Quando il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia – indagato (è la notizia del giorno) per danno erariale dalla magistratura contabile di Milano, per attività commesse quando era assessore regionale in Lombardia, ovviamente in quota Lega – si presenta all’iniziativa “Quale futuro per le industrie farmaceutiche” organizzata all’Ara pacis dall’associazione per una giustizia giusta “Fino a prova contraria”, fondata dalla giornalista Annalisa Chirico, capisci che non solo il governo Conte non cadrà, ma anche che le cose, lentamente, stanno cambiando, in Italia.
Infatti, Garavaglia – in ritardo di una mezz’ora, ma solo perché, almeno così dice lui, “non riuscivo a trovare l’ingresso” del complesso monumentale forse tra i più belli di Roma (in realtà, era molto preso al ministero per mettere a punto la risposta del governo alla lettera della Ue che chiede all’Italia una manovra correttiva sui conti pubblici) dice una frase che, pronunciata da un leghista, oltre che da un fedelissimo di Salvini, lascia l’uditorio di stucco: “Se un migrante che arriva su un barcone ha bisogno di essere operato a cuore aperto, e il sistema sanitario nazionale lo fa, perché lo sa fare, io sono orgoglioso perché il nostro sistema sanitario è un’eccellenza italiana di cui andar fieri”. Insomma, todo cambia, come cantava Mercedes Sosa. Nel governo Conte scoppia la pace, tra i due ‘gemelli diversi’, Salvini e Di Maio, il governo Conte si appresta a preparare la prossima manovra economica, il rischio di elezioni anticipate scompare all’orizzonte come un temporale d’agosto e Garavaglia, nonostante la tegola giudiziaria che gli è piovuta addosso, può sederci tranquillamente in un convegno ‘di settore’ per mettersi a discettare di sanità.
Il convegno organizzato dalla Chirico, “Quale futuro per le industrie farmaceutiche?”, il titolo, e dalla sua associazione, si pone, infatti, l’obiettivo di intrecciare due nodi strutturali – e due difficoltà, ma anche due grandi opportunità - del Paese, che, all’apparenza, sembrano molto diversi: quello della Giustizia – asset fondamentale dell’associazione “Fino a prova contraria” fondata, anni fa, dalla Chirico – e quello della sanità, pubblica e, soprattutto, privata. #InnomedelPil è l’hastag lanciato dalla Chirico per una serie di seminari che vedono la diretta ‘collaborazione’ del vicepremier, e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, allo scopo di “dare voce ai settori produttivi che chiedono ‘più certezza della legge, meno burocrazia e meno tasse’”.
Di tutto rispetto è pur il panel messo in piedi dalla Chirico per il seminario odierno, quello sulla sanità, tenuto a Roma nella splendida cornice del complesso dell’Ara pacis: l’ex ministro alla Giustizia del governo Monti, Paola Severino, oggi vicepresidente dell’università LUISS ‘Guido Carli’, l’economista Nicola Rossi, ordinario di Economia politica all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma ed ex deputato del Pd, Fabio Pammolli, professore di economics&management al Politecnico di Milano, e il viceministro Garavaglia (Lega), mentre la ministra alla Sanità, Giulia Grillo, pur invitata, ha preferito – spiega la Chirico all’inizio – declinare l’invito. Presenti, e intervenuti, anche i rappresentanti delle maggiori case farmaceutiche italiane (Roach, Novartis, Abrogin, etc).
I dati, proiettati in un video iniziale, indicano il contesto: nel 2018 l’Italia è stato il primo produttore farmaceutico d’Europa e ha superato la Germania per export, nel settore. Ma diverse sono le questioni aperte e che chiedono risposte da parte del decisore pubblico: l’assenza di una governance farmaceutica aggiornata, la persistenza del meccanismo del payback (che non tiene conto dei bisogni effettivi di cura dei pazienti, ma si fonda su calcoli aleatori), i limiti del patent box che non ha impresso la spinta attesa all’innovazione scientifica, l’annoso tema dei brevetti e di un’adeguata tutela della proprietà intellettuale. Questi i temi cui l’associazione della Chirico vuole dare voce, partendo da un presupposto, dichiaratamente ‘di parte’: “le aziende farmaceutiche sono troppo spesso vittime di un ‘pregiudizio culturale’ che le penalizza nel rapporto con il legislatore”.
Nicola Rossi elogia “un comparto produttivo di successo che deve combattere polemiche e pregiudizi mentre in Italia mancano investimenti e risorse degne di questo nome” e “la riforma del diritto fallimentare non aiuta le imprese”. Pammolli ricorda che, “dopo la guerra in Vietnam, Nixon lanciò la ‘guerra al cancro’ per risollevare un Paese prostrato” e cita il bellissimo romanzo russo Il maestro e Margherita di Bulkakov come esempio dei lacci e lacciuoli della burocrazia che stringono la morsa sulle nostre aziende. La Severino ricorda che, notizia di oggi, “la Farm Valley toscana batte quella degli Usa” e ricorda che mentre “il tribunale delle imprese ha iniziato a funzionare grazie a giudici più competenti e preparati”, ma “bisogna riformare le norme sulla Pa, a partire dal contestato abuso d’ufficio (reato che proprio il ministro Salvini vuole abrogare, ndr.) perché “è una norma con una sua ratio ma applicata male”. Garavaglia, in conclusione, squaderna dati e propositi del governo che, appunto, ha ritrovato la sua spinta (magari non quella ‘iniziale’, ma una spinta ‘inerziale’ di sicuro…): “Servono soldi, tempi certi e regole. Il problema è annoso, quello del riparto del fondo sanitario nazionale, ma senza tempi certi, investimenti e programmazione non si va da nessuna parte. A furia di mettere regole – continua il viceministro all’Economia – abbiamo solo complicato il sistema. La fatturazione elettronica è un passo in avanti, ma il budget del comparto sanitario nazionale non si può toccare e non sarà toccato, checché se ne senta dire in giro. È stato già ridotto di 8 miliardi (0,5 punti di Pil) e non può essere più compresso. Bisogna fare investimenti migliori e razionalizzare il sistema, ma la salute è un diritto dei cittadini come pure quello di essere curati, e bene”. Anche, come abbiamo ricordato all’inizio, se sono dei ‘migranti’. Sembra di sentire un altro ministro di un altro governo. Forse, anche da questo convegno, si capisce che il governo Conte sta per aprire una vera ‘fase due’ o un ‘Conte bis’. Di certo, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche tirano un sospiro di sollievo, soprattutto quando Garavaglia afferma che “bisogna razionalizzare e mettere ordine tra norme e competenze di istituti che si sovrappongono (Aifa, Agef, Istituto superiore della Sanità)”. La Chirico annuisce felice, ha centrato, di nuovo, un obiettivo. Salvini la pensa uguale. Per la seconda fase del governo Conte e, anche nella sanità, per la manovra economica, però, non resta che attendere.
di Ettore Maria Colombo
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