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La Dc è tornata! Rotondi e altri esponenti della Balena Bianca hanno ‘rifondato’ il partito


Gianfranco Rotondi

«La Dc è morta! Viva la nuova Dc del Terzo Millennio». A la mode dei democristiani (ex, post e pure vetero), cioè con i tempi ‘non’ dettati dalla Rete o i social e manco dalle tv, un gruppo di dirigenti, anziani e giovani, della Dc che fu si ritrova nella sala delle conferenze stampa di Montecitorio per dare un annuncio importante che, però, arriva nel giorno sbagliato. L’attenzione di tutti i media, infatti, è sull’intesa raggiunta tra Bruxelles e Roma sulla manovra economica, nonché sull’atteso discorso che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella (ex Dc ed ex Ppi a sua volta) tiene al Quirinale, davanti alle Alte cariche dello Stato. E così, di giornalisti, alla conferenza stampa del ‘rinascimento democristiano’, ce ne sono pochi, ma ai proponenti e promotori del nuovo patto tra le anime, vagule et blandule direbbe la Yourcenar, della Dc che fu e che, forse, sarà, la cosa interessa poco. Interessa molto di più “il progetto, l’identità, il programma” e, cioè, parole assai desuete nell’attuale panorama politico. Infatti, il “patto federativo programmatico” tra i partiti di ispirazione democristiana è solo “il primo passo”, dicono i proponenti, “verso la ricostruzione dell’unità della Dc” e “base del nostro documento sono i principi dell’umanesimo cristiano contrapposto all’ideologia sovranista e populista” spiegano, accorati, i ‘ricostruttori’, indifferenti allo scarso appeal propagandistico di parole che sanno tanto di antico.


Ma tant’è, i vecchi leoni della Dc hanno visto, di fatto, tutto – a partire dal crollo della Prima Repubblica e pure della Seconda, a dire la verità, mentre la Terza neppure è iniziata che già fa acqua da tutte le parti – quindi poco gliene ‘cale’. Ma chi sono, i ‘rinascenti’ democristiani e cosa vogliono fare, oltre che ritrovarsi in una saletta, tra vecchi amici? Innanzitutto i nomi, nomi che a molti – specie i più giovani – diranno poco, ma che nella politica hanno avuto parte (e, ovviamente, partito) e, in alcuni casi, anche non piccola. Il primo motore immobile dell’operazione è l’onorevole Gianfranco Rotondi, eletto alle ultime elezioni nelle fila di Forza Italia in Abruzzo. Già capo di ‘Rivoluzione cristiana’ (un nome, un programma) e oggi della “Federazione Dc”, il mite – ed ex demitiano storico – deputato abruzzese, studioso del grande giurista della Dc Fiorentino Sullo, ex ministro in vari governi Berlusconi – è lui che, con pazienza e gentilezza, ha tessuto a lungo la tela che ha portato al ‘risultato’ odierno. Quale è il risultato? Tutte, o quasi (“Neppure noi sappiamo quante ‘piccole Dc’ esistono in giro per l’Italia…” chiosa stupefatto Rotondi) le sigle che rivendicavano, con giusto o erroneo orgoglio, di essere gli unici – e legittimi – eredi della grande Dc che fu si ritroveranno sotto lo stesso tetto. Si tratta, nell’ordine rimasto sul taccuino del cronista e non certo d’importanza, l’ex onorevole, Mario Tassone segretario del Cdu passato (quello di Buttiglione) e presente (tanto da detenere il simbolo dello scudocrociato), Giorgio Merlo di “Rete bianca”, il dottor Renato Grassi, segretario della Dc storica, l’uomo che più a lungo si è battuto, nei passati decenni, contro lo scioglimento della Balena Bianca, decretato, nell’ormai lontano 1994, dall’allora ultimo segretario della Dc storica (nel senso di consegnata alla storia) e del primo segretario del PPI che poi fu, Mino Martinazzoli (il PPI confluì, poi, nella Margherita, e infine nel Pd, ma questa, oggettivamente, è tutta un’altra storia) e altri esponenti di associazioni sia politiche che sociali e associative (per gli immigrati, per i disabili e via elencando) di orbita neo-Dc.


Rotondi, ovviamente, è ben soddisfatto del ‘lieto evento’. La Dc non è mai sparita – spiega Rotondi in un’intervista concessa oggi al quotidiano che più di tutti della Dc ‘storica’ voleva, e ottenne, la scomparsa, Repubblica - è rimasta sottotraccia in questi 26 anni. Ma stavolta è diverso. Siamo molto ottimisti perché io sento che c'è una nostalgia crescente nel Paese per un partito e una storia gloriosa. Basta vedere il mio profilo Twitter. I commenti che ricevo, soprattutto da sinistra, sono decisamente interessati. Questo governo sta inevitabilmente facendo rimpiangere il passato. «Io – continua Rotondi - non sono mai stato un democristiano di sinistra, sono sempre stato un moderato del centrodestra ma è chiaro che con questo governo abbiamo davanti scenari nuovi. Praterie. Lo dico anche al Berlusconi. Il presidente dice che i 5 Stelle sono brutti sporchi e cattivi. Noi invece diciamo che anche la Lega è brutta sporca e cattiva. Per questo ci considerano credibili». Insomma, se neppure nel centrodestra c’è spazio, per gli adepti della neo-Dc (“Salvini ha egemonizzato la scena”), per la Dc – assicura Rotondi – si aprono “vere praterie”. Il primo test elettorale sarà alle regionali in Abruzzo, dove Rotondi gioca in casa: «Alle elezioni sulla scheda elettorale ci sarà il simbolo Dc e anche il nome. Abbiamo fatto un accordo con l’Udc di Lorenzo Cesa, quindi per la prima volta potremo presentare lo Scudocrociato vero e proprio. Io sono il rappresentante legale del simbolo e del nome ma l’Udc, per diverse vicissitudini (il contenzioso sul logo, il simbolo e il nome della Dc va avanti da decenni, ndr.) può usare il simbolo. Questa volta però ci presenteremo insieme quindi potremo usare entrambi. È un debutto, se avremo successo vedremo di riproporlo anche in altre occasioni».

E se Rotondi riconosce che «a Montecitorio praticamente sono l’unico deputato che si dichiara democristiano», subito dopo assicura che «il vento sta cambiando e senza megalomanie sono convinto che ci sia spazio per un partito moderato che si ispiri ai valori cristiani.


C’è un ritorno di simpatia inaspettata, dovuta in gran parte a questo governo. Abbiamo atteso 26 anni. Cominciamo in Abruzzo poi da cosa nasce cosa. Bianca, s’intende», è la chiosa di Rotondi. Si potrebbe derubricare la questione al ‘sogno di un pazzo’, per dirla con Shakespeare, ma è meglio non prendere troppo sottogamba i ‘vecchietti’ (e anche alcuni giovani) che stanno per dare vita al progetto della ricostituenda Dc. Infatti, proprio di recente, il presidente della Cei, Bassetti, ha chiesto “ai cattolici italiani” di “impegnarsi in politica” e diversi vescovi (tra cui soprattutto mons. Simoni di Prato) hanno chiesto loro, esplicitamente, di ‘fondare’ un partito. Il 18 gennaio, a Campo Marzio, un grande convegno – relazione introduttiva del direttore del Tg1, e storico, Gennaro Sangiuliano, seguiranno Buttiglione e Mannino – ricorderà un altro anniversario importante, quello del PPI, fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo. Proprio don Sturzo volle far nascere un partito ‘laico’ e non ‘confessionale’, come poi sarà anche la Dc, che nacque invece nel 1943 e che morì, appunto, per volontà di Martinazzoli, nel 1994. Dopo anni di ‘sbornia’ della filosofia politica della Cei, gli anni del ‘ruinismo’, cioè del cardinal Camillo Ruini, secondo cui i cattolici dovevano essere ‘intransigenti’ sui valori ma ‘trasversali’ e ‘impollinare’ tutti i partiti politici, tattica e strategia del tutto fallite, oggi la Cei pensa ad altro. E, cioè, a un ‘nuovo’ partito ‘di cattolici’, non ‘cattolico’. La ‘rifondazione della Dc’ e altri movimenti in corso in quella parte dei cattolici del Pd che, con il Pd, ha ormai quasi del tutto rotto ed è sostanzialmente già in libera uscita (i popdem, oggi guidati dall’ex ministro Beppe Fioroni e da Lucio D’Ubaldo che stanno girando l’Italia proprio ricordando don Sturzo, de Gasperi e soprattutto Aldo Moro) potrebbero portare, nel 2019, a novità politiche importanti. La vecchia, cara, Balena bianca, potrebbe cioè risorgere e anche se sarà solo un ‘balenottero’ oggi fa già parlare di sé.


di Ettore Maria Colombo

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