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Italia a crescita zero, Conte: «Tutto previsto» ma lo spread sale


Prodotto interno lordo invariato, 0,8%, rispetto a tre mesi fa. E i dati Istat gelano i mercati: la Borsa di Milano scende mentre lo spread sale bruscamente. È come una catena: il Pil si ferma, quindi il governo vuole attuare una politica espansiva, i mercati non ci credono e vendono i titoli pubblici che devono aumentare i rendimenti per ridiventare appetibili mentre il differenziale con quelli tedeschi aumenta la forbice. Ma andiamo per gradi.

In tutta Europa la crescita delude le aspettative, si prevedeva un +0,4% ma ne è arrivata solo metà, +0,2%. Gli analisti sostengono che una contrazione era prevista, ma le cose poi sono andate peggio del previsto, e la frenata in Eurolandia pare sia colpa della Germania, dove le case automobilistiche faticano a tornare nell'alveo legale sui test di emissioni. E poi ci sono le ventate protezionistiche, specie dagli States, con le esportazioni ferme ai livelli della primavera. Pesa anche l'aspettativa sullo stop definitivo della Banca Centrale Europea al quantitative easing da dicembre: il governatore Mario Draghi lascia aperta la porta della prosecuzione, ma il termine sembra ormai fissato.

Anche in Italia lo stop del Pil si può imputare all'industria; le immatricolazioni di autovetture scendono del 25,4% rispetto al 2017, quelle degli autocarri del 21,7%; le Fiat passano da 33 mila a 18.700. I macchinari per le industrie fanno registrare un -15,3%. Frenano anche il mattone e i consumi delle famiglie. Piazza Affari era a +0,6% quando sono usciti i dati Istat ed è precipitata a -0,7% per poi chiudere a -0,22% e lo spread risale da 294 a 312 punti base. E noi ne paghiamo il prezzo. Va bene l'asta per il collocamento di titoli a media-lunga scadenza per 4,5 miliardi di euro, ma il costo del rifinanziamento è alto rispetto ai titoli piazzati a settembre: dal 2,03% al 2,58% sul quinquennale e dal 2,90% al 3,36% sul decennale con un costo maggiore, rispetto a sei mesi fa, di quasi 690 milioni di euro. Tassi che certamente rendono i titoli appetibili ma molti investitori preferiscono stare alla finestra, in attesa di vedere come va a finire il braccio di ferro con la Commissione Europea sul bilancio, e si teme che l'aumento dello spread si vada prima o poi a scaricare sui clienti delle banche, che aumenteranno i tassi sui finanziamenti a famiglie e imprese. Rimane una certa sfiducia: i mercati non credono che la manovra espansiva italiana possa rilanciare la crescita, non quanto crede il governo che ha come obiettivo per il 2019 un ambizioso +1,5%, mentre il Fondo Monetario toglie uno 0,5%.

La crescita zero tra luglio e settembre registrata dall'Istat arriva dopo oltre tre anni di espansione e ci riporta ai livelli dell'ultimo trimestre 2014. L'istituto di statistica segnala anche la terza variazione negativa consecutiva nei settori industriali. Per l'Italia le aspettative di crescita per il 2019 sono al di sotto dell'1%. «È uno stop congiunturale, riguarda l'intero quadro dell'economia europea. Il dato era previsto, per questo faremo una manovra espansiva» dice il premier Conte da Nuova Delhi. E il vicepremier Luigi di Maio aggiunge: «Con la manovra del popolo non solo il Pil ma la felicità dei cittadini si riprenderà, questi risultati dipendono dalla manovra approvata a dicembre 2017, targata Partito Democratico». E Matteo Salvini da Facebook aggiunge che «Se il Pil rallenta è perché quelli di prima obbedivano a Bruxelles, un motivo in più per tirare avanti».


di Paolo dal Dosso

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