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La Chirico riunisce a cena il bel mondo su giustizia giusta e Pil, Lega e Pd provano ad annusarsi



Metti una sera a cena il Pd e… la Lega, i renziani e… Salvini. La notizia la ‘spara’ il quotidiano La Repubblica nell’edizione odierna. L’articolo, firmato da Goffredo De Marchis, porta, come titolo, «Salvini a cena con il Giglio Magico e i fan del patto contro i 5Stelle». La location è il ristorante romano “La Lanterna” (dieci tavoli per dieci posti ciascuno, sul ‘tetto’ firmato dai Fuksas del palazzo dell’ex Unione Militare, che si trova in pieno centro, a Roma), e la ‘madrina’ dell’evento è Annalisa Chirico. Giornalista del Foglio, animatrice del movimento “Fino a prova contraria”, che si batte – sulla scia di antichi richiami e rimandi a Pannella e al suo Partito radicale – “per la giustizia giusta”.


La Lanterna

Con il titolo della cena (pardon, della serata) che è «Una nuova giustizia. L’impresa che serve all’Italia», in teoria, l’intento è assai nobile: far riflettere sullo stato (comatoso) in cui versa oggi la giustizia italiana e pure sull’economia. L’impresa – alla Chirico riesce splendidamente, e non è la prima volta, da quando organizza la cena annuale dell’associazione – è quella di far sedere, in un vero parterre de roi, magistrati di tutte le aree e le correnti della – assai divisa, di suo – Anm, ministri del governo gialloverde, ma tutti e rigidamente leghisti (Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana), oltre a – soprattutto – il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ex guardasigilli e penalisti di grido (Paola Severino), imprenditori di gran nome, gran fama e potere (Luca Cordero di Montezemolo, Tronchetti Provera, i vertici di Confidustria (il presidente Vincenzo Boccia), editori importanti (Urbano Cairo) ed eminenze grigie di tutte le epoche e tutte le Repubbliche (Gianni Letta) e la presidente del Senato, Casellati. Ma anche – e qui viene fuori il lato ‘succoso’, e tutto politico, della cena – esponenti di Forza Italia (Giorgio Mulé) e del Pd, lato renziano (l’ex ministro Maria Elena Boschi, il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi), o dell’inner circle di Renzi (l’imprenditore Marco Carrai, che però subito smentisce, e il presidente della Fondazione Open, Alberto Bianchi) saranno seduti allo stesso tavolo, o a tavoli vicini, con i leghisti. E si presuppone che parleranno non solo di giustizia, o di economia, ma anche, appunto, di Politica.


Ed è qui che la cena, dal menù già ricco, diventa pesante e viene subito gonfiata dal soufflé polemico della politica, prima ancora di essere consumata. Infatti, appunto, uno degli ospiti più famosi, Carrai, presidente di Toscana Aeroporti e tra i migliori amici di Matteo Renzi comunica smentisce e comunica, via agenzia, che darà buca: «Sostenere che quella di stasera sia una cena tra renziani e Salvini significa essere naturalmente in malafede. Ho partecipato sempre in passato. Onde evitare qualsiasi ulteriore interpretazione assurda ho deciso di non andare». E così, anche se l’intento della cena (e della Chirico) è quello di riunire, sotto la cupola di vetro di Fuksas, nel nome del garantismo più spinto e «della crescita del Pil», esponenti di diverse categorie (procuratori, imprenditori, giudici costituzionali e amministrativi, avvocati, esponenti delle istituzioni e, ovviamente, uomini e donne politici), il fatto che manchi, clamorosamente, un invito che sia uno al mondo dei 5Stelle fa rumore. Nessun rappresentante, nemmeno della sua ala più istituzionale, è stato invitato alla cena. Cena in cui si intrecciano i temi sollevati dal mondo imprenditoriale dall’avvento del Governo del cambiamento (il cosiddetto “partito del Pil”, appunto) e le tesi garantiste, di cui Chirico è nota sostenitrice, e che – specie nel mondo della giustizia - si oppongono in maniera antitetica a quelle incarnate, per dire, dal pm milanese Piercamillo Davigo, di cui M5S rappresenta, di fatto, la declinazione politica. Ma è appunto la compresenza di Lega e Pd a far discutere. «Con buona pace di Repubblica non c’è nessuna cena tra renziani e Salvini», twitta subito Maria Elena Boschi. «Stasera c’è un’iniziativa sulla giustizia, un raduno di garantisti con centinaia di invitati. Giudici, giornalisti, politici. Perché strumentalizzare sempre?», insiste. Il candidato alla segreteria Martina prende subito le distanze: «Eviterei di caricarla di un significato particolare sul piano politico. In ogni caso, noi siamo seccamente alternativi a Salvini. Voglio batterlo perché non credo si governi così».


Emanuele Fiano conferma: «Non c'è nessun progetto politico per quel che mi riguarda e non mi riguarderebbe». A chiudere il cerchio dell’excutatio non petita è Salvini: «Sono onorato di essere stato invitato a un evento al quale partecipano decine di giudici e magistrati di valore e spessore. Non mi interessano retroscena inesistenti e le inutili chiacchiere del Pd ma lavoro, insieme al governo, a una riforma seria della giustizia, civile e penale». Il distinguo di Salvini non convince, però, Di Battista: «Ma Salvini che ci va a fare a una cena da ancien régime insieme alle Boschi, ai Letta, ai Lotti e ai Carrai? Oltretutto certi soggetti sono ormai come i fili della luce. Quel mondo lì è un mondo grigio dal quale chi parla di cambiamento farebbe bene a starne lontano». Poi Dibba conclude così: «La priorità adesso è cambiare l’articolo 560 del Codice di procedua penale e difendere le case degli italiani, non partecipare a cene da 6mila euro con Boschi, Amato e Tronchetti Provera. Salvini queste sono serate da Malagò, torna in te!”. «Stasera ci sono 250 ospiti, a memoria – controreplica la Chirico - ci sarà una nutrita schiera di alti magistrati, inclusi i capi di cinque procure italiane». La notizia è che «stasera si costituisce un gruppo di studio, formato da insigni giuristi, che si confronterà e vaglierà proposte per dare al processo tempi certi e ragionevoli». I riflettori però sono, ovviamente, finiti su Lega e Pd, accomunati in Parlamento, come hanno notato alcuni commentatori, da battaglie comuni sulle Grandi Opere come possibile “spinta” per l’economia, dal Tap alla Tav Torino-Lione fino alle trivelle, oltre che sul garantismo. Un capitolo di forte frizione già ora all’interno dell'alleanza di governo, come emerso dalla riforma a scoppio ritardato della prescrizione (approvata con il dl Anticorruzione ma in vigore solo dopo una riforma organica della giustizia), dalle modifiche al reato di peculato o alla sanatoria inizialmente prevista dal dl fiscale per le attività di riciclaggio. Temi che forse non saranno discussi apertamente durante la cena, ma di cui si sente l’eco politica che quotidianamente accompagna gli screzi all’interno del governo gialloverde.


Da giorni, peraltro, Lega e Pd ‘flirtano’ su diversi temi. La possibilità di indire un referendum nelle regioni del Nord è, senz’altro, uno di questi. Chiamparino ha lanciato l’idea e i governatori del Nord, tutti leghisti, gli sono andati a ruota. Ma anche sul tema dell’autonomia delle regioni del Nord – tanto care non solo ai governatori leghisti ma pure allo stesso Salvini (“Se non passa l’autonomia, cade il governo” ha detto, non smentito, ai suoi, più volte in questi giorni) – la ‘sintonia’ con i governatori rossi (Bonaccini in Emilia, ma non solo) è forte: potrebbe produrre inedite convergenze una volta che il tema dell’autonomia arriverà nelle Camere. Infine, il ‘partito del Pil’, che ormai unisce Confindustria e sindacati, convince sempre di più la Lega, ma anche il Pd. E, particolare più umano che politico, ma non da poco, il sentimento di queste due forze politiche (il Pd sul lato dei renziani, la Lega sul lato dei governatori e dei parlamentari) verso i 5Stelle rasenta, se non l’odio, almeno l’antipatia. Insomma, gli ‘ingredienti’ per fare della cena della Chirico un momento di ‘succoso’ scambio di idee sul mondo, tra partiti ed esigenze che sembrano, oggi, assai lontane (quelli del Pd e della Lega, appunto), ci sono tutti e possono far credere che, forse, tra una pietanza e l’altra, saranno serviti. Poi, si sa, da cosa nasce cosa. Magari, all’ora del caffè e dell’amaro, qualche idea e qualche riflessione sul futuro – del governo e della legislatura – ai commensali verrà. Senza mai dimenticare che Renzi e Salvini, pur attaccandosi e frontalmente sui media e sui social, non hanno mai smesso, da quando il governo è nato, a scambiarsi ‘messaggini’. Simpatici Whats’app e sms che la cena di stasera potrà solo far ‘assaporare’ meglio ai commensali. Nel dopo-cena si vedrà: se son rose fioriranno o ci sarà solo da sparecchiare.


di Ettore Maria Colombo

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