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La Lega traina il Governo Resta il nodo delle Commissioni

Consolidati gli assetti interni all’esecutivo con il giuramento dei sottosegretari, alla maggioranza non resta che chiudere la partita delle commissioni parlamentari, così che anche Camera e Senato possano iniziare a lavorare a pieno ritmo.


Sul tavolo ancora l’incognita di quali saranno i primi provvedimenti che le due Assemblee saranno chiamate a discutere nell’immediato, ma c’è da scommettere che al di là dei punti programmatici presenti nel contratto si partirà dalle tematiche care alla Lega. La trazione salviniana, tanto all’interno del partito che nella compagine governativa e di conseguenza insita nella stessa maggioranza parlamentare, non stenta infatti a imporsi, giorno dopo giorno, in maniera sempre più vigorosa.


Lo si è visto chiaramente nella gestione della crisi dell’Aquarius nel corso della quale è emerso con tutta evidenza l’effettivo peso specifico di Matteo Salvini. Il vicepremier leghista e titolare del Viminale ha dettato la linea e gli alleati si sono messi in scia, dandosi più di un pizzico sulla pancia. Sono però rimasti a ruota, anche a costo di cancellare qualche tweet, di ritrattare alcune dichiarazioni e di offrire il cambio al battistrada, come confermato dal tira e molla del presidente del Consiglio Conte circa la sua presenza a Parigi per il vertice con Macron.


Neanche dalle opposizioni si è avuta una reazione di netta contrarietà, che pure era attesa, alla decisione di negare l’attracco della nave colma di migranti nei porti italiani. Tutt’altro! Inoltre, a fortificare ulteriormente il ruolo di Salvini, alcuni specifici punti presenti nell’agenda di governo sui quali il nuovo leader del centrodestra potrebbe ottenere e, al contempo, intestarsi il beneplacito dell’intera coalizione, specialmente per quanto riguarda gli interventi in materia fiscale, per di più a pochi giorni dalle votazioni sulle risoluzioni al Def.


Sarà dunque interessante vedere a chi, la prossima settimana, saranno affidate le presidenze delle commissioni nei due rami del Parlamento, specialmente quelle Bilancio, fondamentali per gli interventi che necessitano di copertura finanziaria, e Affari Costituzionali, qualora emergesse nuovamente tra le priorità della legislatura in corso quella di una modifica della legge elettorale.


Per il momento un Presidente del Consiglio frutto di una scelta condivisa, ma del tutto debole politicamente e un vicepremier titolare di due tra i ministeri più importanti e ricchi dell’assetto istituzionale italiano, nonché capo politico di un movimento uscito dalle urne con il 33% dei suffragi, non sembrano affatto essere nelle condizioni di tenere testa a chi con poco più della metà dei consensi ottenuti dai 5 Stelle è riuscito a farsi riconoscere ben più della pari dignità, dettando di fatto linea politica e agenda di governo. Ubi maior, minor cessat!


Giuseppe Ariola


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