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L'editore espulso diventa un "martire" fascista, in rete solidarietà a valanga: la sinistra censura



Primo martire "fascista" per mano della democrazia. A leggere i commenti sul suo profilo Facebook, sembra questa la fine che ha fatto l'editore di Altaforte, Francesco Polacchi, 33 anni, romano, dal 2004 uno dei leader della formazione politica di estrema destra CasaPound, coordinatore di Piemonte e Lombardia. L'imprenditore è stato espulso dal Salone del Libro di Torino dov'era approdato col titolo "Io sono Matteo Salvini", scritto da Chiara Giannini. Ed è stato indagato dai magistrati del capoluogo piemontese per sospetta apologia del fascismo dopo che Polacchi ne ha cantato le lodi. Tante polemiche ma anche tanta notorietà. "Francesco per favore - dicono parecchi messaggi in Rete - non lasciatevi intimorire dalla cloaca maxima sinistra che ammorba l'Italia da più di 70 anni". E poi del tipo: "Non sono fascista... sono invece solidale nei suoi confronti perché la vera democrazia è aperta a tutte le idee", "Per pietà non si arrenda... non diamola vinta al pensiero unico di sinistra". E infine, la forma di solidarietà forse più gradita: "Ho deciso che comprerò un titolo a caso dal vostro catalogo". Un proposito che dev'essere stato lo stesso di molti altri e che deve aver fruttato un mare di copie vendute se questa mattina l'editore Polacchi ha risposto alla sua espulsione dalla rassegna rivelando il numero di libri ordinati dopo la vicenda. "Il libro 'Io sono Matteo Salvini' è già esaurito - ha detto - e stiamo già programmando una ristampa".


POLACCHI NON MOLLA: ATTACCO A SALVINI. QUERELO IL SALONE DEL LIBRO

Ma il caso Altaforte non è solo commerciale, è anche politico. Lo ha dichiarato proprio Polacchi che stamattina si è presentato davanti al Salone del Libro: "Le mie dichiarazioni sono state usate come scusa - protesta - sono stato denunciato per un reato di opinione. Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura, ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro 'Io Matteo Salvini'. E' un attacco al ministro dell'Interno, che comunque non voglio tirare per il bavero. Sicuramente - continua - sarebbe stato meglio se avesse avuto un approccio diverso, ma ci sta che il ministro dell'Interno, che viene attaccato quotidianamente dalla sinistra, tenga una posizione più neutrale. C'è un equivoco di fondo - aggiunge - non ho mai parlato con Matteo Salvini rispetto a questo libro. Noi abbiamo un contratto con l'autrice Chiara Giannini. Salvini mi ha conosciuto cinque anni fa, in una situazione conviviale, quando ancora non era ministro dell'Interno. E' verosimile che non si ricordi di me". Non solo. L'editore non vuole finirla qui e annuncia querele: "Ci è stato revocato, come Altaforte edizioni, lo stand che avevamo regolarmente acquistato. Questa revoca - tuona - la reputiamo inaccettabile: quindi adiremo subito a vie legali contro il Salone del Libro. Vogliamo andare in tribunale". E conclude lanciando un appuntamento che è anche una sfida: sabato a Torino Altaforte presenterà il libro-intervista al ministro dell'Interno. "Con noi ci sarà l'autrice, Chiara Giannnini - anticipa -. La location la comunicheremo più avanti. Invitiamo a partecipare Feltri, Belpietro, Sallusti, Sgarbi, Mughini, Sansonetti, anche come relatori".


IL GOVERNATORE DEL PIEMONTE: STIAMO COI DEPORTATI NON CON MUSSOLINI

Una posizione che ha scatenato prevedibili reazioni. “Nessuna censura né tantomeno rogo dei libri, come evoca Matteo Salvini - replica il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino - solo un esposto alla Procura della Repubblica per le dichiarazioni di Francesco Polacchi e successivamente la rescissione del contratto, di fronte alla possibilità che Halina Birenbaum, testimone attiva dell’Olocausto, tenesse la sua prolusione fuori dai cancelli. Abbiamo preferito ospitare e schierarci con chi è stato deportato nei campi di concentramento - continua il presidente della Regione - piuttosto che con chi si dichiara fascista, esalta Mussolini e considera l’antifascismo il male del paese, rispettando lo spirito di questa manifestazione e della storia e tradizione di Torino e del Piemonte. Forse - chiosa - il ministro dell’Interno avrebbe preferito stare con il fascista editore della sua intervista e avrebbe lasciato fuori la vittima di Auschwitz. Però il ministro dell’Interno di un governo serio dovrebbe innanzitutto far rispettare le leggi Scelba e Mancino che applicano la Costituzione”.


di Fabio Di Chio

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