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Immagine del redattorespraynews2018

L’ambiente umiliato

Presentato da Legambiente il Rapporto Ecomafia 2020


Quattro #reatiambientali ogni ora sono un’enormità. Significa che in un giorno se ne perpetrano 96 e che in una settimana diventano 672.

È quanto emerge dal Rapporto #Ecomafia 2020 realizzato da Legambiente con il sostegno di COBAT e NOVAMONT, aziende che si occupano di trattare e riconvertire i rifiuti secondo il principio dell’economia circolare.


Nel 2019 i reati contro l’ambiente sono aumentati del 23% rispetto al 2019. Quelli accertati dalle Forze dell’ordine sono 34.648.

La ricerca, pubblicata in un volume disponibile sul sito di #Legambiente, è stata presentata in diretta streaming (attraverso la formula del talk on line) sulle pagine Facebook di Legambiente e La Nuova Ecologia.


Secondo quanto emerge dai dati, il primo posto nella classifica delle attività eco-criminali spetta agli illeciti nel ciclo del cemento: 11.484 (+74,6% rispetto al 2018). Al secondo posto i reati nel ciclo dei #rifiuti: 9.527 (+10,9% rispetto al 2018).

Aumentano anche i reati contro la #fauna: 8.088: (+10,9% rispetto al 2018). Quasi raddoppiano quelli connessi agli #incendi boschivi: 3.916 (+92,5% rispetto al 2018).

Anche l’#abusivismo edilizio non arretra e cresce anche il numero delle inchieste sulla corruzione ambientale.

Riprendono a crescere i roghi nella Terra dei Fuochi: quasi 2.000 (+ 30% rispetto al 2018). Anche nel settore delle agromafie aumentano i reati penali e gli illeciti amministrativi (+54,9% rispetto al 2018).


Tra le regioni, la Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti). Come ogni anno, in queste quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, si concentrano il 44,4% dei reati, quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati.


La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, ferme a 86.

“I dati del rapporto Ecomafia 2020 – dichiara Stefano #Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – raccontano un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era pre-Covid. Ma la pressione dello Stato non si è arrestata. Anzi. I nuovi strumenti di repressione, garantiti dalla legge 68 del 2015, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione.”

Non bisogna però abbassare la guardia perché dice Ciafani, le mafie, in questo periodo di pandemia, cercano di estendere le loro attività sfruttando la crisi economica e sociale.

Secondo il Rapporto, nel 2019 il business potenziale complessivo dell’ecomafia si stima sia di 19,9 miliardi di euro. Dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 miliardi.

“A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi – spiega Legambiente – sono stati 371 clan (3 in più rispetto al 2018), attivi in tutte le filiere: cemento, rifiuti, traffico di animali, energie rinnovabili e distorsione dell’#economiacircolare”.


“Contro le ecomafie – ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervenendo alla presentazione del rapporto Ecomafia 2020 - sono state adottate leggi di contrasto, ma molti provvedimenti sono ancora fermi in #Parlamento. Sarebbe importante rendere delitti alcuni reati contro l'ambiente che oggi sono solo contravvenzioni. Fra questi reati ambientali contravvenzionali il procuratore ha indicato l'inquinamento atmosferico, “dove serve un controllo serio, dato anche il problema del riscaldamento globale”. Cafiero De Raho ha poi auspicato l'innalzamento della soglia sanzionatoria per il traffico internazionale di rifiuti.


Il lavoro di ricerca - tiene a precisare Legambiente - è stato dedicato quest’anno al consigliere comunale Mimmo Beneventano, ucciso dalla camorra il 7 novembre del 1980, e a Natale De Grazia, il capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, scomparso il 12 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti delle navi dei veleni nel mar Tirreno e nel mar Ionio.


di Elena Venditti


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