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L'opera “Help the ocean” al foro romano. Un grido di allarme sul futuro del pianeta

C'è voluto coraggio a sfidare la sacralità millenaria del Parco archeologico del Colosseo, nel cuore del Foro Romano, con l'istallazione di tappi di plastica “Help the Ocean” di Maria Cristina Finucci. Esteticamente è sgraziata; ma l'arte contemporanea ci ha disabituati alla bellezza, al cui posto posto, invece, urla forte la voce della denuncia.

Sono stati impiegati sei milioni di tappi di bottiglia, ingabbiati in strutture di fil di ferro che seguono l'impianto delle antiche costruzioni romane con mura e colonne troncate dal tempo.

"Help" - particolare

I turisti stranieri non sembrano incuriositi: sotto il sole già caldo di giugno, rapiti dalle vestigia di Roma, appaiono più interessati al refrigerio sotto un albero secolare o un monumento millenario che ai ruderi posticci. Qualche italiano si sofferma perplesso e forse indignato, non capendone il senso... però...”Però-rifletto, pensierosa- proprio lo sdegno potrebbe essere la chiave di lettura di questa istallazione che invade con la plastica il prezioso sito archeologico come presagio di una catastrofe ecologica”.

E' necessario arrampicarsi su su... fino in cima alla collina del Campidoglio che affaccia sui Fori Imperiali per abbracciare con lo sguardo il Foro Romano e comprendere il senso di tanto assemblaggio che suona come una nota stonata rispetto al luogo.

Allora fra le mura sconnesse del parco prendono forma quattro lettere non allineate ma leggibili : H -E-L-P.


"Help" - visione notturna dall'alto

Nella visione dall'alto -superata la percezione particolare slegata e senza senso- i sei milioni di tappi si trasformano in un grido d'aiuto: “HELP”

La scritta -luminosa di notte- viola il parco archeologico del Colosseo e rivela il suo scopo: denunciare l'invasione della plastica, le cui cubature impressionanti eguagliano un continente e rischiano di soffocare l'oceano e il suo ecosistema. L'istallazione simula, dunque, un ipotetico ritrovamento archeologico che i posteri potrebbero rinvenire della presente civiltà.


Allora lo sdegno prende forma nella consapevolezza dell'unico lascito del nostro tempo al futuro. Se ne coglie il senso solo guardando al momento attuale con gli occhi dell'avvenire e leggendo l'istallazione non dall'interno ma in un orizzonte spazio temporale più ampio.


C'è voluto coraggio a sfidare la bellezza del Parco Archeologico del Colosseo per allestire al suo interno sei milioni di tappi di plastica in una sgraziata ed invadente istallazione, che si rivelerà efficace solo se le persone saranno capaci di riflettere sulle conseguenze delle loro azioni nel tempo e nello spazio.



di Carla Piro

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