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L'europarlamentare Ciocca (Lega), a maggio vedremo il ribaltamento di questa Europa dei burocrati



Quante scarpe ha comprato onorevole? Angelo Ciocca, l’europarlamentare della Lega che nell’ottobre del 2018 è balzato agli onori delle cronache per aver “timbrato” con una suola, rigorosamente made in Italy, le carte con cui il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici annunciava la bocciatura della manovra italiana, dall’altra parte del telefono si lascia andare ad una risata. «Mi auguro di non dovere più usare le scarpe. Anzi, ne sono convinto. Con quel gesto lo scorso anno ho calpestato la montagna di bugie che Moscovici aveva scritto contro il nostro paese, ma mi sento di poter dire che stavolta non serviranno le scarpe. Basteranno le matite, quelle degli italiani e dei cittadini europei che nelle elezioni per il rinnovo del parlamento avranno l’occasione di liberarci dai tanti euroimbecilli che in questi anni hanno imposto al Continente, e in particolare all’Italia, politiche scellerate».


Quello della scarpa non è il suo solo gesto eclatante. Solo per ricordare alcune sue “imprese” la flat tax spiegata con una brocca d’acqua, o la sveglia gigante nell’aula per protesta contro l’abolizione dell’ora legale. Dica la verità a lei piace provocare?

«Un pochino sì, lo ammetto, ma vede il punto è che alla violenza delle politiche che l’Europa ci impone bisogna rispondere in maniera efficace ed immediatamente comprensibile. Lei la chiama provocazione, ebbene se la provocazione funziona ben venga! Su quella caraffa avevo disegnato una famiglia italiana annegata dalla eccessiva tassazione. D’altronde non possiamo in Italia fare delle politiche che vanno incontro alle famiglie, alla natalità, e dall’altra avere un’Europa matrigna che va in tutt’altra direzione. Le priorità dovrebbero essere il lavoro, l’immigrazione, le politiche per tutelare le eccellenze agroalimentari del Vecchio Continente e invece spesso e volentieri si assiste a dibattiti che hanno dell’incredibile, come quello sull’ora legale che ricordava prima. Ore e ore di discussione inutile, con spreco del denaro dei contribuenti europei, per arrivare poi alla conclusione che ogni stato decide quello che vuole».


Quali interessi c’erano dietro le lancette dell’orologio?

«Il risparmio sulle bollette dei cittadini italiani grazie all’ora legale è di 100 milioni di euro all’anno che equivale però ad un mancato introito per le multinazionali. E faccio sommessamente notare che in quell’occasione Junker fece un intervento non in favore dei cittadini ma delle grandi società dell’energia. Questa Europa così com’è non va, ecco perché va ribaltata».


Che cosa farà se verrà riconfermato a Bruxelles?

«Politiche per la famiglia, valorizzazione del made in Italy e lotta alla contraffazione, sono alcuni dei temi sui cui intendo continuare ad impegnarmi se verrò rieletto. Invece di progetti per aiutare i cittadini europei a mettere al mondo figli in questi anni i soldi dei cittadini europei sono andati a finanziare la clandestinità. Sull’immigrazione bisogna che l’Ue capisca una volta per tutte che “aiutiamoli a casa loro” non è uno slogan per lavarsene le mani, ma, al contrario, è la strada maestra per restituire all’Africa un futuro. Il sottosuolo del continente africano, per dire, contiene il 30 per cento dei materiali preziosi del pianeta eppure quelle risorse sono sottratte a quei popoli, saccheggiate da speculatori, anche europei sottolineo, senza scrupoli. I giovani africani possono essere i protagonisti di un futuro diverso, ma vanno aiutati concretamente a sviluppare le economie dei loro paesi. L’Europa e l’Occidente possono fare molto ma dobbiamo cambiare paradigma e dire no ai finti aiuti che depauperano l’Africa. Io vorrei che l’Europa parlasse con una voce sola su questi e su altri temi. Però non voglio che la voce sia quella franco-tedesca e basta. D’altronde se pensiamo che ci sono italiani che hanno votato per l’ingresso della Turchia in Europa o per farci consumare le cavallette asiatiche ci rendiamo conto di quanto è importante per la Lega presidiare il parlamento europeo».


Vi accusano, a voi leghisti, di voler uscire dall’Europa, invece a sentirla sembra un europeista convinto.

«Di un’altra Europa però. Finora a presidiarla sono stati i killer della finanza speculativa. E ora di mandarli a casa. L’Europa è una grandissima potenza, ha il 17 per cento circa della popolazione mondiale e produce il 23 per cento del Pil globale. Il 90 per cento della nostra vita è condizionata dall’Europa, nel caso dell’agricoltura e dell’alimentazione la percentuale è il 100%. Ecco perché è fondamentale starci con consapevolezza. Personalmente pur avendo avuto l’occasione di essere candidato alle politiche dello scorso marzo ho preferito restare in Europa. Il parlamento non è e non deve essere un buen retiro ma, al contrario, la trincea avanzata da cui difendere il proprio paese. E voglio dire ai lettori di spraynews e ai cittadini che presidiare le istituzioni europee porta dei risultati. Io da semplice deputato ho presidiato un tema importante come quello dell’importazione di riso proveniente dal sud est asiatico e alla fine - dopo anni di battaglie, interpellanze scritte e, perfino, un viaggio in Cambogia per documentare la situazione terribile in cui sono costretti a lavorare i bambini nelle risaie, a contatto con diserbanti che qui in Europa sono vietati - la Commissione europea ha approvato una clausola di salvaguardia a tutela della filiera risicola italiana. A gennaio sono stati ripristinati i dazi sul riso proveniente da Cambogia e Myanmar. E’ sicuramente stata una battaglia per le nostre imprese, fortemente danneggiate dai dazi zero, ma non solo: è stata una battaglia per mettere i riflettori sul tema dei diritti umani e la dignità del lavoro in quei paesi, ma anche per la tutela della salute dei cittadini europei».


Lei sostiene che in Europa vogliono fermare la ricetta italiana. Ma ammesso che così fosse non trova preoccupante che l’Italia oggi parli una lingua diversa da quella dei paesi fondatori dell’Europa?

«Assolutamente sì e sono convinto che a maggio arriverà un segnale forte, una voglia di ribaltamento di questa Europa dei burocrati anche in Francia e Germania. Sentiremo voci diverse da quelle ora stonate che pretendono di dettare l’agenda. Faccio solo notare che Moscovici appartiene ad una forza che in Francia rischia di non superare nemmeno la soglia di sbarramento. La linea di Moscovici è destinata ad essere travolta dallo tsunami elettorale. Guardi la polveriera libica. Non riusciamo a tenere a lungo in una situazione di questo tipo senza l’Europa, per questo mi auguro che il 26 maggio ci possa essere un’Europa amica dell’Italia».


Senta Ciocca non è solo l’Ue dei burocrati ad avercela con voi. Due giorni fa anche Standard & Poor’s non è stata tenera con l’Italia. Il giudizio dell’agenzia di rating è stato durissimo: la politica del governo, dice S&P, «ha giocato un ruolo nel portare l'economia italiana in recessione tecnica nella seconda parte del 2018». Che risponde?

«Intanto che delle agenzia di rating bisogna diffidare. Abbiamo visto nel passato che una agenzia di rating consigliava di acquistare azioni che il giorno dopo sono fallite. Questi organismo sono troppo inclini alla speculazione finanziaria. A noi interessa “l’agenzia” delle famiglie e della aziende che hanno bisogno della riduzione della pressione fiscale. Ci interessa, ancora, mettere delle regole ferree che tutelino le produzioni europee di fronte all’invasione dei merci provenienti dall’Asia, dove il costo del lavoro e infinitamente più basso e i diritti dei lavoratori compressi. Sono questioni cruciali che se non affrontate con decisione rischiano di desertificare i nostri distretti produttivi».


A Roma i rapporti tra voi e il M5S non sono dei migliori. Da settimane gli italiani assistono ad una escalation di conflittualità che non si registra nemmeno tra avversari politici. Ma, se non è una commedia delle parti allora perché state insieme, non sarebbe meglio prendere atto che questa alleanza ha fatto il suo tempo?

«Dopo il voto del 4 marzo c’erano solo due possibilità: o fare un governo onorando il voto dei cittadini o mettere il governo in mano agli euroburocrati. Abbiamo ritenuto di rispettare la volontà degli elettori e siamo contenti di aver fatto quella scelta. Perché poi si può dire tutto, ma il governo ha fatto provvedimenti importanti ed attesi, penso a quota 100, alla legittima difesa, alla politica sull’immigrazione. E i progetti da portare avanti sono ancora tanti, prima fra tutti l’autonomia: se subito dopo le europee verranno messi in cantiere il governo potrà continuare il suo cammino, se invece l’esecutivo si metterà al traino del movimento del no allora... ma sono convinto che passate le europee si tornerà a concentrarsi sul contratto di governo. Mancano una manciata di giorni al voto e probabilmente qualcuno cerca di massimizzare il risultato. Ma una cosa deve essere ben chiara: gli italiani preferiscono avere un provvedimento in più e una polemica in meno».


di Pietro Roccaldo

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