Cos’è la democrazia?
Mentre risuonano le cannonate di Putin questa domanda percorre le strade d’Europa.
In breve, senza addentrarci nella etimologia e nella storia, è sinonimo di libertà.
Il dittatore teme la democrazia e la combatte con le armi classiche, soldati, agenti segreti, legislatori compiacenti, giudici corrotti, industriali complici: chi sgarra non ha scampo, chi protesta è un nemico e un nemico viene condannato con leggi create ad hoc un minuto prima.
In Italia la democrazia è un modo di dire: non c’è un dittatore, esistono regole, esistono bandi, tutti possono partecipare a tutto ma la politica sa rivoltare la frittata ed il sistema è collaudato e funziona: basta mettere nei cento posti che consentono l’accesso ai fondi statali, di qualunque genere essi siano, persone compiacenti ancorchè di nessuna cultura, che possano filtrare i nomi e controllare le situazioni.
In questo modo sembra sia data a tutti la possibilità di migliorarsi, ma grazie a qualche scandalo, a qualche pentito, a qualche incidente la verità traspare e devono intervenire altri complici a nascondere la polvere sotto il tappeto.
Per la magistratura è bastato Palamara a far chiarezza sulle carriere dei giudici, per gli industriali è bastato Chiesa, per i politici Craxi, ma il controllo della gestione giornaliera degli affari vive su personaggi anonimi e dotati di un minipotere manipolatorio che arriva ovunque, dalla Rai alle professioni, dagli appalti alle consulenze, dalle armi agli autobus.
Soldi, questo è il finale della libertà.
Per soldi, per una sana e florida borghesia iperbenestante, si crea nel nostro paese quella che potremmo definire la democrazia compiacente, la democrazia discrezionale, la democrazia mafiosa.
In Francia questo pericoloso connubio tra politica ed amministrazione è stato per lunghi anni evitato dall’ENA, la scuola per diventare amministratori statali, ed è questo il motivo per il quale la Francia è meno fragile, meno permeabile del nostro paese, che è diventato un protettorato di altre nazioni.
Qui tutto è in vendita, e se ti azzardi a dirlo i direttori dei quotidiani, scelti dai partiti, i direttori dei telegiornali, scelti dai partiti, i capi delle reti, protetti dai partiti, evitano che la notizia sia resa pubblica, e ormai, come tutti sappiamo, se un fatto vero non trova pubblicità non è vero.
A volte le notizia, gli scandali, non possono essere taciuti, ed allora entra in funzione il rallentatore, un meccanismo ben congegnato che giorno per giorno abitua il pubblico alla rivelazione, lo rende assuefatto e man mano ne diminuisce l’impatto, cosicchè dopo una settimana nessuno ne parla più e peggio ancora nessuno si meraviglia più.
D’Alema e le armi, i morti targati Benetton, la tangente delle tangenti, gli stupri di facile.it, gli stipendi di Fazio… Ilaria Alpi, le torture egiziane, finisce tutto nel dimenticatoio della democrazia.
Di Michele Lo Foco
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