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Intervista a Stefania Craxi: «Silvio è l'unico vero leader a seguire le orme di papà»



«Perché presenterò il libro di mio padre con Berlusconi? C’è sempre stata una forte affinità tra la politica estera di Craxi e quella di Berlusconi». Stefania Craxi, figlia dello statista socialista, senatrice di Forza Italia, vicepresidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, a Spraynews spiega la ragione per la quale ha voluto accanto a sé l’ex premier e leader azzurro alla presentazione, lunedì 29 ottobre a Milano alle 18 al teatro Parenti, insieme con il direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti, del libro di Bettino Craxi “Uno sguardo sul mondo” (Mondadori), a cura della Fondazione Craxi. Nicola Carnovale, che ne è segretario generale, nella prefazione sottolinea la formazione internazionale fin da giovanissimo dell’ex premier e leader del Psi, che guardava alla sua Italia sempre «con lo sguardo del mondo». Perché, spiega Carnovale, «Craxi dimostrò che l’Italia poteva avere un suo ruolo solo in un quadro di intense relazioni internazionali». Ammonisce Stefania: «Oggi Craxi, europeista convinto, avrebbe lavorato per riformare l’Europa. Sigonella fu un esempio di come si possono difendere gli interessi nazionali stando all’interno di sistemi nazionali e sovranazionali. È stato grave non aver ascoltato la sua lezione».



Senatrice Craxi, lo “sguardo sul mondo” dello statista socialista, quei suoi scritti preveggenti dall’esilio di Hammamet, sono una bussola che può guidare ancora oggi la politica estera in questo momento di crisi?


«In quegli anni, mentre altri ci facevano lezioni di morale, Craxi continuava a fare lezioni di geopolitica e di storia, che se si fossero ascoltate e comprese forse l’Italia non si troverebbe in questa situazione di assoluta irrilevanza nello scenario internazionale».


Al centro delle preoccupazioni di Craxi negli anni tra il ’96 e il ’98 c’è il modo come si stava costruendo l’Unione europea, del cui avvio lui da premier fu protagonista con quel vertice europeo di Milano che portò all’Atto unico.


«Se l’Europa fosse stata costruita in modo più equo e solidale forse il mondo non sarebbe in preda alle diseguaglianze che provocano guasti: dall’immigrazione incontrollata al divario sempre più grande tra ricchezza e povertà, fino a una nuova riedizione della guerra fredda con la corsa al riarmo di questi giorni. Quelle lezioni contenute nel libro sono ancora oggi di estrema attualità».


Craxi da Hammamet avverte che così «l’euro non sarà un miracolo». E si chiede preoccupato: «Prima che il ciclo virtuoso della moneta unica possa avviarsi e tradursi in una dinamica di crescita e occupazione, che ne sarà dell’Italia posta sotto controllo di parametri rigidi, accettati senza discutere come fossero dei dogmi e delle leggi auree?». Monito di drammatica attualità, per il quale ora Craxi sembra tirato un po’ per la giacca dal pensiero sovranista. Che ne pensa?


«Craxi era un europeista convinto. Voleva che l’Europa si costruisse secondo regole e principi di giustizia sociale, di solidarietà tra Nazioni aperte al mondo, un’Europa vicina ai cittadini. Oggi Craxi avrebbe lavorato per la riforma dell’Europa».


Quale è ancora oggi la lezione che viene da Sigonella?


«Sigonella è la dimostrazione che si può stare all’interno di sistemi nazionali e sovranazionali e al tempo stesso difendere gli interessi nazionali. È stato grave non averlo ascoltato allora, sarebbe grave non ascoltarlo oggi».

A presentare con lei a Milano il libro ci sarà Silvio Berlusconi, l’unico leader di partito che senza se e senza ma ha sempre difeso la memoria del suo amico “Bettino” e il suo liberalsocialismo. Qual è il significato anche per quanto riguarda la politica estera della presenza del quattro volte premier?


«C’ è una forte affinità nella politica estera di cambiamento tra Craxi e Berlusconi. Craxi lavorò per la fine della guerra fredda (lo statista socialista sottolinea nel libro il valore decisivo della sua scelta di far istallare gli euromissili a Comiso come deterrente di pace nei confronti di quelli sovietici, ndr); Berlusconi ha lavorato per l’accordo (Usa-Russia, ndr) di Pratica di Mare. Craxi aveva una visione di insieme nel Mediterraneo e del ruolo chiave dell’Italia; Berlusconi firmò quel capolavoro diplomatico che fu il trattato di cooperazione e amicizia con la Libia. L’Europa Craxi voleva riformarla. È quella stessa intuizione che oggi (è il senso di quanto afferma il leader azzurro dopo l’incontro, insieme ad Antonio Tajani, con il capogruppo del Ppe al parlamento europeo Manfred Weber, ndr) viene rilanciata senza intenti distruttori da Berlusconi».


di Paola Sacchi

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