E domani in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi tocca ai dirigenti della Rai dire la propria sul piano industriale dell’azienda valido per il biennio 2019-2021. Chissà quante cose avranno da dire i rappresentanti dell’Adrai, il sindacato interno dei manager di viale Mazzini, che lavorano nell’ombra ma hanno pur sempre un peso specifico non indifferente. E soprattutto sarà interessante capire cosa ne pensano del fatto che i risultati della Rai, a partite proprio da Rai Uno che dovrebbe trainare il cavallo di viale Mazzini, non sono ben al di sotto delle aspettative. Certo la questione degli esterni riguarda molto le risorse artistiche, che penalizzano fortemente la professionalità delle redazioni, ma anche i dirigenti si ritrovano a fare i conti con una gestione politica della Rai tutt’altro che brillante.
E questo mortifica i dipendenti. Nel frattempo il Movimento 5 Stelle, per sviare le indagini, ha pensato bene di riproporre un evergreen: la riduzione del canone. «Nei prossimi giorni ci saranno novità, come gruppo parlamentare abbiamo trovato una soluzione che ci consente di ridurre il Canone Rai senza danneggiare la qualità del servizio pubblico, che comunque deve migliorare», afferma il capo politico del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, a margine della cerimonia di inaugurazione del nuovo Hub di Poste italiane, a Bologna. Un bel modo per gettare un po’ di fumo negli occhi agli abbonati e quanti seguono le vicende della Rai. «Finché Di Maio e M5s tengono secretate le schede della votazione in Vigilanza su Foa, neanche fossero segreto militare, si astengano dal parlare di Rai. Specialmente dopo che abbiamo visto come il servizio pubblico ha insabbiato l'inchiesta su Salvini e i fondi russi alla Lega», scrive su Twitter il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, commentando le dichiarazioni del vicepremier pentastellato in merito al Canone, preannunciandone una "drastica riduzione". Senza fondi magari la Rai smetterà d’imbarcare gli esterni cari alla Lega.
di Alberto Milani
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