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La Cei lancia un nuovo “partito dei cattolici” e i movimenti ecclesiali già rispondono sì



«È tempo di un partito dei cattolici». La frase già stupirebbe di per sé se a pronunciarla fosse uno dei leader (e ce ne sono tanti) dei movimenti cattolici che, in Italia, politica la fanno già da anni. Ma stupisce ancor di più se, a pronunciarla, è un vescovo. Si tratta del vescovo emerito (vuol dire che è in pensione, nel linguaggio della curia) di Prato, Gastone Simoni, che ha la veneranda età di 81 anni. E Simoni, toscano come il presidente della Cei, mons. Gualtiero Bassetti, non solo si lancia in tanta, impegnativa e anomala, affermazione, ma lo fa anche davanti a un parterre della Chiesa cattolica italiana presente ai massimi livelli (il presidente della Cei Bassetti, l’ex sostituto alla Segreteria di Stato Becciu, l’attuale segretario di Stato vaticano Parolin) e parla, per di più, in un’occasione che, più importante, per quanto informale, di così, non si potrebbe. Trattasi della sede della Confederazione Internazionale Unione Apostolica del Credo, ‘rifugio’ romano dove, con estrema riservatezza, ma già da mesi, ci si trova a lavorare per organizzare «Un rinnovato impegno dei cattolici in Italia». Insomma, la notizia è seria e degna di ogni attenzione, anche perché, a renderla pubblica, ci pensa il vaticanista del quotidiano La Repubblica, Paolo Rodari, ragazzo serissimo.


E che di lavorare e progettare a un nuovo ‘partito’ si tratti lo testimoniano le altre parole e discorso dette nell’incontro come quella, sempre di Simoni, che spiega al giornalista: «Il presente è un’associazione di carattere politico, ma nell’anno del centenario del famosissimo appello di don Luigi Sturzo ai ‘liberi e forti’ (18 gennaio 1919, data di nascita dell’allora Partito Popolare Italiano che, disciolto durante il fascismo, nel 1943 si ricostituì come Dc, ndr.), che fu l’atto di nascita del PPI e della prima forma di partecipazione organica dei cattolici alla vita politica della nazione italiana (dal 1870 fino al 1919 era stato in vigore, infatti, il ‘non expedit’ comminato ai cattolici da Pio IX, che vietava loro di partecipare alla vita politica nazionale, ndr.), vogliamo costituire un nuovo partito. L’impegno, spiega ancora Simoni, lo prenderanno i laici, certo, ma la novità di oggi risiede nella spinta decisiva delle gerarchie, come non è mai avvenuto neanche ai tempi della Dc». Ora, al di là della contestazione storica che si potrebbe fare (la Santa Sede, come si sa, intervenne eccome, nella vita politica italiana, sempre al fianco della Dc, per impedire che il Paese finisse nelle mani dell’allora Fronte Popolare, alle elezioni politiche del 1948, ad esempio dando vita ai ‘Comitati civici’ del capo dell’Azione cattolica, Gedda), resta il punto. Simoni, ma anche Bassetti, si sentono figli “dell’umanesimo plenario” di Paolo VI (il papa per storia personale e visione politica più vicino ad Aldo Moro) che, passando da Sturzo a La Pira, da De Gasperi a Fanfani, è stato promotore di una presenza ‘identitaria’ e, insieme, ‘liberante’ dei cattolici in politica.


Insomma, come la Dc più ‘clericale’ (quella degli anni ’50 di Scelba, degli anni ’60 di Fanfani e quella degli anni ’70 di Fanfani ancora) ebbe l’appoggio incondizionato, anche se non per forza ‘fortunato’ dal punto di vista dei risultati elettorali, della Chiesa cattolica, quando non direttamente del Vaticano, così, oggi, i vescovi lavorano a un nuovo partito ‘dei cattolici’ (e non, certo, a un nuovo partito ‘cattolico’, cioè confessionale) “benedetto” per quanto non “eterodiretto”. E così, dopo la stagione del ‘ruinismo’ (dal nome dell’allora presidente della Cei, mons. Camillo Ruini) che vedeva la Chiesa fiancheggiare, di fatto, il centrodestra (specie FI), e quella dello ‘spirito di Todi’ (dal nome dei convegni che dovevano portare alla nascita di una formazione cattolica al fianco della lista capeggiata, alle elezioni del 2013, dall’allora premier Mario Monti, partito che non nacque), è arrivato il momento di dare vita a un “nuovo impegno” dei cattolici in politica. Un’aggregazione che, spiega Simoni, «Al PPI di don Sturzo faccia riferimento aggregando chi, oggi, sta nel Pd o nel centrodestra». M5S esclusi, quindi, ma anche Lega esclusa, date le sue politiche sui migranti. Come la prenderanno, la clamorosa novità, i movimenti cattolici già impegnati in politica come Mcl, Acli, Cl, etc? L’Mcl, da due decenni guidato da Carlo Costalli, vicino a Forza Italia prima, centrista a 48 denti poi, anticomunista ma anche anti-sovranista, è già pronto. Lo stesso Costalli potrebbe scendere in campo, candidandosi alle Europee. Nelle Acli come in Cl la situazione è invece più complessa.


Le Acli si sono sempre collocate ‘dentro’ il centrosinistra, ma hanno perso, negli anni, smalto e appeal, quindi potrebbe essere arrivato, per loro, il momento di una ‘nuova unità’ con gli altri movimenti da ricercare in un contenitore anche per sopperire a leadership scialbe e incolore dopo quelle di Luigi Bobba e Andrea Oliviero, entrambi eletti dal Pd e rivestiti di ruolo di governo durante il centrosinistra. Cl, da sempre fiancheggiatrice del centrodestra, specie di FI (ma più ai tempi di quando imperversava, in Lombardia, l’ex governatore, e ciellino, Roberto Formigoni, che dopo), si è da anni ‘ritirata’ dalla politica sotto la guida del successore designato da don Giussani, padre Julian Carron, potrebbe desiderare, a sua volta, un rinnovato ‘impegno’ anche per uscire dal ‘cono d’ombra’ in cui ormai è finita. Altri movimenti, come i Focolarini, Azione cattolica, etc., potrebbero essere della partita, mentre i due movimenti più tradizionalmente ‘ecclesiali’ e poco propensi a ‘fughe in avanti’ in politica (Rinnovamento nello Spirito e il Movimento dei Catecumenali) potrebbero restare fuori dal perimetro del nuovo partito cattolico (ma i loro aderenti sì). Infine, resta da ritrovare le tracce dei partiti che si dicono, da sempre, cattolici e che militano nei due schieramenti tipici della II Repubblica, centrodestra e centrosinistra. All’interno del centrodestra, oltre alla piccola neo-Dc, oggi ‘Rivoluzione cristiana’, di Gianfranco Rotondi, va ricordato che l’Udc, abbandonata da Pierferdinando Casini e i suoi, ancora combatte, sotto l’antica egida dello scudocrociato e, oggi guidata da Lorenzo Cesa, ha da poco promosso un ‘patto federativo’ con FI proprio in vista delle Europee. Invece, nel centrosinistra e nel Pd, dei cattolici si è, di fatto, persa traccia da tempo. Gli ex cristiano-sociali confluirono negli allora Ds, sotto la guida di Mimmo Lucà. I ‘teo-dem’ non esistono più mentre i ‘pop-dem’ di Giuseppe Fioroni appoggiano, appena rivitalizzati, la candidatura di Minniti. Resta, però, in piede il mondo (e la ‘rete’ di relazioni) della comunità di Sant’Egidio che fa capo al suo fondatore, lo storico Andrea Ricciardi, e al suo braccio operativo, l’ex deputato di Scelta civica, Mario Marazziti, oltre che all’ex sottosegretario (sempre eletto in Sc) agli Esteri Mario Giro. Loro, senz’altro, saranno della partita, come personalità del mondo intellettual-accademico (l’ex rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, sociologi, filosofi, storici, etc.) e molti esponenti della Cisl, da sempre sindacato cattolico. Ma per veder nascere il ‘nuovo’ partito dei cattolici, e per capire se gli arrideranno le stesse fortune del Ppi e della Dc, bisognerà attendere l’anno nuovo e le elezioni europee.


di Ettore Maria Colombo

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