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La Lega continua l’assalto alla Rai: ora vogliono spostare la centralità da Roma a Milano



La tv pubblica diventa materia di studio per gli studenti della Bocconi di Milano. Bella idea, magari prima di farla studiare all’Università sarebbe il caso di farla piacere ai telespettatori, sempre più in fuga verso altri canali. Il prestigioso ateneo milanese darà vita a nove gruppi di lavoro per nove progetti di ricerca sul “marchio” Rai e sulle sue caratteristiche, dalla percezione da parte dei consumatori alla comunicazione dell’essere Servizio Pubblico. Magari ne viene fuori qualche buona idea. Magari. A far parte dei nove gruppi, fino al prossimo maggio, saranno gli studenti del corso di Brand Management del Master of Science in Marketing Management dell'Università Bocconi di Milano, partner della Rai (Direzione Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali e Internazionali e Direzione Marketing) in un nuovo progetto di collaborazione che, dopo l’avvio ai primi di febbraio, diventerà operativo dal prossimo 11 marzo.


Sarà il momento in cui gli studenti della Bocconi, durante un incontro presso il Centro di Produzione Tv Rai di Milano nell’ambito dell'iniziativa “Porte Aperte”, cominceranno a confrontarsi con i diversi ambiti di ricerca sulla percezione e sul "posizionamento" della Rai, delle sue reti, dei suoi servizi (anche nel campo digitale) sia nell'intera platea dei telespettatori che in target specifici, come la fascia di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Ma il vero messaggio dell’iniziativa lo si coglie solo leggendo in filigrana quanto raccontato dai comunicati ufficiali. Perché se è vero che la Rai vuole studiare se stessa, è altrettanto chiaro il ritorno di centralità di Milano. Lo vuole la Lega e il Movimento 5 Stelle non si oppone. Non a caso viale Mazzini, a breve, riprenderà in mano il dossier relativo alla nuova sede nell’area dell’Expo del capoluogo lombardo, dove saranno realizzati studi all’avanguardia, all’interno dei quali troverà la propria sede il canale in inglese, affidato alle cure di Monica Maggioni. La quale, forte della sua nomina a Rai com, potrà fare quello che vuole. Ma per capire bene il clima che si respira a Viale Mazzini è fondamentale interpretare anche la presa di posizione della componente di centrodestra dell’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai.


“Accogliamo positivamente l’ambizioso piano industriale presentato dai vertici Rai. La scelta della nuova newsroom va nella direzione di una razionalizzazione dell’offerta informativa e tiene conto - specie per l'attenzione riservata al web - della multimedialità che caratterizza oggi il mondo dell'informazione. Una scelta del genere deve essere però consequenziale. Deve tenere assieme obiettivi informativi e risorse per realizzarli, altrimenti rischia di essere una scatola vuota se non controproducente (un film purtroppo già visto negli anni passati)” afferma in una nota l’esecutivo della componente "Pluralismo e libertà" di Usigrai. “Bene dunque la novità a patto che si riveli tale. L’idea di creare nove direzioni di contenuto, che rivoluzionano la gestione dell'offerta Rai, spiegano i vertici di Pluralismo e libertà, “e di fatto ridimensionano le direzioni di rete, può essere altrettanto ambiziosa, ma va calibrata bene altrimenti rischia di aprirsi una conflittualità con l’attuale sistema, specie sul fronte della gestione della spesa che non è più in mano ai singoli direttori. Ben venga il nuovo, ma anche qui saremo attenti affinché si perseguano con coerenza gli obiettivi di principio. Dobbiamo purtroppo rilevare la mancanza di un serio piano di rilancio della Radio e di Raisport. Per questo il necessario e non rituale confronto sindacato-azienda dovrà invece dare risposte su questi due temi che rappresentano uno degli elementi essenziali della storia e del domani della Rai. Sarà altresì importante che agli impegni verbali corrisponda un'azione concreta sul tema - sottolineato dall'azienda - del mantenimento degli attuali livelli occupazionali”. Insomma, mai come ora tutte le “correnti” interne alla Rai sono sul chi va là. In ballo non c’è solo il piano, ma, soprattutto, le poltrone. E quando a Viale Mazzini si mettono in moto le porte girevoli il vento rischia di spazzare via sogni e bisogni, ambizioni e percezioni.


di Alberto Milani

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