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La Francia accelera sulla web tax per far cassa


Bruno Le Maire

No a internet tax free. Mentre ancora si attende una legge europea, i singoli Paesi si stanno muovendo in ordine sparso per tassare i giganti del web e tentativo di tassare i giganti del web. In Italia, alla fine dello scorso anno, i paralmentari hanno votato una imposta sulle transazioni sul web, ma la legge non è ancora entrata in vigore. La Francia potrebbe fare prima. Il ministro dell'Economia Bruno Le Maire ha annunciato che entro la fine di febbraio sarà presentata in Consiglio dei ministri per essere subito votata dal Parlamento, una tassa sulle aziende che offrono servizi digitali. Saranno colpite tutte le società con un fatturato superiore a 750 milioni di euro a livello globale, e 25 milioni di euro in Francia. È evidente che nel mirino ci sono i colossi del web quali Facebook, Google, Apple, Amazon. Il ministro ha spiegato che l’imposta si applicherà a partire dal primo gennaio 2019 e il suo tasso sarà regolato in base al fatturato con un massimo del 5%. Dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 500 milioni di euro.


La Francia ha quindi deciso di muoversi prima della decisione di Bruxelles dove il dibattito è ancora aperto. Irlanda, Danimarca e Svezia si erano chiaramente opposte a una tassa sul 3% del fatturato dei giganti digitali. Da parte sua, anche la Germania non ha visto di buon occhio, per timore di una rappresaglia statunitense nei confronti della sua industria automobilistica. Il maggior ostacolo a una imposta del genere è che presseremo percepita come un’azione contro gli Stati Uniti e generare delle ritorsioni in un momento in cui i rapporti con Trump non sono idilliaci e il Presidente minaccia continuamente di applicare nuovi dazi ai prodotti europei. Ma si attende anche un accordo internazionale al G20 per il quale c'è stato l'impegno di arrivare a una svolta entro il 2020. La web tax in Italia che avrebbe dovuto entrare in vigore ad inizio anno, si calcola sul valore delle transazioni e si applica a chi effettua almeno 3mila transazioni in un anno. Sono escluse solamente le aziende agricole e le piccole imprese soggette al regime fiscale forfettario o dei minimi. Secondo le stime elaborate da Prometeia, la tassa sulle attività online garantirebbe un maggior gettito fiscale di 250 milioni di euro.

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