismo e che sono stati uccisi tutti perchè quei paesi non possono promuovere dei leader indipendenti».


Papa Francesco è di destra o di sinistra?


«Il Papa è a capo di un’istituzione conservatrice e non vuole il cambiamento. Io credo che stia cercando di cambiare il metodo, ma la struttura di potere secolare del Vaticano mi pare intatta, non mi pare la stia scalfendo. Il Papa passa, il Vaticano resta».


Mi definisce i 5 Stelle?


«I pentastellati sono una meteora voluta dal grande capitale per indirizzare la giusta protesta del popolo italiano verso il nulla».


Una semplice manipolazione quindi?


«No, è un qualcosa di molto più sofisticato. Si parte da una giusta protesta, la si incanala, la si trasforma in un grande partito politico che prende 11 milioni di voti, dopo di che si fa l’esatto contrario di quello che si è detto. Dall’euro alle spese militari, dall’Ilva al Tap e a mille altre cose, tutte disattese».


Parliamo di simboli, lei così radicato alla tradizione e alla storia del suo partito, quello comunista. Falce e martello vs Facebook e Twitter, secondo lei come possono dialogare tra loro icone cosi distanti temporalmente?


«Il simbolo rappresenta la sostanza e quindi va mantenuto. La sostanza è il lavoro, i lavoratori. Chi produce la ricchezza reale del Paese deve averne anche la gestione. Io non sono contro l’uso dei social, ma i capitalisti pur di vendere qualcosa, sono disponibili a vendere anche la corda con cui li impicchi quindi si tratta solo di usare questi strumenti e non, farli diventare da un mezzo il fine».


Si è dissociato completamente dal Pd perché ritiene abbia tradito i lavoratori. Quali alleanze reputa interessanti per essere fedele al popolo?


«Qualunque alleanza sociale».


Mi riferisco alle alleanze politiche.


«Nessuna alleanza politica. Non solo il Pd, ma questa è una sinistra che ha tradito i nostri valori, che ha sposato gli interessi delle banche, che ha sposato anche il “Verbo”. È la sinistra che ha cancellato il significato delle parole, che ha usato le elezioni come il fine, non come uno strumento per far conoscere la propria linea politica. Sono stati organizzati partiti col fine ultimo delle elezioni (e delle poltrone), mentre invece tu devi usare le elezioni per rafforzare un partito e per rafforzare l’idea di un cambiamento generale della società. Perché dovrei stare con gente che chiama “parte datoriale” i padroni, che chiama “flessibilità in uscita” i licenziamenti, non c’entrano nulla con noi».


Crede che sia proprio questa perdita di identità la causa principale della crisi del Pd e della sinistra?


«Certamente».


Un esponente politico “vintage” lei.


«Se vintage significa essere coerente, restare coerente ai propri ideali sì, sono vintage, ma non c’è nulla di più nuovo di un’idea di cambiamento del mondo, come dire, il modello capitalistico mercantile ha 800 anni di storia, il socialismo un secolo. Qual è più giovane? ».


Qual è la sua opinione sulla vicenda del Caffè Greco e sulla proposta del proprietario Carlo Pellegrini di istituire un tavolo della pace per salvarlo?


«Io faccio questa considerazione. Nella globalizzazione capitalistica i modelli di consumo diventano omogenei, se tu vai in una grande capitale da Roma a Madrid, da Berlino a Parigi, da Mosca a Londra, le vie centrali ormai sono tutte uguali. Ci sono le stesse grandi catene del lusso, stai nel centro a Roma, ma potresti essere ovunque, in qualunque altra città. Io credo che valorizzare la cultura di un paese sia fondamentale per la sua identità ed esclusività. Vale per il centro come per le periferie che sono tutte uguali nella loro miseria, nella loro standardizzazione. La periferia di Borgo Vittoria a Torino, dove sono nato, vive la stessa misera di Tor Pignattara a Roma o Quarto Oggiaro a Milano. Così come mi batto contro l'omologazione e la miseria nelle periferie, penso debba esistere una differenza culturale che consenta ad un Caffè, che ha la sua storia, di continuare ad esistere. Le differenze sono un elemento di cultura. Il Caffè Greco a Roma non è il Mc Donald di Parigi, New York o di Madrid. Se la struttura proprietaria chiede 120 mila euro al mese di affitto, è chiaro che, con una richiesta cosi esosa, intenda cambiare la destinazione di quella storia. Non so se quelle mura, al termine della vicenda, ospiteranno una grande banca o ancora il Caffè Greco con la sua storia, io mi auguro la seconda».



di Camilla Taviti

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