Dunque la Rai non è la Repubblica delle banane, dove un direttore di Rete, come Teresa De Santis, come ha fatto tempo fa, può candidamente sostenere che il suo editore è il governo in modo da evitare tutti gli altri. Dentro la tv pubblica le regole della democrazia devono valere più che in altri posti. “In considerazione del quadro politico che si è delineato vi invito al massimo rigore nel rispetto dei principi di equilibrio, trasparenza, obiettività ed imparzialità in ogni genere della nostra programmazione”, sottolinea l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, in una lettera inviata ai direttori di rete e testata, alla quale il numero uno dell’azienda ha pure allegato la comunicazione dell’Agcom sul rispetto del pluralismo anche in periodi pre-elettorali. Dunque nessuno, può venir meno alle regole: Nemmeno che era di sinistra e ora è leghista, come il direttore di Rai Uno. “Non vi sfugge che in particolare la Commissione parlamentare di Vigilanza “, rimarca Salini, “sarà rigorosissima sul punto del rispetto del pluralismo”. “Come potrete rilevare dalla comunicazione allegata l’Autorità si è già espressa in tal senso richiamando i principi cui tutte le emittenti devono attenersi anche in periodi pre-elettorali. Confido pertanto nella vostra sensibilità professionale e al contempo vi invito a far rispettare quanto sopra da parte di tutti i giornalisti, dipendenti, autori e/o collaboratori che riportano alle vostre Direzioni”. Nei giorni scorsi l’Ordine dei giornalisti, attraverso il presidente del Consiglio nazionale Carlo Verna, si era appellato in particolare ai cronisti televisivi per una corretta rappresentazione delle vicende politiche. Ma nel mirino di chi invoca il rispetto del pluralismo non c’è solo la Rai. Sul punto del rispetto delle regole si è fatto sentire anche il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, con un lungo post su Facebook tarato sulle reti private. “A Mediaset va in onda il conflitto di interessi 2.0: a Tg4, Studio Aperto e TgCom a luglio è stato dato non soltanto uno spazio fuori da ogni equilibrio a Forza Italia e Berlusconi, ma la violazione più grave viene dalla salvinizzazione dei Tg. A Salvini, alleato di Berlusconi, più del doppio degli spazi del presidente del Consiglio, addirittura dieci volte lo spazio di Zingaretti”, afferma Anzaldi. "Il leader della Lega parla un minuto ogni 3 dei tempi complessivi: il 35% a Studio Aperto, il 29% al Tg4, il 23% a TgCom. Per intendersi, Zingaretti ha avuto tra il 2 e il 4%. Uno squilibrio imbarazzante. Di fronte a questi numeri sarebbe doveroso un immediato esposto da parte del Pd, mi auguro che i responsabili del partito lo facciano. Se a questo si somma l'occupazione della Rai, con i casi eclatanti del Tg2 e dell'informazione di Rai1 (a partire da 'Uno Mattina' appaltata a conduttori e autori di stretta osservanza salviniana), si assiste a TeleSalvini a reti unificate. Come fa l'Agcom a non intervenire subito e sanzionare duramente?”. In attesa che ciò avvenga, per ora, si è mosso Salvini.
di Alberto Milani
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