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La rubrica di Salvatore Buzzi: "Come temevo mi sono arrivate le misure di prevenzione personali"


Come temevo e non inattesa è giunta la notifica per le misure di prevenzione personali. Due anni e mezzo di sorveglianza speciale che hanno i seguenti obblighi: dimora in casa dalle 21 alle 7 del mattino, dimora nel comune di residenza, presentazione una volta a settimana alla stazione dei carabinieri, ritiro della patente e obbligo di cercarsi un lavoro.

Le misure di sicurezza personali mi erano state proposte in quanto accusato di essere il capo di una associazione mafiosa che poi si è sciolta come neve al sole, ma sono purtroppo rimaste, perché, come da tempo spiega urbi et orbi il mio amico Pietro Cavallotti, si applicano anche nei confronti di persone che vengono assolte o addirittura mai processate.

Le misure di sicurezza personali non sono altro che un addentellato delle misure di sicurezza patrimoniali, quelle necessarie per espropriarti il tuo patrimonio, nel mio caso: le cooperative che avevano un patrimonio di oltre 30 milioni di euro e davano lavoro a 1300 persone, miseramente fallite, come noto, e due appartamenti e altre proprietà con la motivazione che i redditi derivanti dagli stipendi percepiti dalle cooperative fossero tutti illegittimi. Misura questa, ovviamente, applicata soltanto a me.

Voglio ricordare che sono stato condannato solo per aver erogato 65.000,00 euro di tangenti su un fatturato complessivo di oltre 180 milioni di euro: un fatto poco commendevole, rispetto al quale mi sono assunto la completa responsabilità, ma tutti coloro che lavorano con la pubblica amministrazione mi dicono che sono stato bravo… a pagare poco.

È di pochi giorni fa, la sentenza di patteggiamento di un imprenditore romano arrestato per aver pagato tangenti per appalti stradali che nemmeno completava e che ha patteggiato con l’accordo della procura di Roma a un anno e dieci mesi, senza misure patrimoniali o personali; un trattamento ben diverso da quello riservato a me.

Tornando alle misure di sicurezza e alla sentenza definitiva del gennaio scorso, mi aspettavo da un momento all’altro la notifica, anche se quando essa arriva rimani comunque colpito.

Sono riuscito a conservare la patente perché una sentenza della Corte Costituzionale del 2021 ne vieta il ritiro se può inficiare una attività lavorativa e io ho facilmente dimostrato che ne avevo bisogno per recarmi al lavoro.

E qui veniamo al paradosso: mi è fatto obbligo di cercarmi un lavoro ma l’adozione di questa misura me lo ha fatto perdere. Come è noto anche ai sassi io lavoro, assunto regolarmente, in un pub di cui sono il frontman per usare una terminologia rock e la mia attività lavorativa si svolge di sera e notte con chiusura del pub che va fino alle 2 del mattino nei giorni di venerdì e sabato e all’una negli altri giorni.

I miei avvocati hanno prontamente avanzato richiesta di poter uscire di casa di sera per poter lavorare, ma fino a quando l Tribunale non mi autorizzerà, non potrò farlo. Questo è. Ultima considerazione: la ratio di questa misura risale all’epoca fascista, dove era solito dire che di notte girano ladri e puttane.

Salvatore Buzzi

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