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L’avvicendamento


di Michele Lo Foco

Mai come in questo momento storico l’avvicendamento di nuovi dirigenti in sostituzione della precedente squadra amministrativa sembra l’unica soluzione ad un declino rapidissimo delle strutture del settore audiovisivo.

Il problema non è sostituire persone di destra a persone di sinistra, ma di immettere nelle amministrazioni persone capaci ed esperte al posto di funzionari di partito che la sinistra ha elevato a tecnici e che tecnici non sono diventati nemmeno dopo anni di permanenza sulle poltrone.

Ubbidire, seguire strade sbagliate, camuffare la realtà, adattarsi ad un ruolo sono le caratteristiche di persone ambiziose che pur di raggiungere posizioni di rilievo non esitano a mortificare la propria indipendenza.

Gli esempi abbondano, ed uno dei più macroscopici è lo scandalo avvenuto nell’ambito della comunità europea, con valigie di soldi che venivano consegnate a deputati e dirigenti sconosciuti alla gran parte delle persone per modificare le opinioni ambientali su alcuni paesi musulmani, poco inclini alla dignità umana ma molto molto ricchi.

Soldi, di solito di questo si tratta quando la corruzione svolge il suo mestiere, e come noto i soldi asfaltano le coscienze, placano le pulsioni peggiori, esaltano le pulsioni migliori e come diceva Marx fanno diventare bello un uomo brutto.

Se le strutture sono guardate dall’esterno con occhi bramosi e non con la consapevolezza della loro intrinseca utilità, se le persone che lavorano in un ambiente sono solo numeri e non individui pensanti, se vengono cancellati ruoli e funzioni in cambio di maggiori comodità, sempre, dico sempre, i risultati peggiorano di giorno in giorno, ed il personale egoismo diventa virale.

Il caso di Cinecittà e dei rilievi della Corte dei Conti non è che l’ultimo esempio di una gestione superficiale sia delle strutture che dei fondi pubblici, esercitata da persone che non hanno gli strumenti per valutare le circostanze ma solo uffici sontuosi e qualche autista.

E non è solo il dato burocratico ad essere il perno delle contestazioni, perché in tal caso qualche soluzione il Ministero potrebbe escogitare, bensì la strategia iniziale che manca totalmente di realismo, mirata esclusivamente ad occupare uno spazio finanziario per gestire appalti a vantaggio di qualcuno.

Se non viene posta la parola fine a questo valzer di dilettanti allo sbaraglio, di figli di papà abituati a ricevere e non a dare, a rifugiati politici in attesa di invecchiare decorosamente, le nostre povere strutture, la nostra povera industria artigianale, la nostra cultura audiovisiva saranno destinate ad estinguersi e a servire alla tavola dove le piattaforme e gli stranieri si abbuffano.

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