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Immagine del redattoremarzianovellini

L’IILA APPOGGIA IL PROGETTO MODA GRAN CHACO E IL CARAGUATA’



l’IILA, Organizzazione Internazionale Italo Latinoamericana che promuove da tempo la moda come utile fattore di cooperazione e sviluppo sostenibile, in sinergia con il Museo Verde propone il progetto “MODA GRAN CHACO”, il cui obiettivo è evidenziare come la tessitura del caraguatá o chaguar, fibra naturale tradizionalmente praticata dalle donne indigene della zona del Gran Caco, produca manufatti di altissimo valore, le cui qualità possono essere evidenziate con la moderna creatività della moda.


Il 9 giugno nei giardini dell’IILA si terrà un’edizione speciale dello showroom IILA.

5 stilisti, italiani e sudamericani hanno condotto un esperimento, ognuno seguendo la propria ispirazione nell’utilizzo del caraguatá, tessuto fornito dalle artigiane indigene, ed hanno realizzato creazioni di alta moda accostando detta fibra ad altri tessuti. Un esempio di contaminazione capace di produrre risultati sorprendenti.


La stilista italiana Daniela Gristina, da sempre attenta all’ impiego di fibre naturali, ha utilizzato tessuti di caraguatá forniti dalla Cooperativa Mujeres Artesanas tramite la Fundación Gran Chaco, arricchiti con accessori prodotti dallo stesso Consorzio e commercializzati sotto il marchio “Matriarca”. Analogo percorso è stato seguito dallo stilista argentino Marcelo Senra.


In ambedue le produzioni, spiccano motivi decorativi e colori tipici della tradizione indigena.


Diverso itinerario è quello seguito da due stilisti paraguaiani Andrés Báez e William Ramirez. I due giovani creatori di moda, coinvolti nel progetto IILA “Cimentando Sueños” che accorpa 80 artigiane e 16 stilisti paraguaiani, si sono serviti della fibra di caraguatá al naturale e l’hanno utilizzata per abiti da sposa e da sera, impiegando tecniche tipiche della tradizione popolare paraguaiana nei tessuti e nei ricami. La Fundación Princesa Diana, tramite la sua direttrice creativa Marcela Abriola, realizzerà per l’evento una collezione di accessori di moda con la fibra del caraguatá


Il Patto per il Gran Chaco, presentato alla Conferenza Internazionale sulle Mutazioni Climatiche lo scorso anno dimostra, dati alla mano, che una corretta gestione di queste risorse può produrre ricchezza superiore a quella generata dalle forme di utilizzo del territorio oggi prevalenti. È quindi possibile uno sviluppo senza deforestazione.


L’Associazione Museo Verde, che promuove la conservazione e valorizzazione delle culture indigene e delle risorse ambientali del Gran Chaco, ha creato una rete di mini infrastrutture museali, situate presso Comunità indigene delle etnie Ishir, Ayoreo, Caduveo, Ache, Qom, Toba ed Ava Guarani, residenti nei 4 Paesi di Paraguay, Argentina, Bolivia e Brasile. E’ qui che si estende il Gran Chaco una pianura di 1,3 milioni di chilometri quadrati (4 volte l’Italia) un serbatoio di biodiversità paragonabile all’Amazzonia.


Le risorse del Gran Chaco: Una ricerca multidisciplinare promossa dal Museo Verde ha individuato 4 principali asset:

⁃ Legni tropicali, dalle straordinarie qualità estetiche e meccaniche, oggi distrutti per prezzi irrisori. È possibile tagliare meno alberi e vendere il legno a prezzi più elevati.

⁃ Erbe e frutti con proprietà medicamentose e nutritive, oggi spesso distrutte insieme agli alberi, che possono fornire sostanze preziose all’ industria della farmaceutica e della nutraceutica.

⁃ Ecoturismo, che offre interessanti prospettive agli amanti del binomio natura/culture indigene, in una regione a basso indice di antropizzazione ed alta biodiversità

⁃ Artigianato etnico, in grado di fornire alla rete del commercio equo e solidale una gamma di prodotti differenziata.


Tra questi differenti prodotti si colloca il caraguatá, arbusto della famiglia delle Bromelie chiamato così nella parte orientale della regione (Paraguay e Brasile) e chaguar in quella occidentale (Argentina e Bolivia). Le donne indigene ne ricavano una fibra leggera e resistentissima che viene poi tinta con colori naturali e tessuta in trame più larghe e più fitte, a seconda dell’utilizzo: borse adatte a trasportare di beni, oppure piccole amache ove le madri collocavano i bambini in età di allattamento. Tessuto particolarmente fitto, il caraguatá serviva anche a confezionare una sorta di giubbotto che offriva una qualche protezione ai guerrieri in battaglia.


La tessitura del caraguatá continua ad essere praticata in modo simile da quasi tutti i 25 popoli indigeni del Gran Chaco, ma varia nei colori e nei motivi ornamentali con l’elaborazione di pezzi unici. Il caraguatá ha caratteristiche estetiche e meccaniche che lo differenziano da qualsiasi altro tessuto e un patrimonio di cultura e tradizione che reca con sé, la suggestione delle foreste e della spiritualità dei suoi abitanti.


L’evento del 9 giugno va quindi aldilà delle dimensioni e caratteristiche di una semplice sfilata di moda. Ha infatti l’ambizione di essere una sorta di laboratorio per fare il punto sui risultati raggiunti nelle diverse sperimentazioni, per ripartire poi verso nuovi obiettivi e prospettive.


Presenterà l’evento il Segretario Generale dell’IILA Antonella Cavallari. Oltre ai 5 stilisti sopra citati, parteciperanno all’evento personalità e qualificati esponenti della moda romana e saranno presenti Norma Rodriguez, leader del consorzio COMAR al quale sono associate più di 2.000 artigiane indigene del Chaco e Fabiana Menna, presidente della Fondazione Gran Chaco.




IILA APOYA EL PROYECTO "MODA GRAN CHACO Y CARAGUATA’



La IILA, Organización Internacional Italo-Latinoamericana que desde hace tiempo impulsa la moda como factor útil de cooperación y desarrollo sostenible, en sinergia con el Museo Verde, propone el proyecto "MODA GRAN CHACO", cuyo objetivo es destacar cómo el tejido del caraguatá o chaguar, fibra natural practicada tradicionalmente por las mujeres indígenas de la zona del Gran Caco, produce artefactos de altísimo valor, cuyas cualidades pueden ser resaltadas a través de la moderna creatividad de la moda.


El 9 de junio se celebrará una edición especial del Showroom IILA en sus jardines.

Cinco diseñadores italianos y sudamericanos han llevado a cabo un experimento, cada uno siguiendo su propia inspiración en el uso del caraguatá, un tejido proporcionado por las artesanas indígenas, y han realizado creaciones de alta costura combinando esta fibra con otros tejidos. Un ejemplo de contaminación capaz de producir resultados sorprendentes.

La estilista italiana Daniela Gristina, siempre atenta al uso de fibras naturales, utilizó tejidos de caraguatá suministrados por la Cooperativa Mujeres Artesanas a través de la Fundación Gran Chaco, enriquecidos con accesorios producidos por el mismo Consorcio y comercializados bajo la marca "Matriarca". Un camino similar siguió el diseñador de moda argentino Marcelo Senra.

En ambas producciones destacan los motivos decorativos y los colores típicos de la tradición indígena.

Una ruta diferente es la que siguen los diseñadores paraguayos Andrés Báez y William Ramirez. Los dos participan en el proyecto de la IILA "Cimentando Sueños", el cual reúne a 80 artesanos y 16 diseñadores de moda paraguayos, que, utilizando la fibra de caraguatá al natural, la emplearon para los vestidos de novia y de ceremonia, con técnicas propias de la tradición popular paraguaya en los tejidos y los bordados. La Fundación Princesa Diana, a través de su directora creativa Marcela Abriola, producirá una colección de accesorios de moda con la fibra de caraguatá para el evento.


El Pacto por el Gran Chaco, presentado en la Conferencia Internacional sobre el Cambio Climático el año pasado, demuestra, con datos a la mano, que una gestión adecuada de estos recursos puede producir una riqueza mayor que la generada por las formas de uso de la tierra que prevalecen en la actualidad. Por lo tanto, el desarrollo sin deforestación es posible.


La Asociación Museo Verde, que promueve la preservación y valorización de las culturas indígenas y los recursos ambientales del Gran Chaco, ha creado una red de infraestructuras de mini-museos, ubicados en las comunidades indígenas de las etnias Ishir, Ayoreo, Caduveo, Ache, Qom, Toba y Ava Guaraní, residentes en los cuatro países de Paraguay, Argentina, Bolivia y Brasil. Aquí se extiende el Gran Chaco, una llanura de 1,3 millones de kilómetros cuadrados (4 veces el tamaño de Italia), una reserva de biodiversidad comparable a la del Amazonas.

Los recursos del Gran Chaco: Una investigación multidisciplinar promovida por el Museo Verde identificó 4 activos principales:

⁃ Maderas tropicales, con extraordinarias cualidades estéticas y mecánicas, ahora destruidas por precios irrisorios. Es posible cortar menos árboles y vender la madera a precios más altos.

⁃ Hierbas y frutos con propiedades medicinales y nutricionales, ahora a menudo destruidos con el bosque, que pueden proporcionar sustancias valiosas para la industria farmacéutica y nutracéutica.

⁃ El ecoturismo, que ofrece interesantes perspectivas para los amantes de la combinación de la naturaleza y las culturas autóctonas, en una región con un bajo índice de antropización y una gran biodiversidad.

⁃ Artesanía étnica, que proporciona a la red de comercio justo una gama de productos alternativos.

Entre estos diferentes productos está el caraguatá, un arbusto de la familia de las bromelias asì llamado en la parte oriental de la región (Paraguay y Brasil) y chaguar en la parte occidental (Argentina y Bolivia). Las mujeres indígenas fabrican con este una fibra ligera y muy resistente que luego se tiñe con colores naturales y se teje en tramas más anchas y más gruesas, según su uso: bolsas aptas para transportar mercancías o pequeñas hamacas donde las madres colocan a sus bebés lactantes. El caraguatá, un tejido especialmente denso, también se utilizaba para fabricar una especie de chaleco que ofrecía cierta protección a los guerreros en la batalla.

El tejido de caraguatá sigue siendo practicado de manera similar por casi todos los 25 pueblos indígenas del Gran Chaco, variando en los colores y motivos ornamentales con la elaboración de piezas únicas. El caraguatá tiene características estéticas y mecánicas que lo diferencian de cualquier otro tejido y detrás, un patrimonio de cultura y tradición que lleva consigo la sugestión de los bosques y la espiritualidad de sus habitantes.


El acto del 9 de junio va más allá de las dimensiones y características de un simple desfile de moda. De hecho, tiene la ambición de ser una especie de laboratorio para hacer balance de los resultados obtenidos en los distintos experimentos, para luego volver a empezar hacia nuevos objetivos y perspectivas.

La Secretaria General del IILA, Antonella Cavallari, presentará el acto. Además de los cinco estilistas mencionados, el evento contará con la presencia de personalidades y cualificados exponentes de la moda romana, así como de Norma Rodríguez, líder del consorcio COMAR al que están asociadas más de 2.000 artesanas indígenas del Chaco, y Fabiana Menna, presidenta de la Fundación Gran Chaco.

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