Su Sanremo è stato scritto di tutto, e giustamente, in quanto un programma che per giorni e giorni catalizza l’attenzione del pubblico non può non essere apprezzato e analizzato.
Oltretutto Rai dichiara che Sanremo è anche la gallina dalle uova d’oro, porta soldi indipendentemente dal costo, e pertanto non può essere criticato il cachet di Amadeus o quello di altri partecipanti, mediamente bravi e strapagati.
Certo è uno spettacolo sconcertante sotto l’aspetto della morale nazionale, se riflettiamo sul fatto che essendo un programma familiare, anche i bambini possono vederlo, anzi sono invitati a farlo.
E cosa vedono? Amadeus che bacia in bocca il direttore Coletta per dieci secondi, una presentatrice donna che è un uomo, Achille Lauro seminudo che si battezza, Mahmood e il suo socio che si papocchiano, e poi decine di cantanti vestiti come a Carnevale, in un crescendo di cattivo gusto che non risparmia capelli e piedi. Questo zoo di umanità varia è interrotto ogni tanto da quelli che non si possono definire diversamente che “pipponi”, cioè da sproloqui sul razzismo e sulla delinquenza che trovano in Saviano la loro più monotona, stantia, convenzionale conferma, durante la quale è possibile vedere cosa danno negli altri canali.
Torniamo ai bambini: una visione così devastante della società attuale, ben proposta da un presentatore sempre concorde ed ammiccante, non può che incidere profondamente sull’inconscio giovanile, rendendo certamente accettabili, se non addirittura gradite, tutte le possibili perversioni, nella certezza, documentata e autenticata da Sanremo, che studiare e crearsi una cultura sono attività desuete e miserabili, mentre stravaccarsi per terra, vestiti con un pigiama rosa, con anelli e collane, e possibilmente le unghie laccate, è il futuro.
Se già Fedez, le varie influencer seminude, le veline, Malgioglio, hanno dato l’avvio ad una desertificazione dell’etica, ben sostenuta e rappresentata dal Grande Fratello Vip e da Maria De Filippi, Sanremo ha impresso il suo sigillo alla nuova morale post-covid, nella quale il virus non si è portato via solo la salute degli italiani, ma anche una buona fetta del buon gusto che una volta ci distingueva.
Di Michele Lo Foco.
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