di Michele Lo Foco
Se c’è un elemento che ha sempre distinto la destra dalla sinistra è una forma di inadeguatezza culturale e una conseguente mancanza di uomini di cultura e di attenzione alle problematiche del settore.
Un tempo si parlava con maggiore frequenza della incapacità della destra di mobilitarsi sulla giustizia e sui magistrati e per lungo tempo abbiamo vissuto vicende giudiziarie pilotate da uomini schierati ufficialmente a sinistra secondo schemi e direttive di cui ultimamente sono pervenute testimonianze dirette.
La modestia culturale dei partiti di centro destra è una favola inventata dagli avversari, e una precisa tattica determinata dai vertici del partito democratico o da quelli diversamente denominati, per creare una sorta di timidezza o peggio di vergogna qualora ai partiti del centrodestra venisse richiesto di elevarsi dal tessuto cittadino per parlare di tesi, di scopi, di istituzioni, di storia, di arte, di letteratura.
Per realizzare questo risultato sono stati utilizzati con grande efficacia i giornali quotidiani, ed in particolare Repubblica, nonché tutti i notiziari Rai, nelle cui fila erano e sono ancora presenti molti degli inviati e dei direttori scelti dalle sinistre, le quali non si sono accontentate di presidiare i telegiornali, ma astutamente hanno invaso tutte le trasmissioni più popolari, utilizzando i loro uomini e le loro donne più accattivanti e comunicativi.
A parte i vari Santoro, Fazio, Littizzetto, Annunziata, tutti pagati profumatamente, sono diventate di sinistra le fiction, cui accedono anche ora solo aziende dichiaratamente di parte, ed il cinema, che pullula di autori, registi, operatori nettamente schierati.
Alla destra è stato inibito l’ingresso nel settore, e forse inconsciamente, i suoi uomini si sono astenuti dal combattere, e si sono dedicati ad altri settori, pensando fossero forieri di soldi e di voti.
Presidenti del Consiglio o ministri come Rutelli, Franceschini, Veltroni hanno senza alcuna vergogna agevolato i loro protetti in modo talvolta sfacciato, utilizzando i vari Bettini, Testa, Nastasi, Andreatta, per demolire qualsiasi resistenza e portare a casa il massimo dei risultati.
Alcuni sindaci di destra, perseguitati da Repubblica, si sono subito arresi, ed anche quando potevano reagire hanno preferito nominare persone di sinistra alla guida di festival, di musei, di strutture in cambio della pace giornalistica.
Oggi, forse, il governo Meloni, cosciente dello stratagemma della sinistra, comincia ad agire con maggiore coscienza con un ministro di poche parole ma di assoluta affidabilità, cui spetta anche il compito di individuare le persone giuste per i punti nevralgici del sistema, prima che i vari Rutelli, Bettini, Maccanico, tessano le loro trame maliziose per rimanere a galla.
Primo atto significativo è stata la tempestiva sostituzione nella gestione del museo Maxxi, precedentemente affidata alla Melandri che ne aveva fatto un suo personale divertissement.
Una destra di governo non può non essere anche una destra di cultura, progressista, moderna, sperimentale ma viva e pulsante.
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