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L'ex europarlamentare De Martini: «Quando Draghi era presidente della Bce solo in due ad ascoltarlo»


Isabella De Martini, detta Susy, ex europarlamentare di Forza Italia, apprezzando il lavoro dell'attuale premier Draghi e addirittura invitandolo a essere il nuovo leader di un centrodestra meno sovranista non rinuncia a rivelare che quando era presidente della Bce in Parlamento, «erano solo in due gli italiani ad ascoltarlo». Da medico, allo stato impegnata sulle navi da crociera e in modo particolare nel Mar Baltico, poi, esorta gli italiani a non abbassare la guardia sul Covid e a seguire il modello adottato in quei Paesi, non bocciando neanche il comportamento di Macron e ritenendo invece molto discutibile quello dell'attuale ministro Speranza.


Susy De Martini, considerando che adesso è a lavoro su una nave da crociera, quale l’opinione più diffusa sul Covid?


«C’è una grandissima confusione. Sono state date notizie molto contrastanti non solo dai media, ma dai vari specialisti del settore. Abbiamo visto la comparsa di virologi, più o meno improvvisati e una presa di posizione dei vari Stati spesso non congruente con quella di altri».


Quanto ciò influisce sull’economia?


«Tantissimo. In Italia, la cui economia si basa moltissimo sul turismo, il divieto di ingresso per i visitatori stranieri, ad esempio, ha creato un danno enorme. Tale aspetto andava concordato un pochino meglio a livello internazionale. Neanche all’interno dell’Unione Europea si è riusciti a portare avanti una politica stabile sul Covid per non parlare, poi, di tutto il resto. L’abbiamo visto recentemente con l’intervento di Macron che in Francia ha reso obbligatorio il vaccino per frequentare determinati eventi e situazioni. Grazie a tale annuncio, nel giro di tre ore, un milione di francesi si sono prenotati per effettuare la vaccinazione».


Anche l’Italia, quindi, dovrebbe seguire l’esempio dei transalpini?


«Assolutamente sì, anche perché si è creata una sacca di persone contrarie all’uso del vaccino, i cosiddetti No Vax, molto spesso per paura a causa di notizie contrastanti sugli effetti collaterali che alcuni tipi di sieri potevano generare. Non è stato valutato, invece, che questi numeri erano veramente piccoli, mentre il pericolo di contrarre il Coronavirus con le conseguenze devastanti è molto più alto. Sono stati, quindi, enfatizzati molto di più gli effetti collaterali dei vaccini e non la loro efficacia. Da medico ed essendomi occupata per anni del comitato di biosicurezza della presidenza del Consiglio dei Ministri, avrei preferito una campagna più importante di informazione per tutelare i cittadini stessi che avevano ceduto a queste paure».





Rivolgendo lo sguardo alle questioni economiche, da conoscitrice del Baltico. L’Italia deve guardare a tale modello per la ripresa?


«Sicuramente. Devo dire, ad esempio, che dal punto di vista del rilancio delle crociere, qui sono partite più o meno tutte. Stiamo navigando in tutti questi Paesi scandinavi da giorni e i porti sono pieni di imbarcazioni. Sono state prese delle dure misure di prevenzione, nel senso che sia tutti i passeggeri che l’equipaggio sono vaccinati e soprattutto nessuno può pensare di salpare senza avere un test Covid antigenico breve fatto in laboratorio negativo. Nel Baltico, poi, le infrastrutture funzionano benissimo, così come gli accordi commerciali. Qui si sente veramente una forte unione tra i vari Paesi. Sottolineo, invece, che l’Europa non ha avuto questo trattamento, soprattutto l’Italia. Basti pensare, da un punto di vista economico, cosa vuol dire che i nostri concittadini non possono ancora recarsi negli Stati Uniti. C’è un divieto di ingresso negli Usa che non è ancora caduto, mentre dal 1 luglio è caduto quello che permette loro di venire in Italia. Se il nostro Paese avesse un governo forte, avrebbe ottenuto almeno questa reciprocità. Al contrario dalla Croazia e dalla Bulgaria, che fanno parte dell’Ue, ma non dell’area Schengen, si può invece liberamente andare negli Usa. Ciò per l’Italia è un problema enorme non solo dal punto di vista economico, ma anche umano. Non dimentichiamo che lì vivono tantissimi nostri dirigenti, manager, giovani, studenti universitari che da oltre un anno un mezzo non riescono a vedere le loro famiglie. Mi sembra, pertanto, un appello urgente. Ci sono nonne che non hanno visto i nipoti nascere e nuclei familiari divisi».


Ha fatto capire come nei fatti le crociere e il turismo nel Baltico funzionano nella normalità. Come mai in quest’area, pur non essendo chiuso nulla e non essendoci green pass o roba varia, ci sono meno contagi?


«Ci sono meno casi perché vengono rispettate le misure di sicurezza. I vaccinati usano le mascherine e mantengono il distanziamento sociale. Al contrario, nel nostro Paese, è passato il messaggio che una volta ricevuta la seconda dose, a maggior ragione dopo due settimane dalla seconda somministrazione, è tutto ok. Non è assolutamente così. Bisogna continuare a rispettare una serie di norme, che nei Paesi del Nord vengono rispettate di più, perché sappiamo che ci sono in giro nuove varianti. Finché l’80 per cento di tutta la popolazione non sarà vaccinata o meglio ancora non si raggiungerà quell’immunità di gregge che ci consentirà di abbandonare per gradi una serie di misure, queste sono ancora fondamentali per frenare l’epidemia».


Considerando, che da parlamentare, ha seguito molto le questioni energetiche e ambientali. Il Recovery Fund può essere un’opportunità?


«Di fatto è stato creato un apposito ministero. Complimenti al governo Draghi, che invece per la gestione sanitaria non è stato eccellente. E’ inspiegabile come sia rimasto lo stesso ministro sebbene ci siano stati cambi nell’esecutivo. Dal punto di vista della ripartenza e in modo particolare per quanto concerne una trasformazione in energie più economiche e innovabili, mi pare che ci sia al contrario un ministro che è la persona più adatta per occuparsi di questi temi. Non dimentichiamo che l’Unione Europea ha messo dei paletti sui soldi che noi riceveremo. Una parte di questi potrà essere utilizzata solo per le energie rinnovabili, che poi sono quelle del futuro».


Ha lasciato trasparire un certo apprezzamento per l’attuale governo. Il premier Draghi potrebbe essere il futuro leader di un centrodestra meno sovranista e più centrista?


«Per me è una grandissima speranza. Da parlamentare europeo avevo avuto modo di apprezzare l’attuale presidente del Consiglio quando veniva in Parlamento, due volte l’anno, a fare la sua relazione sulla Banca Centrale Europea. Devo sottolineare, inoltre, che su 72 europarlamentari italiani, quando parlava eravamo solo in due ad ascoltarlo. Draghi, quindi, non solo va acclamato come salvatore della patria, ma va forse seguito il suo modo serio e importante di lavorare. Personalmente, spero che possa essere un punto di riferimento per la ricostruzione dell’area centrista e in modo particolare del centrodestra. Il mio auspicio è che si tratti di una speranza che possa realizzarsi».


Di Edoardo Sirignano

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