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La bolla di sapone dei compensi da tagliare: la Lega sta trasformando la Rai in un soviet



Dunque la storia dei compensi delle star della Rai rischia di finire esattamente come in molti avevano ampiamente prefigurato: in una bolla di sapone. Perché pensare di imporre per legge ciò che da sempre regola il mercato è un po’ da stato sovietico, ante muro di Berlino. E la Lega, con la sua mania di egemonizzare, rischia di trasformare la tv pubblica in un soviet. Saggiamente l’onorevole di Forza Italia, Gianni Sammarco, dopo l’ultima bordata del Fatto Quotidiano, pone l’accento sulla questione. “Diciamoci la verità. Senza ipocrisie. Senza infingimenti. Senza demagogia da sindrome di consenso elettorale. Il tetto degli stipendi in Rai è stato messo dalla politica per consentire alla politica di poter dire di aver fatto una riforma della Rai”, sostiene l’esponente azzurro, “sul piano teorico può essere valido. Ma se sul piano pratico il tetto degli stipendi diventa un tappo e significa impoverire l’azienda di artisti e autori di eccellenza finendo così con l’agevolare la concorrenza, forse allora è’ il caso di rivedere questa norma oppure di consentire delle eccezioni oppure di verificare anche la soglia degli ascolti. La Rai del merito è la Rai del futuro. E quando Salini si riempie la bocca con la parola tagli non lo dice per favorire l’azienda”.


E la pensa allo stesso modo anche il deputato del Pd, Michele Anzaldi, sempre attento alle questioni legate alla gestione della tv pubblica. “Sui mega stipendi la Rai del Movimento cinque stelle si sta muovendo in totale opacità, con una gestione incomprensibile e al limite del clientelare. Con mezze veline, indiscrezioni ai giornali e trattamenti diversi, non c’è alcuna trasparenza e non si capisce quali siano le regole seguite, se ci siano regole che valgono per tutti o solo per alcuni”, scrive su Facebook il segretario della commissione di Vigilanza Rai. “Perché la Rai M5s non pubblica tutti gli stipendi dorati? Perché non fa una vera operazione trasparenza? Invece di essere combattuti, sprechi e privilegi vengono moltiplicati e continua il finto equivoco dei giornalisti che diventano artisti solo al momento di incassare stipendi d’oro. Che senso ha, ad esempio, mettere insieme contratti in scadenza, come quello di Vespa, con contratti che scadranno tra 2-3 anni? Il rinnovo di Vespa è esclusiva responsabilità dell'amministratore delegato Salini, scelto da Di Maio. Sarà Salini a decidere se dare a Vespa uno stipendio milionario, e su questo non si capisce cosa c'entrino altri compensi di veri artisti dello spettacolo, come Carlo Conti che non si finge artista per intervistare politici. Perché alcuni giornalisti, come Lucia Annunziata o i direttori dei tg, rispettano il tetto da 240mila euro e altri no? Perché si fa tanta confusione sul contratto di Fazio, che oramai è stato firmato e non può essere modificato se non consensualmente (esattamente come ogni altro contratto in essere), mentre non si dice nulla sull'appalto multimilionario alla sua società? Perché di alcuni conduttori si sa tutto e di altri, come Fiorello, Salini lavora in totale oscurità? A quanto ammonta il suo contratto? E' vero che Antonella Clerici, titolare di un contratto pesante fino al prossimo anno, è stata lasciata senza trasmissione e quindi viene pagata senza fare nulla? Ora le decisioni e le responsabilità sono in capo a Salini e al Movimento 5 stelle”. E lo stesso vale per la vicenda oscura della doppia poltrona di Marcello Foa, presidente della Rai e di Rai Com. “Tutto viene tenuto segreto”, dice Anzaldi. Male, molto male perché in Rai tutto dovrebbe essere maledettamente trasparente. A partire dai compensi. Che non vuol dire sovietizzare la Rai, ma pagare quanto vale chi vale davvero. E non solo gli amici degli amici.


di Alberto Milani

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