La storia della sinistra è sempre stata travagliata, la sconfitta del 4 marzo alle politiche ha innescato un movimento che vede da una parte il Pd irrigidito sulle sue posizioni, con una classe politica che fatica a rinnovarsi, mentre dall'altra tutto ciò che è a sinistra dei Dem tenta di agglomerarsi ma si frammenta sempre di più.
È quanto è successo a Liberi e Uguali, formazione nata con Pietro Grasso il 3 dicembre 2017 dall'unione di Sinistra Italiana e Movimento Democratico Progressista con l'obiettivo di presentarsi alle elezioni e far nascere un nuovo soggetto politico che tuttavia non ottenne il successo preventivato. A maggio Grasso ha convocato il congresso costituente per iniziare formalmente a incamminarsi sulla strada del congresso nazionale di Leu che si sarebbe dovuto tenere a dicembre. Ma a questo punto sono scoppiati i distinguo nelle formazioni che lo componevano. Ora a prendere in mano la situazione ci pensano i comitati di base. A spiegare l'accaduto è il portavoce Mario Michelangeli.
Michelangeli, come si arriva dalle elezioni politiche al congresso di dicembre che non c'è?
«Il 4 marzo abbiamo chiesto il voto dando una speranza a centinaia di migliaia di elettori di sinistra. I sondaggi arrivavano a darci fino al 7%, ma non ci eravamo resi conto che l'operazione era nata tardi, non c'è stata visibilità su un programma buono ma generico e le liste erano state calate dall'alto. Il risultato è stato poco superiore alla disfatta: 3,4% 1 milione 100 mila voti di persone che si aspettavano nascesse il partito della sinistra. E non è avvenuto. Da lì le prime delusioni dei militanti; il presidente Grasso, il garante di questa operazione, ha fatto una forzatura e ha convocato un congresso il 26 maggio avviando il processo costituente, nominando un comitato promotore nazionale che ci avrebbe dovuto portare al congresso nazionale a dicembre».
Perché il congresso di dicembre è stato bloccato?
«Perché Sinistra Italiana e Movimento Democratico Progressista hanno bloccato il processo di nascita con motivazioni strumentali, come l'appartenenza alla futura famiglia europea, utilizzandola per non far nascere Liberi e Uguali. A quel punto noi, la base, abbiamo deciso di abbandonare le nostre casacche: eravamo entusiasti del processo che si era avviato e avevamo costituito un comitato a prescindere da Si e Mdp, il comitato di base Roma nord, e ci siamo incontrati a fine settembre con Grasso per dirgli che o si sbloccava il processo costituente o noi ce ne saremmo andati a casa, ognuno per la sua strada. Grasso ci ha dato la sua disponibilità spingendoci a costituire una rete di comitati di base. Ci siamo riuniti il 20 ottobre, abbiamo costituito un coordinamento nazionale dei comitati di base provvisorio, lanciando l'idea di una assemblea nazionale il 24 novembre. Il 3 ci siamo riuniti ancora e il 7 novembre abbiamo visto Grasso per chiedergli di prendersi la responsabilità di avviare il processo costituente, magari coi soggetti interessati; e chiedere a chi ha sottoscritto il simbolo, cioè Civati, Fratoianni e Speranza, di andare dal notaio e liberarlo per lasciarlo nelle mani degli elettori che li hanno votati o registrare un simbolo che avviasse comunque il processo».
Ma nel frattempo Sinistra Italiana e Movimento Democratico Progressista non se ne sono stati con le mani in mano e hanno preso strade diverse. Voi dei comitati di base come avete reagito?
«Sinistra Italiana ha fatto un'assemblea nazionale con un centinaio di persone su settecento che erano e ha scelto di guardare alla "coalizione civica" De Magistris, il primo dicembre sarà alla presentazione della sua lista, tirandosi così fuori da Leu; Movimento Democratico Progressista ha ribadito il desiderio di continuare sulla scia di Leu ma non ha preso decisioni per sciogliersi. Ieri con Grasso abbiamo deciso di andare avanti e ci auguriamo che ci siano anche gli altri; il dado ormai è tratto, il 24 all'assemblea nazionale della base ci sarà il via al dispositivo che avvierà il processo costituente».
Come rispondete alle accuse di chi vi dice che sta per nascere il quarto partitino della sinistra dopo Possibile, Si e Mdp?
«Ma noi crediamo invece di essere il soggetto politico che riunisce e include la sinistra: Si segue la via di una sinistra alternativa, ma per noi la sinistra deve essere un domani un'alternativa di governo, radicale e forte nelle proposte ma che si pone il problema delle alleanze di governo. Mi auguro che il 24 ci sia anche Mdp che ha all'interno un bel dibattito: qualcuno di loro guarda a un Pd rinnovato con Zingaretti, ma il Partito Democratico rimane quello che ci ha portato a una sconfitta storica con il renzismo, quello che ha governato il paese con job act, legge Fornero e ha fatto esplodere la disoccupazione giovanile.
Non avete paura che tra gli elettori nazionali si dica: ecco la solita sinistra parolaia e disaggregata che al momento del voto si divide in una galassia di partitini del zero virgola nel momento in cui l'Europa intera e non solo vede una svolta a destra? E' questa la risposta ai sovranismi e ai populismi?
Sicuramente no, la sinistra spacca il pelo nell'uovo e si divide in mille rivoli. Ma in questa fase, dopo il 4 marzo e l'avanzata della destra, ci siamo trovati con gruppi dirigenti scioccati dalla sconfitta, che hanno parlato solo di analisi e progetti e prospettive che non hanno riscontro con la realtà. Altrimenti noi della base non ci saremmo mossi. Noi vogliamo costruire una sinistra che possa incidere e dare una risposta a questa Europa dove le destre avanzano su sicurezza e migranti. Anche questo è un elemento di discussione per un ricambio generazionale: c'è bisogno di giovani intraprendenti e con idee chiare che possano guidare un nuovo partito e la sinistra nel suo complesso. Noi come base abbiamo bisogno di qualcuno che pensi di più a quelle di cui ha bisogno la sinistra piuttosto che al suo piccolo posto di potere. E Grasso in questo si sta spendendo in maniera generosa per questa prospettiva e costruire e mettere insieme un progetto che abbia un senso per quel popolo di sinistra che oggi si sente disorientato e sopraffatto da questa destra populista».
di Paolo dal Dosso
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