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La Meloni sogna in grande: un polo sovranista alleato ma distinto dalla Lega



1. Che fine ha fatto la Destra? Prova a riorganizzarsi

Che fine ha fatto la Destra italiana? Mentre tutti parlano sempre e solo della Sinistra – tra congresso del Pd e spoglie di LeU che si dividono in un’infinita scissione dell’atomo – pochi scrivono di cosa succede nell’area che, una volta, vedeva la presenza di molti partiti e movimenti: An (l’ex Msi) di Gianfranco Fini e dei suoi colonnelli (molti dei quali, tranne Ignazio La Russa, sono finiti tutti dentro FI), la stessa Fli (il partitino di Fini, dopo la separazione dal Pdl, partitino, a dirla tutta mai nato), la Destra di Francesco Storace, il Movimento Sovranista di Gianni Alemanno, i Conservatori e Riformisti del pugliese Raffaele Fitto, etc.

Bene, anche loro si stanno ‘riorganizzando’. La sola dotata di truppe parlamentari è, come si sa, Fratelli d’Italia. Il partito, fondato già nel 2012, in dissenso con l’allora Pdl che appoggiava il governo Monti, ha tenuto nel 2014 il suo primo congresso nel 2018 e il secondo rieleggendo Giorgia Meloni alla presidenza e Guido Crosetto, ex deputato FI, come coordinatore nazionale. Fratelli d’Italia è riuscita ad entrare in Parlamento sia nella passata legislatura, sempre all’opposizione rispetto a tutti i governi di centrosinistra, che in questa quando, in alleanza con il centrodestra, ha eletto, con il 4,3%, 32 deputati e 18 senatori, che hanno costituito due gruppi autonomi alla Camera e al Senato, capitanati da Francesco Lollobrigida e da Luca Ciriani, anche se lo stratega tattico di FdI resta Ignazio La Russa. La Meloni, dopo la corsa (persa) per fare il sindaco di Roma, si è dedicata anima e corpo a rivitalizzare il suo movimento, collocandolo all’opposizione del governo giallo-verde, ma in posizione molto più ‘dialogante’ verso la Lega di Forza Italia. Del resto, proprio Meloni era stata protagonista, durante la crisi di governo di maggio-giugno, di un tentativo di ingresso nell’area di governo, tentativo respinto per la fiera ostilità dei 5Stelle ad averla al governo che, altrimenti, si sarebbe sbilanciato troppo “verso destra”.


2. La Meloni non vuole farsi fagocitare da Salvini…

Ma se le distanze tra Fratelli d’Italia e Forza Italia sono tante, anche gli attriti con la Lega di Salvini non mancano. La Meloni ha ben chiaro in testa il tentativo del Capitano (della Lega) di fagocitare in una ‘grande Lega’ l’intero centrodestra, da pezzi di Forza Italia vicini ai leghisti (come il governatore ligure di FI Giovanni Toti) fino a FdI. Una Opa, più o meno ostile, quella di Salvini cui la Meloni reagisce con il tentativo di ‘allargare’ il più possibile FdI e proiettarla – in una ‘sana’ competition, a destra – a livello europeo, riallacciando rapporti con quegli stessi movimenti sovranisti cui guarda la Lega proprio in vista delle Europee. Elezioni in cui lo sbarramento è posto al 4%, una cifra che – dato il successo, crescente, nei sondaggi della Lega – rischia di fagocitare FdI, mantenendolo sotto il 4%. E così la Meloni ha deciso di agire – e di muoversi – su due fronti, quello italiano e quello europeo. Su entrambi i fronti, peraltro intrecciati, ha già incassato un piccolo risultato. Infatti, proprio Raffaele Fitto, fondatore in altri tempi di un movimento ‘scissionista’ da Forza Italia, i Conservatori e Riformisti, ha aperto a FdI le porte del suo gruppo nel Parlamento Ue, Conservatori e Riformisti Europei, dove siede anche, come indipendente, Alessandra Mussolini, incassando anche l’arrivo dell’europarlamentare di FI, Stefano Maullu (milanese, ma originario della Sardegna). Una cortesia subito ricambiata, dalla Meloni, in Italia, dove i Conservatori e Riformisti di Fitto sono entrati in FdI, portando ‘truppe fresche’, soprattutto al Sud, al suo partito.


3. Fitto apre le porte: FdI in Conservatori e Riformisti

E se Fitto già parla, proprio in vista delle elezioni europee, di un “grande soggetto politico Conservatore e Sovranista che punti a realizzare un progetto di profondo cambiamento delle istituzioni e delle politiche in Europa”, incombono, però, subito dopo le Europee, le elezioni amministrative di giugno e ben due elezioni regionali (Sardegna e Abruzzo). La Meloni vuole “costruire, a partire da Fratelli d’Italia, un grande movimento di tutti i conservatori e sovranisti italiani, alleato ma distinto dalla Lega”, ma vuole anche cercare di sottrarre non solo il Nord, terra dei leghisti, ma anche solo il Sud, dove Salvini miete continui consensi, all’abbraccio mortale della Lega. Un compito non facile.


4. Fratelli d’Italia si ‘federa’ con la Destra di Storace.

Ecco, dunque, arrivare la seconda ‘mossa’. Quella che vede l’arrivo, dentro FdI, sia pure sotto la formula, ambigua, del “patto federativo”, il movimento di Francesco Storace, La Destra. Con l’ex governatore del Lazio, in realtà, non erano mancate molte ruggini, nel passato, specie sulla questione del patrimonio (mobiliare e immobiliare) della ex An, oggi costituita come Fondazione politica senza scopo di lucro. Ruggini superate, evidentemente. La Meloni parla di “un grande ritorno a casa” (quello di Storace) perché “la destra, in Italia, è una, la stiamo ricostituendo e allargando ad altri movimenti”. Anche Storace, ovviamente, annuncia di voler “rinforzare il fronte sovranista nazionale ed europeo” e si dice “molto orgoglioso” di “un passaggio a lungo atteso”.


5. Lo scoglio è lo sbarramento del 4% alle Europee.

Ma il problema politico resta sempre lo stesso, e cioè come muoversi tra Scilla (Berlusconi) e Cariddi (Salvini) ed agguantare l’agognato obiettivo del 4% alle Europee. “Forza Italia” – assicura Storace – “vive una crisi irreversibile e molti suoi elettori potranno essere più facilmente attratti da un soggetto politico nuovo e dinamico. E lo sbarramento elettorale non è più un tabù”. Sarà. Ma dentro FI sanno – come dicono i suoi dirigenti – che “se Forza Italia prende una batosta, Toti (il governatore della Liguria, ndr.) potrebbe cercare di offrirsi come il salvatore degli azzurri, ma se noi non facciamo il 4% potrebbe anche cercare di guidare i sovranisti da leader”. Da qui l’attesa per l’esito del voto per l’Europarlamento, voto in cui la Meloni deve rafforzare la sua leadership per non finire risucchiata dentro una Forza Italia ‘para-leghista’ o direttamente dentro la ‘Grande Lega’ di Salvini.

Infatti, per uno Storace che arriva, e che controbilancia a destra quello dell’ex diccì Fitto, c’è un Gianni Alemanno che, insieme a Silvano Moffa, aderisce – con il suo piccolo movimento sovranista – proprio al progetto di Salvini. Il progetto di FdI serve quindi per “creare la seconda gamba della nuova destra, dando a Salvini la way out per mollare Di Maio e tornare al voto senza Berlusconi con il quale si scontra ormai quotidianamente”, sottolineano sempre a FdI. E così, si torna al banco di prova, o alla ‘prova del Nove’, per tutti, le elezioni europee. Il sogno della Meloni è quello di ricalcare quanto già fatto in passato con An: il simbolo storico di Fratelli d’Italia resterà e verrà inserito in basso mentre in alto ci sarà una grafica nuova (ancora da definire) che renda l’idea dell’allargamento del progetto ad altri soggetti politici e ad altri movimenti, da Fitto a Storace. In FdI, infine, danno per certo che la Meloni sarà candidata capolista del nuovo rassemblement sovranista/conservatore in tutte le circoscrizioni, ma, anche se venisse superato lo sbarramento del 4% (molto probabile), poi resterebbe quasi sicuramente dentro il Parlamento nazionale. Obiettivo non dichiarato: superare Forza Italia, anche se solo di un voto.


di Ettore Maria Colombo

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