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Irrispettoso bivacco dei "no border" al cimitero di Ventimiglia




L’Italia è diventata un paese surreale al limite del macabro o comunque sul filo sempre più logoro dell’indecenza e della mancanza di rispetto ormai in quasi qualsiasi cosa. Secoli fa, con il beneplacito di Santa Romana Chiesa, sono sacrosantamente esistite le “danse macabre”, le danze macabre e altri riti che moraleggiavano la tristezza e l’ineluttabilità della morte, ed il conseguente rispetto per i defunti, nei confronti e da parte del popolo. Il culto dei trapassati è parte integrante dell’essere umano, a qualsiasi latitudine e a qualunque religione egli appartenga. Il cimitero, un tempo almeno, era un luogo importantissimo e sacro della città. Oggi stiamo assistendo a un mondo che precipita nel caos ogni giorno di più e poco edificante esempio di questo è quanto è avvenuto nel cimitero di Ventimiglia in provincia di Imperia. Certo un arguto spirito romanesco di oggi avrebbe salacemente commentato con un “mortacci loro e de’ pippo!”, ma qua non siamo più nell’ironia popolana, è semplicemente in atto un’avvenuta secolarizzazione della società che ha completamente fatto perdere di vista ogni aspetto sacro.


Infatti nel camposanto della bella cittadina ligure sul confine francese, invece di sdraiarsi all’ombra delle palme dei giardini Hambury, sono entrati decine di manifestanti “no border”, non per porgere rispetto e preghiere, ma per bivaccarvi come ad un qualsiasi raduno estemporaneo, un “flash mob” tanto di moda, in cerca di fontane nelle quali fare il bagno e rifrescarsi, mangiare, bere e mettere la loro musica, inappropriata certo al luogo, a un volume da “rave party”. Certo i defunti dormono dell’eterno riposo e non saranno svegliati dalle note sguaiate uscenti dagli altoparlanti del furgone del popoloso corteo che nel pomeriggio avrebbe percorso il centro cittadino pretendendo la libera circolazione degli stranieri nelle strade d’Europa, ma resta il fatto inaccettabile della mancanza di decenza non soltanto verso chi è nel mondo dei più, ma anche verso coloro che invece restano nel nostro e magari si recano al cimitero per ricordare i propri cari ed esterrefatti si ritrovano in una Woodstock fuori contesto.


Certo sì, in questo mondo di Oz, in questo Paese delle Meraviglie dove appunto ogni cosa va al contrario i rifugiati, i migranti, i “no borders” meritano più rispetto dei nostri defunti. Così mentre i resti mortali di coloro che ci furono cari, le salme, continuano il loro sonno, più di settemila contestatari multicolori, provenienti anche da altri paesi, ha manifestato per le strade della città della riviera di ponente gridando il loro supporto ai migranti fermi presso il confine, dopo aver lasciato il cimitero cittadino nuovamente, si spera, ad un più probo e pietoso silenzio, ignari di quello che scriveva Ugo Foscolo sulle “urne dei forti”. Ma forse, è troppo da noi pretendere tanto.



DPF

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