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Laran: l'inerzia del governo Italiano consegnerà la Libia ad un dittatore sostenuto dalla Francia



Come ampiamente previsto, il generale Haftar, dominus della Cirenaica, dopo aver occupato con le sue milizie la strategica regione del Fezzan, inclusi i siti petroliferi dell’ENI, ha lanciato un’offensiva in Tripolitania contro le forze del legittimo Governo di Accordo Nazionale (GAN), con l’obiettivo di occupare la Capitale e imporsi come signore assoluto della Libia.

L’LNA (Libyan National Army) di Haftar è già avanzato fino a Gharian, a un centinaio di chilometri da Tripoli, dove si è scontrato con le forze fedeli al GAN. Il presidente Al Sarraj ha proclamato lo stato di emergenza e le milizie di Misurata e Zintan hanno risposto al suo appello. Tuttavia l’esito del conflitto sembra già predeterminato dal fatto che il GAN ha ormai perso il concreto supporto da parte di un governo italiano debole e distratto, mentre Haftar gode di un solido supporto, anche militare, da parte della Francia e degli Emirati Arabi Uniti e schiera armi e mezzi blindati moderni ottenuti in violazione dell’embargo internazionale.


L’LNA ha raggiunto la superiorità militare già da anni e non ha mai nascosto di voler marciare su Tripoli, ma per tentare realmente di abbattere il governo legittimo Haftar doveva essere relativamente sicuro di non trovare l’opposizione di un’Italia pronta a difendere i propri interessi nazionali. Oggi, come fu nel 2011 quando francesi e britannici decisero di abbattere il regime di Gheddafi, l’occasione è data da un governo italiano che si mostra debole in politica estera, incapace di difendere gli interessi strategici dell’Italia. E pensare che questa volta, tutelare gli interessi italiani corrisponde al sostenere un governo legittimo e democratico intento a difendersi dall’attacco di un aspirante dittatore che guida milizie in parte composte da mercenari e armate in barba all’embargo internazionale.

Probabilmente basterebbe una forte presa di posizione da parte di Roma al fianco del GAN per ottenere un effetto deterrente e spingere Haftar a desistere dai propri intenti bellicosi, ma il governo giallo-verde non ha finora proferito parola, se non per esternare generica “preoccupazione”.

Un governo silente in politica estera è un governo che non è in grado di affrontare i problemi che sono alle nostre porte e che ci riguardano direttamente. Non prendere posizione non vuol dire che il problema non esiste o che si risolverà da solo.

Qualcuno potrà pensare che se la Libia sarà riunita sotto Haftar finiranno almeno gli sbarchi dei migranti, ma in realtà il nuovo dittatore potrà usare proprio il “rubinetto” dei flussi migratori per spingere l’Italia a desistere da qualsiasi tipo di resistenza, mentre trasferisce gli appalti dell’ENI alla Total e lascia che la Russia apra una base navale in Libia (come ha già promesso di fare).

Secondo Libya Security Studies, che cita fonti diplomatiche, l’offensiva di Haftar su Tripoli avrebbe avuto il via libera di Parigi e i piani sarebbero stati elaborati in una sala operativa tecnico-militare sotto comando francese a Bengasi. Evidentemente Parigi è pronta ad abbattere un dittatore per sostituirlo con un altro, senza avere alcun riguardo per il concetto di democrazia e per le sofferenze inflitte al popolo libico.

Il governo Italiano deve immediatamente condannare l’offensiva dell’LNA e dichiararsi pronto a rispondere alle richieste di aiuto che dovessero giungere dal GAN. L’Italia deve prepararsi a intervenire in Libia per tutelare i propri interessi strategici e difendere il fragile processo democratico dalle mire di un signore della guerra sostenuto dalla spregiudicata politica estera della Francia.


Lo scrive la Presidente del centro studi indipendente Laran, Tatiana Basilio

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