È stata la candidata del partito democratico Christine Hallquist, di sessantadue anni, ex Ceo della Vermont Electric Cooperative, una grossa società elettrica statunitense, a vincere le primarie. Hallquist si inserisce così a pieno titolo tra i candidati Lgbt che quest'anno concorrono per un posto pubblico. Ci aveva provato anche Chelsea Manning, la “talpa” del Datagate, lo scorso giugno condannata per aver consegnato documenti governativi secretati a Wikileaks, sconfitta però alle primarie democratiche nel Maryland per un seggio al Senato. Danica Roem, trentatreenne giornalista invece era stata eletta al Congresso della Virginia, sempre per i dem. Nessun transgender però è mai arrivato alla guida di uno Stato. Hallquist è riuscita a sconfiggere tutti i suoi rivali come il veterano della marina James Ehlers, l'attivista Brenda Siegel e il quattordicenne Ethan Sonneborn. Adesso Christine dovrà però vedersela con il popolare governatore repubblicano uscente, Phil Scott, che dovrebbe aggiudicarsi senza grossi problemi le primarie del suo partito.
Christine Hallquist ha rilasciato al Guardian la seguente dichiarazione: «Avevo 11 anni, ricorderò quel giorno per sempre, quando mia madre mi vestì come Cappuccetto Rosso per Halloween. Fu bellissimo, mi piacque e le dissi “mamma, voglio essere una bambina' ma lei mi ammonì di non dirlo mai a nessuno”. Dico alla gente che non è la cosa più dura che ho fatto. Penso che dopo la mia transizione tutto il resto sembri molto facile».
La battaglia della Hallquist è e sarà quella di un candidato di sinistra progressista: salario minimo, sanità per tutti, energia pulita, accesso alla banda larga in tutto lo stato del Vermont che, notoriamente, è tra i meno conservatori d’America.
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