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L'anatema di Forza Italia: «Senza il Cav Salvini non sarà mai premier»



Quell’1 per cento di Bolzano brucia, così come quel 2,8 di Trento. Tutto a vantaggio della forte avanzata leghista in Trentino Alto Adige. E certamente ad aumentare l’umor nero di Silvio Berlusconi e di Forza Italia c’è l’uscita a gamba tesa di Giovanni Toti, il governatore azzurro della Liguria, fautore del partito unico con i leghisti, che ripete nei confronti di Fi le stesse parole, come ricorda subito Mara Carfagna, che usò il regista di sinistra nel 2002 con gli esponenti dell’Ulivo: “Con questi dirigenti non vinceremo mai più”. Ma Sestino Giacomoni, deputato azzurro, in prima fila nello staff di Arcore, fa anche notare, parlando con Spraynews, l’altra faccia della medaglia: “ Matteo Salvini però senza Forza Italia non riuscirà a diventare presidente del Consiglio. Senza di noi, ma con i Cinque Stelle, si rassegnerà a fare il vicepremier, il numero due”. E in una nota Giacomoni di fatto esterna quello che è il pensiero di Berlusconi soprattutto di fronte alla bocciatura della manovra da parte della commissione Ue: Salvini stacchi la spina al governo. Dice Giacomoni: “Chiediamo a Salvini di tirare il freno a mano e di far scendere i 5 stelle da palazzo Chigi, prima che sia troppo tardi”. Prosegue lo stretto collaboratore del Cav: “ Ha ragione Salvini quando dice che in passato lo spread ha fatto cadere un governo. Ma all’epoca Berlusconi si trovava a governare nel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti e le dimissioni furono un atto di generosità per evitare al Paese di fare la fine della Grecia. Oggi il problema non viene dall’esterno, ma da un governo pieno di contraddizioni, dal giorno delle elezioni sono stati bruciati 300 miliardi di euro del risparmio degli italiani”. Insomma, parole tutte improntante alla linea di proseguire nel tentativo di indurre il vicepremier, ministro dell’Interno e capo leghista a staccare la spiana, facendo emergere le contraddizioni nel governo giallo-verde. La linea che impronta tutte le uscite della capogruppo azzurra alla Camera Mariastella Gelmini. Nonostante la vera e propria débacle del Trentino Alto Adige il doppio registro azzurro prosegue: attaccare i Cinque Stelle e incalzare Salvini che si continua a considerare un alleato. Ma più d’uno dentro Fi si ribella e dice: basta bisogna attaccare ormai anche Salvini. La situazione di Fi, messa a un bivio, non è affatto bella, rinviati anche gli Stati generali di Ischia per il fine settimana, ufficialmente a causa del maltempo. E brucia nel risultato di domenica scorsa soprattutto il fatto che Berlusconi ci abbia messo la faccia, restando tre giorni in Alto Adige. I ben informati ci vedono soprattutto un gesto di generosità nei confronti della coordinatrice Michaela Biancofiore, berlusconiana di ferro, che ora ha rimesso il mandato, per evitare che diventasse proprio lei che aveva portato Fi il 4 marzo a Bolzano al 10 per cento (più o meno la stessa percentuale ora della Lega in Alto Adige dove è all’11 per cento) il capro espiatorio della sconfitta. Quello di domenica è stato un voto locale, certo. E come fanno notare dentro il partito azzurro alla fine “abbiamo conservato quell’1 per cento di quel 2,5 per cento che avevamo raggiunto con la Lega a Bolzano”. Una Lega che però ora a Bolzano città è volata al 27 per cento. Per non parlare del Trentino dove grazie anche alla candidatura del quarantenne d’assalto Maurizio Fugatti il Carroccio ha sbancato. Ma quando Toti dice che Forza Italia è finita, in realtà forse dovrebbe dire che se prosegue così e il voto di domenica è davvero l’inizio di quello “tsunami” che lui paventa, più che Fi è finito il centrodestra. E se il trend delle Dolomiti scende giù in tutta la penisola Salvini non avrà di fatto più quel doppio forno (ovvero il centrodestra) sul quale far leva come punto di forza nei confronti dell’alleato di governo pentastellato nei momenti di frizione. Certamente ora la Lega è obbligata a sfondare davvero al Sud perché “se noi continuiamo a perdere e la Lega non cresce, va a finire che si rafforzano i Cinque Stelle o lo stesso Pd…”, osserva un azzurro della prima ora, vicino al Cav. Ma i leghisti fanno spallucce e replicano: “E che fa? Tanto i voti di Fi li prendiamo noi e siamo in crescita anche al Sud”. Qualche esponente del Carroccio vicino alla scuola realista di Giancarlo Giorgetti non nega però che se Fi crolla “ci potrebbe essere un problema anche per noi”. Ovviamente, come dicono i leghisti, è Forza Italia che deve risolvere i suoi problemi. Ma è un fatto, come dice Giacomoni, lo stretto collaboratore del Cav, a Spraynews, che è un film impossibile quello che vede i Cinque Stelle un giorno incoronare Salvini presidente del Consiglio. Da qui probabilmente la necessità anche per Salvini che il centrodestra non finisca.


di Paola Sacchi

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