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L’Italia è in recessione, ma il governo spande ottimismo, per Conte sarà “un bellissimo 2019”



Pil giù, spread su, governo in panne (e in panico), opposizioni all’attacco, industriali arrabbiati e sconfortati. La situazione economica del Paese torna, pericolosamente, in bilico, e le tensioni sociali, per ora al minimo storico, potrebbero risentirne, con un quadro politico assai confuso. L'Italia è entrata in recessione tecnica. Lo dice l’Istat e lo dice anche il premier, Conte, anche se il presidente del Consiglio prova a spandere ottimismo, oltre che prudenza. Conte parla di “una contrazione che era nell’aria” e che “è legata a fattori esterni alla nostra economia”. Sulla stessa linea il ministro dell’Economia Giovanni Tria: il dato era “atteso” né “intacca la fiducia dei mercati finanziari”. Ma se Conte e Tria provano a riportare la calma, il vicepremier stellato, Luigi Di Maio, riattizza le polemiche. Premesso che, per Di Maio, “non sarà necessario rivedere le previsioni di crescita”, “i dati Istat testimoniano che chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha portato fuori dalla crisi. E’ la certificazione del fallimento di una classe politica mandata a casa il 4 marzo”. Matteo Salvini, invece, cerca di trovare il positivo nel negativo: “alla fine del 2019 avremo il segno più. E aggiunge: “Escludo manovre correttive, se non per ridurre le tasse”.


Le opposizioni, naturalmente, ci vanno giù dure. Tra di esse, sia Pd che Forza Italia, è assai nutrito il fronte di chi giudica molto preoccupante il dato diffuso dall’Istat. Maurizio Martina tuona: “Di Maio è il ministro della recessione. Senza vergogna parlava di boom economico. Ora fugge dalle sue responsabilità. Se avesse davvero a cuore l’Italia cambierebbe strada”. Nicola Zingaretti, invece, più propositivo, avanza a Conte “tre proposte economiche affinché il governo cambi rotta” (sono “investimenti pubblici, incentivi per gli investimenti privati e il lavoro”). Ben più pesante il giudizio dell’ex premier, il senatore Matteo Renzi, che si sente personalmente chiamato in causa dalle accuse dei grillini. “Naturalmente Di Maio dà la colpa ai governi Pd, ai governi di prima, a me: è la tragedia disperata di un uomo ridicolo” commenta in un video su Facebook. Renzi ricorda che, con il governo giallo-verde, “l’Italia ha perso 76mila posti di lavoro”. Conclusione: “le scelte di Salvini e Di Maio ci portano a sbattere”. Un altro ex premier di casa dem, Paolo Gentiloni, più pacato, invita il governo a riconoscere le responsabilità, giudicando “pericoloso non fare nulla per evitare all’Italia una decrescita infelice con più tasse e meno lavoro”.


Per Forza Italia, infine, il governo deve, e subito, “cambiare agenda”. Come sottolinea la capogruppo di FI alla Camera, Mariastella Gelmini, “l’esecutivo gialloverde ci ha messo abbondantemente del suo, sbagliando prima la comunicazione e poi la legge di bilancio. Senza correzioni rischiamo di trovarci di fronte ad una manovra correttiva lacrime e sangue o a una patrimoniale”. Antonio Tajani, vicepresidente di FI, non vede che una soluzione: “Staccare la spina al governo gialloverde”. Infine, parla anche Silvio Berlusconi: propone la ricetta classica del centrodestra (“Meno tasse su famiglie, imprese e lavoro”) e invita a “fare il contrario di quanto ha realizzato questo governo di incapaci, ma per fare ciò questo governo deve cadere”. Ma – come si diceva all’inizio - il premier Conte non sembra preoccupato e, anzi, prova a spargere ottimismo: “Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo”, dice in un’intervista a “Povera Patria” che andrà in onda stasera su Rai 2. Conte prova anche a smussare le continue tensioni che si registrano nel governo tra Salvini e Di Maio: Andiamo tutti d’accordo; non litighiamo. Noi ci confrontiamo. Non ci sono assolutamente motivi di divergenza, assolutamente”, aggiunge sui rapporti tra i due.


Il Pd, con il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, gli risponde a stretto giro di posta: “Conte straparla, il programma incredibile di cui parla è semplicemente non credibile. L’anno bellissimo, per la propaganda M5S, è eternamente il prossimo, per ora purtroppo è solo l’anno della recessione, dell’isolamento in Europa, dell’assistenzialismo che prende il posto del lavoro, delle tasse senza investimenti”. Critiche pesanti arrivano anche da Forza Italia: “O sono impreparati o sono portatori di disgrazie - dice Maurizio Gasparri, peraltro presidente della commissione Immunità del Senato che dovrà giudicare la richiesta di autorizzazione a procedere per Salvini arrivata nella sua commissione - Gli esponenti del governo si erano appena vantati della riduzione dello spread che oggi questo indice è immediatamente e rapidamente risalito. La situazione economica italiana è in totale disordine”. E, in effetti, le cose stanno proprio così. Lo spread tra Btp e Bund schizza a 260 punti base dai 244 punti segnati in avvio di giornata. Il differenziale è risalito a quota 260 per la prima volta da metà gennaio, scontando il crollo dell’attività manifatturiera italiana ai minimi da cinque anni e mezzo rilevato dall’indice Pmi, proprio all’indomani dei dati Istat sul Pil che hanno certificato la recessione ‘tecnica’ dell’Italia. Si impenna anche il rendimento dei decennali italiani che ieri, per la prima volta da luglio 2018 era tornato sotto la soglia del 2,6%, adesso è tornato al 2,74%.


Da New York, però, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, se da un lato prova a rassicurare su un debito italiano che descrive come “completamente sostenibile” e sulla solidità delle banche del Paese, illustrando, con un intervento alla Columbia University, la ricetta del governo per rilanciare l’Italia, riconosce che “bisogna muoversi per investire di più”: gli investimenti pubblici danno l’idea di un’Italia che funziona e possono così essere un volano per attirare altri investimenti. Invita a “non drammatizzare” il dato sul Pil, Tria, perché si tratta di una “lieve contrazione”. Introdotto, sul palco, dal premio Nobel per l’economia Edmund Phelps, Tria dice che “gli economisti sanno che c’è una solidità economica in Italia” ma - ammette poi - il Belpaese “dà un senso di incertezza perché cambia spesso strada, è difficile investire in infrastrutture e per il sistema di regole”. Da qui l'esigenza di inviare un segnale positivo con gli investimenti pubblici, in grado di mostrare un’Italia che gira. “E’ facile perdere la reputazione, è difficile riguadagnarla”, rassicurando Tria, rassicurando sul debito a fronte della recessione tecnica in cui è scivolato il Paese. “Tecnicamente siamo in recessione – spiega - Si spera che la domanda si riprenda e ci sia una ripresa nel corso del 2019, aggiunge il ministro, parlando di dati sul Pil attesi. “Quando ovviamente il governo dovrà rilasciare altri documenti con nuove previsioni sul tasso di crescita, ovviamente lo correggeremo.


In genere non facciamo previsioni ufficiali di crescita ogni mese”, aggiunge Tria, ricordando che la stima di crescita del governo per il 2019 dell’1% è stata fatta a novembre e che si confronta con un +0,6% previsto sia dall’FMI sia dalla Banca d’Itali mentre giovedì prossimo sarà la commissione Ue a diffondere le sue previsioni invernali sulla crescita e saranno altri dolori. Parlando sempre a margine del discorso alla Columbia, il ministro fa anche una battuta: “Se potessimo correggere il tasso di crescita con la nostra volontà sarebbe bello ma scherzi a parte si spera che la domanda possa risollevarsi”.

Ma Confindustria la pensa all’esatto opposto del governo. L'Italia “perde colpi ipotecando il 2019” afferma il Centro studi della Confindustria nella sua Congiuntura flash. “I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018 - scrive - aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del Pil nel 2019: il trascinamento è -0,2%. La dinamica a inizio 2019 sarà debole. Il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. Anche se il Pil risalisse dal 2° trimestre - avverte lo studio - è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero”. Insomma, tranne il capo del governo, nessuno crede alle sue ottimistiche previsioni, previsioni che preoccupano tutti.


di Ettore Maria Colombo

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