Così come il governo avrebbe dovuto cambiare il Paese, per ora però ha solo cambiato metodo per occuparlo, anche l’attuale vertice della Rai avrebbe dovuto cambiare l’azienda. Invece, mai come ora, Viale Mazzini sembra una nave alla deriva, abbandonata da Luigi Mi Maio, dimenticata dal Movimento 5 Stelle e completamente in mano alla Lega, che la controlla attraverso il presidente Marcello Foa e il direttore di Rai Uno, Teresa De Santis. Esattamente come voleva il leader del Carroccio, Matteo Salvini. «Il tragico epilogo del governo trova una perfetta rispondenza nelle divisioni che dilaniano la governance della Rai e le posizioni incomprensibili delle forze di maggioranza sul futuro del servizio pubblico. Ipotesi populiste irrealizzabili - e senza copertura - di riduzione o abolizione del canone stanno creando dissidi anche all'interno del movimento Cinque stelle e dei suoi componenti in Commissione di vigilanza con posizioni molto distanti una dall’altra», affermano in una nota congiunta i componenti di Forza Italia in commissione di Vigilanza Rai. «Tutto questo mentre sono continue le violazioni del pluralismo nell'informazione, come Forza Italia ha più volte dimostrato con dati eloquenti. E in aggiunta i vertici dell’azienda incuranti del mancato via libera al piano industriale del governo e della Commissione di Vigilanza», sostengono gli azzurri, «che non a caso infatti il movimento Cinque stelle vuole abolire, cerca di procedere alla definizione dei ruoli della Rai del cambiamento che somiglia sempre di più alla Rai del Peggioramento. Nomine, gruppi di studio, poltrone per attuare spartizioni disprezzando regole e logica. E ricordiamo anche come sia sparito l'audit interno a carico del direttore del Tg 1. Da tempo la sbandierata Rai del cambiamento si è rivelata quella del peggioramento: adesso siamo alla Rai del decadimento».
A confermare questo drammatico trend la perdita di credibilità anche sul piano dell’informazione. «La Rai nasconde l’informativa di Conte al Senato che ha sbugiardato Salvini e a fare servizio pubblico è stato Enrico Mentana. Lo Speciale Tg la7, nella fascia oraria tra le 16.30 e le 19 in coincidenza con l'intervento del premier e il dibattito in Aula, ha aumentato progressivamente share e ascolti arrivando a superare sia Rai3 che Rai2 e diventando terza rete nei dati Auditel, con picchi del 6% e 600mila telespettatori. La Rai viene pagata dai cittadini per fare servizio pubblico, prende quasi 2 miliardi di euro di canone, ma quando c'è da fare vera informazione non c'è mai, o quasi», scrive su Facebook il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. «Di Maio continua a proclamare di voler abolire il canone Rai. Tutto torna. M5S vuole abolire il canone, sapendo perfettamente che questo significherebbe uccidere il servizio pubblico, e con esso quel che rimane di pluralismo, autonomia, innovazione ai tempi dell'occupazione senza quartiere di Salvini e Di Maio», afferma il senatore del Pd Francesco Verducci, membro della commissione di Vigilanza. «In tutto il mondo il servizio pubblico vive di finanziamento pubblico». Per l’esponente dem l’abolizione del canone «è il viatico alla privatizzazione ed il miglior regalo a Mediaset e a tutti i grandi potentati economici che hanno i loro interessi nel campo dei media. Dove non è arrivato Berlusconi, oggi arrivano Di Maio e i grillini a distruggere il servizio pubblico per fare gli interessi dei privati». E tutto ciò nel silenzio generale di chi il canone lo paga davvero, come se la Rai fosse davvero roba loro, della maggioranza di governo.
di Alberto Milani
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