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Italia Viva e Rai da riformare. Di Maio: Vertici da cambiare, auspichiamo convergenza in Parlamento

La vicenda Rai, da Fedez alla riforma, passando per Report. E la formazione politica, con un evento organizzato da Italia Viva Monza e Brianza, che si tiene oggi pomeriggio (da remoto, naturalmente).

Ne abbiamo parlato con Marco Di Maio, vicepresidente del Gruppo di Italia Viva alla Camera.



#MarcoDiMaio sarà presente a “Dalle scuole di partito alle scuole di formazione politica”, moderato da Giovanni Siragusa e a cui interverranno il senatore Marco Follini, Giulia Pantaleo, segretario nazionale della Gioventù Liberale Italiana, Alessio Alberti, coordinatore Brianza Ovest Italia Viva, e Alessandro Cagliani, esponente politico di Vimercate.


Onorevole Di Maio, partiamo dalla Rai. Tema caldo, da Fedez a Report. Qual è il suo pensiero?

Il mio pensiero è molto chiaro. Un personaggio pubblico come Fedez dice cose di cui naturalmente si assume la responsabilità. Ma il baccano mediatico è poco edificante. E anche la lettera pubblica della rappresentanza della Commissione Europea in Italia, che ha stimolato “Anni Venti” a non fare disinformazione, è la testimonianza della necessità di cambiare il vertice aziendale. Quello di Report è un esempio di utilizzo distorto del servizio pubblico. La libertà di pensiero, di parola, di organizzazione del lavoro dei giornalisti non è in discussione, mai. Ma non diventi anarchia, che sulla base del nulla mette in piedi teoremi finalizzati a distruggere qualcuno.


La Rai, dunque, è in cima alle vostre priorità. Per voi va sottratta al controllo dei partiti. Ma in che modo pensate possa essere modificata?

Sì, per noi è un tema prioritario, e non da oggi. Abbiamo depositato in queste ore una proposta di legge di riforma della Rai: proponiamo di trasformare la governance sottraendola alle turbolenze dei partiti e consegnandola a criteri di qualità, contenuti e competenze interne. La Rai, infatti, troppo spesso si affida a professionalità esterne invece di valorizzare quelle che ha. Bisogna dare servizio di qualità e valore al lavoro della più importante azienda culturale del Paese. Nella nostra proposta riprendiamo un’idea del 2007, quando c’era il governo Prodi, per cui ci aspettiamo ampio consenso all’interno del Parlamento. La soluzione della fondazione è la migliore per garantire autonomia, con i vertici che verrebbero nominati in maniera asettica e con criteri stringenti. L’obiettivo è la riorganizzazione del servizio pubblico, con parallelo potenziamento della presenza sul digitale e dei servizi di pubblica utilità.


Veniamo all’iniziativa di oggi, l’ennesima di Italia Viva sull’aspetto formativo: cosa vi spinge a insistere così tanto?

Siamo convinti che i partiti di oggi non siano più quelli del passato, c’è una differenza abissale. È inimmaginabile, per una questione di risorse ma non solo, che possano essere organizzate scuole di partito come erano prima. Ci piace perciò seguire un modello che intrecci esperienze e relazioni e che metta in primo piano l’interesse dei giovani per la politica. Tutto questo per noi ha grande importanza.

C’è necessità di restituire protagonismo ai giovani, non solo quando esercitano il diritto di voto. Dobbiamo dargli spazi decisionali, altrimenti falliremo gli appuntamenti col futuro. Gli appuntamenti formativi sono un momento propizio anche per cercare giovani non solo in quanto giovani, ma anche perché capaci. Organizziamo appuntamenti come quello di oggi, ma anche le scuole estive, perché rappresentano un’esperienza per i partecipanti. Certo, in pochi giorni, o addirittura in poche ore, non si può avere la pretesa di trasferire tantissime nozioni ai partecipanti. Ma di certo si possono fornire stimoli e suggestioni, oltre che raccontare vite professionali: a Salsomaggiore Terme abbiamo organizzato interessantissimi incontri con il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che ha parlato di politica estera, e con il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha affrontato il tema del rapporto tra Stato e Regioni.


Nell’incontro di oggi c’è la presenza del segretario nazionale della Gioventù Liberale Italiana, Giulia Pantaleo. Che rapporto c’è con il giovanile del Pli?

Da tempo portiamo avanti collaborazioni con vari gruppi e movimenti politici, e in quest’ottica va vista la collaborazione anche con la GLI. Con loro c’è comunanza di vedute su diversi temi – dall’economia alla giustizia, secondo un’impostazione garantista. E poi sono l’esempio di giovani che si impegnano in politica.

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